Nell’eterno conflitto tra Marvel e DC, a uscirne quasi sempre vincitrice al cinema è la prima. Il discorso è un po’ diverso quando si guarda alla serialità televisiva. Pensiamoci un attimo. Di cosa dispone la Casa delle Idee? C’è Agents of SHIELD, capace di raccogliere molti fan, ma dalla qualità altalenante. Poi abbiamo Agent Carter, cancellata dopo appena due stagioni. Per non parlare delle serie Netflix, a mio parere parecchio sopravvalutate (ad esclusione di Daredevil) e anch’esse brutalmente interrotte.
Da parte sua, la DC ha saputo creare in tv, sulla rete CW, quello che non è stata in grado di fare sul grande schermo: un universo condiviso funzionante, coerente e appassionante. Ovviamente sto parlando del cosiddetto “Arrowverse”, composto da Arrow, Flash, Supergirl, Legends of Tomorrow e così via. Nel frattempo Fox ha mandato in onda la controversa Gotham, che a dispetto delle critiche è riuscita ad andare avanti per cinque stagioni, evitando cancellazioni improvvise e concludendosi recentemente senza lasciare nulla in sospeso. Un lusso che Daredevil & Co. ormai possono solo sognare.
Forte di questo successo, qualche mese fa la Distinta Concorrenza ha pensato bene di alzare il tiro e realizzare il proprio Netflix personale, denominato (con ben poca fantasia, bisogna ammetterlo) “DC Universe”: un servizio di streaming on-demand, dedicato esclusivamente a prodotti della casa della Justice League, in cui non mancano le proposte originali. Tra queste, a fare da apripista è stata Titans.
Ispirata ai fumetti dei Teen Titans (supergruppo formato da Robin, Starfire, Raven, Cyborg e Beast Boy) ideati da Robert Haney e Bruno Premiani, la serie è stata sviluppata da tre tizi non estranei al mondo DC: l’onnipresente Geoff Johns, il Greg Berlanti che ha dato vita all’Arrowverse e Akiva Goldsman (sì, quello che ha scritto Batman Forever e Batman & Robin). Dal momento che DC Universe (per adesso) è un’esclusiva USA, in Italia e nel resto del mondo è approdata direttamente su Netflix.

La storia di Titans ha inizio nel momento in cui la giovane Rachel Roth (la futura Raven) si trova costretta a fuggire da una setta che intende sfruttare i suoi misteriosi e inquietanti poteri a scopi ben poco raccomandabili. Giunta a Detroit, la ragazza incontra Dick Grayson, ovvero Robin, che dopo aver lasciato sia Batman che Gotham ha intrapreso la carriera di detective della polizia.
Superata l’iniziale riluttanza, l’ex sidekick accetta di aiutare Rachel a difendersi dagli uomini che la stanno cercando. Al gruppo presto si uniscono altri due soggetti: da un lato Kory Anders (Starfire), pirocinetica affetta d’amnesia, convinta di essere legata in qualche modo alla giovane; dall’altro Garfield Logan (Beast Boy), mutaforma in grado di trasformarsi a comando in una tigre verde.

A livello di stile, Titans si presenta come la via di mezzo ideale tra le serie Marvel-Netflix e quelle CW. Come nel caso delle avventure dei Defenders, l’approccio adottato è dark e maturo, in netta controtendenza rispetto alle precedenti incarnazioni del supergruppo. Dimenticate le atmosfere family-friendly della serie animata di Cartoon Network o della parodia Teen Titans Go!. Tra una fotografia virata su toni freddi, sangue che sprizza a litri, combattimenti brutali e una tamarrissima colonna sonora firmata Clint Mansell, questo show è decisamente cupo, violento e adulto (non ai livelli di Gotham, ma poco ci manca). Non è certo un caso che nel titolo manchi la parola “Teen”.

Sono sicuro che molti storceranno il naso di fronte a questa scelta, in particolare chi già non riusciva a sopportare i film del DCEU diretti da Zack Snyder. Comunque non c’è da aver paura. Malgrado tutto, Titans non rinuncia a un po’ dell’ironia che caratterizza già l’Arrowverse (in questo caso è Beast Boy a dare il maggior contributo). Inoltre, se le serie Netflix tendono a dilatare i tempi fin oltre il sopportabile, riempiendo le vicende di momenti eccessivamente lenti o inutili, qui il ritmo è molto più veloce e incalzante. Di conseguenza gli 11 episodi che compongono la prima stagione scorrono via che è un piacere, senza annoiare lo spettatore, anzi invogliandolo a continuare.

