Logan – The Wolverine, l’ultimo film dedicato al mutante artigliato interpretato da Hugh Jackman, è uscito in sala ormai da un mese, suscitando reazioni entusiastiche da parte sia della critica che del pubblico. Direi che è giunto il momento di stilare un’altra classifica, su modello di quella dei film di Star Wars, ma stavolta dedicata all’universo degli X-men.
Basata sui fumetti Marvel ideati da Stan Lee e Jack Kirby, questa saga prodotta dalla Fox (e quindi scollegata dal Marvel Cinematic Universe) è nata nel lontano 2000 (cavolo, mi sento vecchio!) con il primo X-Men ed è giunta fino ad oggi tra sequel, prequel, spin-off, semi-reboot e linee temporali alternative (!!), per un totale di 10 pellicole. Magari un giorno proverò a sbrogliare questa matassa e a proporre una cronologia dettagliata e ordinata di questo vasto universo, ma come direbbe Aragorn “non è questo il giorno”.
Oggi mi limiterò a classificare dal peggiore al migliore (per me) le varie pellicole di una serie che per 17 anni ha appassionato milioni di spettatori, ma in cui non sono mancati alti e bassi. Perciò, che il gioco cominci!
10. X-men: Le origini – Wolverine (di Gavin Hood, USA, 2009)
Il primo spin-off dedicato a Logan è semplicemente il film peggiore della saga. Minata da una sceneggiatura rimaneggiata più e più volte (leggi pure “pasticciata”) e per nulla intrigante, una regia fiacca e soprattutto da effetti speciali a dir poco imbarazzanti, la pellicola di Gavin Hood ha scontentato praticamente tutti. Come se non bastasse, questo pessimo adattamento di Arma X si ricorda anche per l’orribile trattamento riservato a Deadpool (interpretato da Ryan Reynolds), personaggio amatissimo dai fan e qui completamente stravolto. Dal disastro si salva giusto il trio di protagonisti composto da Jackman, Liev Schreiber (Sabretooth) e Danny Houston (Stryker).
9. X-men: Conflitto Finale (di Brett Ratner, USA, 2006)
Concludere una trilogia nel migliore dei modi è importante, ma non sempre si riesce. Come appunto nel caso del terzo film della saga dei mutanti. L’assenza di Bryan Singer alla regia (andatosene per dirigere l’altrettanto mediocre Superman Returns) purtroppo si sente: senza la sua guida, gli sceneggiatori sembrano annaspare e il nuovo regista, Brett Ratner, non si dimostra all’altezza del predecessore. Ed è così che quello che doveva essere un finale epico si trasforma in un filmetto di un’ora e quaranta minuti che getta alle ortiche tutte le buone premesse, banalizza la storyline della Fenice Nera, introduce personaggi che si rivelano inutili – coff-coff… Angelo… coff-coff – e ne elimina/”depoterizza” altri (molti già nei primi minuti!). Una delusione insomma.
8. X-men: Apocalisse (di Bryan Singer, USA, 2016)
A onor del vero, Apocalisse non è un brutto film in sé per sé, ma a fronte delle aspettative è stato abbastanza insoddisfacente. Tralasciamo pure il fatto che passa più tempo a presentare i giovani mutanti protagonisti che a raccontare la storia vera e propria, o che molti passaggi siano sostanzialmente inutili ai fini della trama (tutta la parte di Alkali Lake in primis).
Ciò su cui la pellicola toppa di brutto è il villain, Apocalisse appunto (Oscar Isaac), che oltre ad avere un make-up ridicolo, degno di una puntata dei Power Rangers, ha il carisma di un soprammobile e la vitalità di un bradipo (per tutto il film non fa altro che stare fermo e parlare, giuro!). Fortunatamente la buona regia di Singer compensa un po’ i difetti della sceneggiatura, regalandoci scene d’azione coinvolgenti e alcune sequenze degne di nota, come quella di Quicksilver (Evan Peters). Figo (benché gratuito) anche il cameo di Wolverine.
