
The Sunset Limited: le due facce dell’umanità alla ricerca del senso della vita
È estate, fa caldo, i cinema sono chiusi e non resta che darsi a qualche replica di filmetti per la tv. Agghiacciante, non vi pare? Non siate frettolosi: per esempio, che ne direste se il film in questione fosse tratto da The Sunset Limited, un’opera teatrale di Cormac McCarthy? E se il regista fosse Tommy Lee Jones, e se con lui sul set non ci fosse nessun altro, a parte Samuel L. Jackson? Le torride sere d’estate non sembrano più così male, vero?
McCarthy scrisse The Sunset Limited nel 2006, e l’opera andò in scena per la prima volta allo Steppenwolf Theatre di Chicago. Cinque anni dopo, Tommy Lee Jones prese in mano il copione, decise di farne un film e contattò l’amico Samuel L. Jackson e la HBO. Nessuno dei due ebbe alcuna obiezione, naturalmente.
Il risultato è un’ora e mezza di puro teatro trasferito al piccolo schermo, e la cosa non pregiudica affatto la qualità del lavoro, anzi.
The Sunset Limited prende il nome dal convoglio che ogni giorno trasporta i pendolari da New Orleans a Los Angeles, ma gli interni in cui si svolge l’intera azione sembrano più simili ai suburbs newyorkesi: un professore e un ex galeotto, ora operaio, parlano tra di loro. Il primo, Tommy Lee Jones, è cinico e disincantato, mentre il secondo, Samuel L. Jackson, è un fervente cattolico convinto che ci sia un disegno tracciato da una benevola mano divina dietro a fatti terreni apparentemente incomprensibili. Sebbene non venga detto in modo esplicito, si intuisce che i due si siano incontrati sui binari del treno; nello specifico, che l’ex detenuto abbia salvato il professore dal suicidio e lo abbia portato a casa sua, dove cerca con ogni mezzo di convincerlo della bellezza della vita.
La trama è piuttosto scarna, ma recitazione e dialoghi sono di un’intensità fuori dal comune. Tommy Lee Jones e Samuel L. Jackson riescono a reggere alla perfezione un’ora e mezza di recitazione on the stage, senza altro appoggio che la controparte e qualche squarcio di luce che a tratti inonda la stanza. L’uno la nemesi dell’altro, è difficile stabilire chi sia il migliore: se Tommy Lee Jones si è ritagliato un personaggio perfetto per il suo stile e il suo viso solcato dalle rughe e i suoi occhi taglienti, il professore colto e benestante ma incapace di trovare un motivo per andare avanti, Samuel L. Jackson riesce a infondere nuova linfa all’omicida di colore redento e determinato a salvare il prossimo. Sennonché il prossimo non ha alcuna intenzione di lasciarsi salvare, e finirà per uscire dalla stanza con un ghigno a metà tra il rassegnato e trionfante, fermamente convinto del suo ateismo e sicuro che la morte possa essere l’unico sollievo. E allora ecco che persino la fede incrollabile dell’uomo comune vacillerà, tanto da fargli invocare il nome di Dio e chiedergli perché mai non gli abbia dato le parole adatte per salvare una vita.
Come da tradizione in McCarthy, The Sunset Limited è un unico, fluido dialogo dai toni leopardiani, come uno sterminato monologo di Nietzsche sul senso della vita, o sulla sua totale mancanza di senso.
Tommy Lee Jones aveva tra le mani una bomba a mano, difficilissima da mettere in scena e per di più sul piccolo schermo – il rischio di fare una colata di melassa o, all’opposto, l’ennesima opera snob, tanto raffinata quanto distaccata, era dietro l’angolo; ma l’attore e regista è riuscito invece a creare un’opera magistrale, un vademecum che ogni suo collega dovrebbe vedere almeno una volta nella vita. Per di più se i dialoghi su cui si basa sono scaturiti direttamente dalla penna disperata e perfetta di McCarthy.