Sfortunatamente Titans colpisce più per l’elaborato e affascinante universo in cui sono immerse le vicende (forse il più fedele ai comics mai visto su grande e piccolo schermo) che per le vicende in sé. L’assenza di un vero villain per gran parte della stagione si fa sentire, togliendo brio a uno show che già non si distingue per originalità, tra svolte narrative abbastanza scontate e svariati cliché (dal solito eroe che non vuole assumersi responsabilità alle frasi fatte del tipo: “La gente intorno a me muore”). La presenza di sottotrame esplorate solo in parte e il cliffhanger finale danno inoltre al tutto un senso di incompletezza, come se finora avessimo assistito semplicemente a una lunga introduzione alla vera serie.
Se non altro la qualità degli episodi migliora con l’avanzare della storia. La puntata più riuscita è senza dubbio l’ultima, un piccolo e interessante elseworld all’interno dello show principale, in cui vediamo Robin tornare a Gotham solo per scoprire che il Batman che noi tutti conosciamo è diventato… il Batman di Snyder, all’incirca.

Degno di nota è anche il nono episodio, interamente dedicato alla tragica storia dei supereroi Hawk (l’Aquaman di Smallville Alan Ritchson) e Dove (Minka Kelly in versione biondo platino). È qualcosa che non ti aspetteresti in uno show del genere: un dramma profondo e toccante, capace di devastarti emotivamente come solo le migliori storie riescono a fare, il cui unico neo è rappresentato dalla scena del primo incontro tra i due, rovinata da un montaggio discutibile e da uno dei più brutti effetti digitali che si ricordino.

Purtroppo quello della CGI è un problema che affligge l’intera serie. Detto francamente, gli effetti speciali di Titans sono inguardabili. Il peggio lo si riscontra nei momenti in cui i personaggi devono compiere salti e acrobazie particolarmente spettacolari. Normalmente ci si affiderebbe a stuntman professionisti o si legherebbero gli attori a dei cavi cancellabili in post-produzione. Qui, per qualche oscura ragione, si è deciso di utilizzare delle palesi sagome in CGI. L’effetto, ve lo lascio immaginare, è imbarazzante.
Va meglio per quanto riguarda il quartetto di protagonisti. Brenton Thwaites non sarà un attorone, ma ha l’atteggiamento e il phisique du rôle giusti per questa versione di Robin, molto diversa da quella a cui siamo abituati. Il Dick Grayson di Titans è una persona adulta e tormentata, desiderosa di uscire dall’ombra del Cavaliere Oscuro, intesa non tanto in termini di notorietà quanto di influenza negativa. Nel corso dello show l’ex spalla si troverà infatti più volte a fare i conti con il proprio lato violento, maturato dopo anni passati a combattere il crimine con Bruce Wayne, colpevole a suo dire di averlo trasformato in un’arma e detestato proprio per questo. Un sentimento perfettamente esemplificato da quel (già cult) “Fuck Batman!” con cui si chiude la prima entrata in scena di Robin.

Promosse a pieni voti anche le ragazze. Teagan Croft, nonostante la giovane età (14 anni a inizio riprese) e la poca esperienza, interpreta splendidamente la problematica Rachel, candidandosi ad astro nascente della tv americana. Ugualmente convincente (look anni ’70 a parte) si dimostra Anna Diop nel ruolo di Starfire. L’attrice afroamericana, fin da subito attaccata dai fan puristi (ma poi ha senso lamentarsi quando la controparte fumettistica ha la pelle arancione?), si prende la sua rivincita, dando corpo a un personaggio femminile tosto, badass, sensuale, nonché protagonista di alcune delle scene migliori della serie.

Lo stesso non si può dire di Beast Boy, decisamente il meno riuscito della compagnia. Ciò è dovuto in parte all’interpretazione poco ispirata di Ryan Potter, ma più che altro a una scarsa cura nella costruzione del personaggio da parte degli autori. Introdotto nel quarto episodio (che funge anche da pilot per la serie spin-off Doom Patrol), il buon Garfield si unisce al supergruppo quasi per caso, giusto perché ne ha voglia, dopodiché non fa nulla che riesca a giustificare la sua presenza nella storia (a parte comportarsi da spalla comica). E sì, quando si trasforma l’effetto è bruttissimo.

Tirando le somme, Titans è una serie che mi ha suscitato reazioni contrastanti. È un prodotto imperfetto, afflitto da molti problemi e neanche di poco conto. Eppure, al di là di questo, rimane uno show ambizioso e ricco di fascino, con tanti spunti interessanti che andrebbero sviluppati meglio nella già confermata seconda stagione. Se si riuscisse a correggere i difetti e perfezionare ciò che di positivo questi primi episodi sono stati in grado di offrire, allora potremmo benissimo trovarci davanti a una delle serie supereroistiche migliori di sempre. Non è una certezza, ma le premesse ci sono tutte.