Film

The Twelve Chairs o come ridere della condizione umana

C’è una scena ne Il mistero delle dodici sedie di Mel Brooks, The Twelve Chairs (uscito nelle sale nel 1970) in originale, e d’ora in poi lo chiameremo così che si fa prima a scriverlo, che può riassumere tutta la pellicola, tutto il cinismo del suo regista e tutta la condizione e ipocrisia umana.

In Twelve Chairs, basato sul romanzo satirico di Ilya Ilf e Yevgeny Petrov, abbiamo tre esseri umani ben diversi tra loro che male si adattano a qualsiasi anfratto della Russia comunista del 1927 in cui si ritrovano, a uno di loro, Ippolit Vorobyaninov (Ron Moody) un nobile decaduto, la suocera confessa prima di morire di aver nascosto i gioielli di famiglia in una delle dodici sedie del loro salotto. Ma le sedie ormai sono sparse in tutta Russia, e questo è il primo problema. Per non parlare del fatto che la donna ha confessato il segreto anche a Padre Fyodor (Dom DeLuise). E altro problema non trascurabile, il fatto che un altro truffatore ghignante, Ostap (Frank Langella), costringe alla fine Ippolit a mettersi in affari con lui per ritrovare il tesoro.

La scena in questione è questa: a un certo punto Fyodor, che abbiamo detto essere un prete, ma che di carità, benevolenza e compassione si intende davvero ben poco, si ritrova in cima a una piccola vetta, dove sventra l’ennesima sedia per controllarne il contenuto. Ricevuta l’ennesima delusione, i soldi non sono nemmeno lì, urla in preda alla disperazione: Oh Lord, you’re so strict!

Tutto qua. Vigliacco, ipocrita ed esasperato.

Perché in The Twelve Chairs si ride, parecchio, ma ci si documenta con un ghigno amaro sull’ipocrisia umana, sull’etichetta dei mascalzoni e su come arrangiarsi quando si è presi a schiaffi senza tregua da ogni inevitabile sfortunato evento.

L’utilizzo del motivo dell’inseguimento ci porta sia a scovare nuovi problemi, piccoli drammi e facezie in ogni angolo della Russia e della Crimea, ma ci svela anche ogni piccolezza dei tre, ogni minuscola particella umana che si scontra con la realtà dei fatti. Sono tre ladri inadatti, tre esseri umani disadattati, inesperti e quelle sedie, la via d’uscita, la pura utopia sono finite chissà dove e se anche una viene ritrovata si tratta dell’ennesima delusione.

Nella filmografia di Mel Brooks The Twelve Chairs, sua seconda pellicola, è forse against type, normale e un po’ più rigido, malgrado le scorribande sovietiche, rispetto agli altri. Ma sono solo l’ironia e il cinismo che vengono applicate sulla pelle dei suoi personaggi, che aderiscono ai fatti, che fanno ghignare lo spettatore e allo stesso tempo gli fanno sentire quanto fa male prendersi uno schiaffo.

Diletta Crudeli

Classe '91. Pur avendo studiato Beni Culturali ed editing credo di saperne di più sui viaggi nel tempo e sulle zone infestate. Leggo un sacco di libri e cerco sempre di avere ragione, bevo tanto caffè, e provo piacere nell'essere un’insopportabile so-tutto-io. Per intrattenervi posso recitare diversi sketch dei Monthy Python.
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