7. Wolverine: L’immortale (di James Mangold, USA, 2013)
Probabilmente il più sottovalutato dei film sugli X-Men. Non fraintendetemi, non è tra i miei cinecomic preferiti e i suoi difetti, ahimè, ce li ha, ma se penso a tutto l’odio che i fan riversano su questo secondo spin-off su Logan, non posso fare a meno di stupirmi. Innanzitutto è un evidente miglioramento rispetto al primo Wolverine: aiutato da una sceneggiatura senz’altro più coerente, James Mangold si dimostra un regista molto più abile nel gestire personaggi e situazioni, dirigendo il tutto con mano sicura e regalando alcune sequenze davvero memorabili.
Purtroppo ci sono anche parecchi momenti morti e alcune scene d’azione, per quanto spettacolari, risultano troppo esagerate, stonando quindi con l’atmosfera generale del film, più intimistica e riflessiva. Forse sono stati questi elementi, assieme a una brutta gestione dei cattivi e a un plot-twist finale un po’ ridicolo, ad allontanare i fan. Una cosa però è sicura: Hugh Jackman è sempre perfetto nei panni di Wolverine.
P.S.: consiglio calorosamente di recuperare la versione estesa, più violenta e con passaggi maggiormente approfonditi, per godersi al meglio il film.
6. X-Men (di Bryan Singer, USA, 2000)
Il capostipite della saga è stato (insieme allo Spiderman di Sam Raimi) il film che ha contribuito al rilancio e alla rivalutazione dei cinecomic negli anni 2000. Il motivo è presto detto: ha dimostrato che una trasposizione da un fumetto poteva essere ben più di un filmetto tutto azione ed effetti speciali, ma era capace di prendersi sul serio e affrontare tematiche mature. E così, dietro l’apparenza di un comunque avvincente action fantascientifico, la pellicola di Bryan Singer ha saputo parlare di diversità e intolleranza, temi oggi più attuali che mai.
Certo, non tutto è perfetto: l’assenza di un budget altissimo si vede, alcuni personaggi secondari avrebbero meritato più approfondimento (Sabretooth soprattutto) e alla fine resta un po’ la sensazione di aver solo visto un lungo pilot. Inoltre non ho mai apprezzato particolarmente la colonna sonora di Michael Kamen. Ciononostante X-Men rimane una pietra miliare del genere, che può contare anche sulle solide performance di Patrick Stewart (Xavier), Ian McKellen (Magneto) e Jackman, qui al suo primo ruolo importante in un film americano.
5. X-Men: L’inizio (di Matthew Vaughn, USA, 2011)
Dopo i fiaschi di Conflitto Finale e Wolverine, L’inizio (First Class in originale) ha rilanciato con successo il franchise degli X-Men. Prequel della serie ambientato negli anni ’60, è forse il capitolo più atipico della saga principale. Merito senz’altro del regista Matthew Vaughn che, abbandonando in parte la serietà e il realismo di Singer, ha realizzato un film pop e vivace, con uno stile più da spy story alla James Bond che da superhero movie (non a caso ha poi diretto Kingsman: The Secret Service).
Il risultato è eccellente: la storia è appassionante, supportata da scene d’azione ben fatte e da un umorismo intelligente. Le musiche di Henry Jackman sono trascinanti e l’atmosfera retrò affascina. Ma è soprattutto il cast a convincere, con James McAvoy e Michael Fassbender perfetti nei panni dei giovani Xavier e Magneto e una talentuosa Jennifer Lawrence ancora agli inizi nel ruolo di Mystica. Peccato solo che è da qui che sono cominciati i problemi di continuity…
P.S.: Il cameo di Wolverine è TUTTO!
