
The Space Between Us – Vi ha mai scritto uno che vive su Marte?
The Space Between Us: la nuova love story sci-fi targata Netflix.
Questione di soggetto
Mai vissuta una relazione a distanza?
Sì?
No?
Forse?
Sì, ma non ve siete accorti?
No, perché siete ligi al detto “moglie e buoi dei paesi tuoi”?
Tranquilli, non siete precipitati in un episodio particolarmente melassoso di C’è posta per te, ma resta il fatto che The Space Between Us (una delle ultime produzioni originali Netflix apposta per il grande schermo) ce ne racconta una di quelle belle. Sì, perché il film di Peter Chelsom, uscito sulla piattaforma digitale il 3 giugno scorso, è, prima di tutto, un magnifico soggetto (cinematografico, per oggi niente analisi logica, tornate pure a respirare). Come le migliori storie il film parte da uno splendido “E se…?”: e se una astronauta partisse per una missione spaziale inconsapevolmente gravida (ed è subito “Non sapevo di essere incinta 2.0”) e partorisse su Marte morendo inoltre di parto? Quali sarebbero le conseguenze per il pupo?
Le buone premesse…
The Space Between Us parte benissimo: Asa Butterfield (Hugo Cabret, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali) è Gardner Eliott, giovane ingenuo e geniale, cresciuto in mezzo agli scienziati e desideroso di tornare sulla Terra per conoscere il padre di cui non sa niente e – soprattutto – per sentirsi a sua volta normale. Attorno a lui la NASA ha costruito muri di mistero per nascondere la sua esistenza all’opinione pubblica, tutelando i propri interessi, ma anche quelli del giovane, visto che la gestazione a gravità zero e l’essere cresciuto su Marte ha notevolmente compromesso il suo sistema osseo e la sua capacità di adattarsi alla gravità terrestre.
Le difficoltà ovviamente non spaventano il giovane Gardner, che nel frattempo intrattiene lunghe conversazioni via chat con Tulsa, una orfana bellissima e ribelle che non sa niente della condizione di Gardner e che rappresenta l’unico contatto che il giovane ha con la Terra e i suoi abitanti.
Saranno l’amore per Tulsa, il desiderio di conoscere il padre e la volontà di sentirsi – per una volta – un terrestre a tutti gli effetti a condizionare la partenza del giovane verso il pianeta azzurro.
…e le occasioni sprecate
Perché The Space Between Us non è un capolavoro? In una frase: perché la seconda metà della pellicola non rispetta le aspettative create dalla prima.
Il ricongiungimento tra Gardner e Tulsa arriva troppo presto, trasformando quella che poteva essere un’interessante riflessione sul valore della distanza, della diversità, dell’alienazione imposta dalla solitudine, sulla ricerca di se stessi, in un road trip adolescenziale, con alcune puntate abbastanza melense e un finale piuttosto scontato. Ecco, per queste tematiche vi rinvio alla visione di uno dei film di animazione che più hanno fatto carne da porco del sottoscritto: Your Name. Volate.
Il personaggio di Gary Oldman è piuttosto piatto e bidimensionale, confermando la scarsa attitudine dell’attore (soprattutto negli ultimi anni) a scegliersi i ruoli. Da un certo punto in avanti si avverte un vero e proprio cedimento della sceneggiatura che – se lasciava intendere scenari davvero interessanti sull’esito della relazione a distanza – si concreta in una trasposizione già vista del nascente amore tra un lui sincero e ingenuo e una lei che traveste la propria dolcezza con una corazza farlocca fatta di disillusione e finto cinismo.
Tirando le somme
La regia di Chelsom è piuttosto buona, soprattutto le scene spaziali sono molto evocative, le ricostruzioni dei set sono splendide, le tecnologie presentate davvero interessanti e la fotografia è gestita alla perfezione; i giovani attori sono bravissimi e fanno scattare la ship dopo la primissima scena che li vede coinvolti, si avverte l’alchimia tra di loro e sono pucciosissimi. Asa Butterfield si conferma come uno dei giovani attori più promettenti della sua generazione e Britt Robertson buca letteralmente lo schermo col suo sguardo.
Decisamente se il film ha un difetto non sta né sul piano tecnico né umano, ma nelle scelte di sceneggiatura. Viene da chiedersi che cosa avrebbero fatto di un soggetto del genere alcuni degli sceneggiatori – come Alex Garland (Sunshine, Ex-Machina) o Spike Jonze (Her) – che hanno firmato i migliori sci-fi degli ultimi anni. Chissà su quali altri piani – oltre al teen movie – l’avrebbero buttata…
Al di là delle critiche doverose il film intrattiene, conquista, prende lo spettatore per il cuoricino e lo tiene avvinto a sé in una coperta calda, riportandolo un po’ a quella atmosfere da serie tv alle quali – non neghiamolo – tutti noi ci siamo abbandonati prima o poi (qualcuno ha per caso detto O.C.?). Tutto sta nelle pretese con cui ci si avvicina alla pellicola: per i capolavori della fantascienza da questa parte, se volete un film onesto, divertente e intenso, che ponga scenari stuzzicanti, sappia stregarvi e magari farvi versare qualche lacrimuccia The Space Between Us fa decisamente per voi…
…e poi vi sfido a non prendervi una cotta per Tulsa, vi sfido, due volte figli di puttana, dite “cosa” un’altra volta…
Ok, vado a prendere le mie medicine, scusate.