4. X-Men: Giorni di un futuro passato (di Bryan Singer, USA, 2014)
Il ritorno di Bryan Singer alla regia di un X-Men non poteva che avvenire nel migliore dei modi. Basato sull’omonima graphic novel (che ha ispirato anche Terminator di James Cameron), il settimo capitolo della serie vede Wolverine tornare indietro nel tempo (nel 1973) per scongiurare una futura apocalisse. Grazie a questo stratagemma abbiamo finalmente la possibilità di ammirare nello stesso film il cast originale e quello de L’inizio, un evento straordinario ed emozionante.
Fa inoltre qui la sua prima comparsa Quicksilver, che convince fin dal primo minuto ed è protagonista di una scena diventata già cult. La regia di Singer è solida e dona alla pellicola un ritmo avvincente, supportato da una buona dose d’azione, ironia ed effetti speciali. Talvolta il film scade un po’ nel sentimentalismo facile, ma sono brevi attimi che non compromettono il risultato finale. In breve, Giorni di un futuro passato è un assoluto must-see, da gustare specialmente nella sua versione estesa (The Rogue Cut).
3. Deadpool (di Tim Miller, USA, 2016)
Ho già accennato a come abbiano rovinato Deadpool nel primo Wolverine. Ebbene, neanche Ryan Reynolds ne è stato felice e per anni ha tentato di riportarlo al cinema in maniera rispettosa. Con questo film Ryan ha avuto finalmente la sua rivincita: irriverente, scorretto e parecchio violento (in senso buono), Deadpool è un gioiello di comicità per adulti, che prende in giro gli stereotipi dei film di supereroi (oltre che sé stesso) e propone divertenti e spettacolari scene d’azione. A sorprendere è soprattutto la fenomenale interpretazione di Reynolds, diventato praticamente un tutt’uno con il suo personaggio. Sul serio, l’unica cosa più folle e geniale di questo film è la campagna pubblicitaria che l’ha preceduto (con tanto di cartelloni ingannevoli che l’hanno spacciato per love story!).
2. Logan – The Wolverine (di James Mangold, USA, 2017)
L’ultimo arrivato della saga degli X-Men è la conclusione perfetta del viaggio di Wolverine. Crudo, violento e brutale (sia nelle immagini che nei sentimenti), Logan ci mostra l’iconico mutante in una versione inedita: debole e invecchiato, ormai cinico e disilluso, questo Wolverine sembra non avere più alcuna ragione di vita se non accudire un altro vecchio, il suo vecchio mentore Xavier. Ma una speranza di riscatto gli viene incontro sotto forma della piccola (ma letale) Laura.
Siamo qui dalle parti del western crepuscolare, ma anche del road movie, visto che i tre finiscono per intraprendere un viaggio, sia concreto che nell’anima. James Mangold torna a dirigere un film di Wolverine, ma questa volta lo fa con maggior consapevolezza e più libertà, e il risultato si vede. Hugh Jackman dà il commiato al suo personaggio regalandoci una performance da Oscar, accompagnata da quella altrettanto ottima di Patrick Stewart. Vera rivelazione la piccola Dafne Keen.
1. X-Men 2 (di Bryan Singer, USA, 2003)
Non c’è nulla da fare: il secondo capitolo della saga, anche a distanza di anni, rimane il migliore di tutti. Se l’originale, per quanto bello, finiva per essere solo un pilot, qui al contrario si entra nel vivo dell’azione. Non solo la trama risulta più articolata e interessante, ma qui finalmente si scopre il passato di Wolverine, legato a doppio filo con quello del villain principale, il Colonnello Stryker magistralmente interpretato da Brian Cox. Oltre a ciò, i personaggi secondari del film precedente acquistano maggior spessore, le scene d’azione sono più numerose ed emozionanti (dal prologo alla Casa Bianca all’assalto della X-Mansion, fino al duello tra Logan e Deathstrike) e, soprattutto, compare qui per la prima volta l’iconico (e fichissimo) tema musicale di John Ottman, che d’ora in avanti accompagnerà tutti i capitoli diretti da Singer!