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Tradurre i titoli è sbagliato? 10 esempi che potrebbero confermare o smentire ciò che pensate

Prima qui era tutta campagna. Non ci sono più le mezze stagioni. Venezia è bella, ma non ci vivrei… troppo umida. Aaah i luoghi comuni, la risposta italiana alle infinite chiacchiere di circostanza british sul tempo. Mica male alla fine, ti permettono di essere d’accordo con tutti ed evitare silenzi imbarazzanti in fila alle poste, dal medico o sull’autobus. Quando si parla di cinema però arriva sempre il fatidico momento del “MA QUANTO FANNO SCHIFO I TITOLI TRADOTTI?”.

Al di là del fatto che questa frase viene spesso lanciata nel vuoto da persone che non riuscirebbero a prendere il KET, il tema è piuttosto interessante da trattare. Uno dei grandi padri della traduzione moderna e della linguistica, Roman Jakobson, ci insegna che fondamentalmente in ogni lingua è possibile esprimere un determinato concetto, ma non sempre con i medesimi meccanismi linguistici.

Detto ciò, sorge spontaneo chiedersi davvero il come mai di alcuni titoli. Cosa sarà successo in quella brutta giornata al traduttore di turno? Perché francamente alcune scelte sono abbastanza incomprensibili. TheMacGuffin vi rifila sottobanco quelle che per noi sono le 5 “migliori” e “peggiori” (tra molte virgolette, perché la traduzione non è una scienza esatta… ricordatelo figlioli!) traduzioni in campo cinematografico. E preparate una posa riflessiva, perché dopo avrete davvero di che pensare. A luuuuungo.

5 Un amore all’improvviso (The Time Traveller’s Wife)

Immaginate un uomo che viaggia nel tempo innamorarsi di una donna che ha conosciuto quando era soltanto una bambina proprio in una delle sue esperienze a spasso nelle lamine spazio-temporali. Ok… e quindi? Un amore all’improvviso?! Personalmente mi fa venire in mente una di quelle commedie becere con Owen Wilson e Vince Vaughn. La pellicola è il riadattamento di un romanzo uscito nel 2003, noto in Italia come La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo. Non era così difficile, dai…

4Al di là della vita (Bringing Out the Dead)

Martin Scorsese dirige Nicholas Cage in un film che racconta le tre giornate e nottate di un paramedico. Quest’ultimo non si perdona la morte di una ragazza, vivendo il dramma che tanti nel campo medico-ospedaliero purtroppo sono costretti ad affrontare. Pur apprezzando il tentativo del traduttore nel giocare con le parole aldilà e vita, il titolo suona davvero poco naturale e forzato. In più l’omonimia col film del ’63 di Alex Seagal (All the Way Home), incentrato sulla morte improvvisa di un padre di famiglia nel Tennessee degli anni ’20, “aggrava” ancora di più la sua posizione.

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3Lost in Translation – L’amore tradotto (Lost in translation)

Era davvero necessario aggiungere “L’amore tradotto”? Siamo nel 2003, Sofia Coppola si aggiudica una nomination e un Oscar per aver scritto e diretto una fantastica commedia romantica, con protagonista l’improbabile coppia Bill MurrayScarlett Johansson. Al centro della vicenda ci sono le difficoltà che il protagonista ha con la sua interprete, da lì il titolo. Che di per sé è anche abbastanza catchy. Diciamo fermamente “no” all’aggiunta non richiesta nella versione in italiano.

2Le ali della libertà (The Shawshank Redemption)

Parliamo di un cult degli anni ’90, sicuramente tra i migliori film tratti dalle fatiche letterarie di Stephen King. Shawshank è il carcere dove viene rinchiuso Andy Dufresne (Tim Robbins), vice-direttore di una banca reo di aver ammazzato la moglie e il suo amante. Il protagonista continua a proclamarsi però innocente, pur subendo i soprusi degli altri detenuti. La storia è eccezionale, la pellicola meravigliosa ma… Le ali della libertà? Davvero?
Siamo d’accordo sull’oggettiva difficoltà della traduzione del titolo originale, ma la resa in italiano fa pensare a uno di quei film per famiglie che Canale 5 mette in palinsesto il sabato pomeriggio. In più dieci anni prima era uscito Birdy – Le ali della libertà, con Nicholas Cage e Matthew Modine… la poca fantasia non paga cari miei.

1 Se mi lasci ti cancello (The Eternal Sunshine of the Spotless Mind)

Quando si fa questo tipo di discorsi, impossibile non pensare immediatamente a lui: l’alfiere per eccellenza dello scempio traduttivo all’italiana. Se mi lasci ti cancello è assolutamente fuorviante, un titolo che combacia perfettamente con l’identikit del film medio interpretato da Adam Sandler & Co. Svilire così l’intricata storia tra Jim Carrey e Kate Winslet dovrebbe essere reato… di diritto la peggiore tra quelle selezionate per voi da TheMacGuffin.

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Sicuramente ora avrete il morale a terra. Ma non disperate, non sempre le cose vanno così male, anzi… è capitato più di una volta di avere delle ottime traduzioni, divenute col tempo icone del panorama cinematografico. Dunque è per questo che vi proponiamo anche una Top 5, giusto per tirarvi un po’ su e non spingervi a finire inesorabilmente la vaschetta di gelato che avete in fondo al congelatore.

:RULLO DI TAMBURI:

5 – Quei bravi ragazzi (Goodfellas)

Quante volte avete sentito parlare di questo capolavoro di Martin Scorsese? Ci auguriamo tante, perché altrimenti avreste davvero degli amici di merda. Uno dei capolavori sulla mafia italo-americana, la cui traduzione del titolo non era affatto scontata. Il traduttore ha voluto puntare su una delle classiche frasi che si ascoltano nei tg dai parenti/vicini di casa dei colpevoli di turno, del tipo “Era un così bravo ragazzo, salutava sempre“.

4 – Buon compleanno Mr. Grape (What’s Eating Gilbert Grape)

Al di là del clamoroso furto ai danni di Leonardo DiCaprio, che poteva aggiudicarsi la statuetta di Miglior attore non protagonista a soli 20 anni, il film tratta un delicato dramma familiare nel cuore degli Stati Uniti rurali. La traduzione del titolo nascondeva insidie non indifferenti, aggirate dal traduttore, che ha voluto battere su un tema fondamentale nella pellicola: il diciottesimo compleanno del giovane Arnie.

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3 – Che te lo dico a fare“, Donnie Brasco

In questo caso non parliamo di un titolo, ma di una delle scene più famose di Donnie Brasco, pellicola in cui Johnny Depp (protagonista anche in Buon compleanno Mr. Grape) si cala nella parte di un infiltrato della polizia nella mafia italo-americana. Mentre con i suoi colleghi si accinge a riascoltare le registrazioni delle intercettazioni, i tre iniziano a divagare su una frase ascoltata spesso dai “compari” della versione criminale di Donnie: “fuggetaboutit”. In italiano è stato tradotto con “che te lo dico a fare”, colpo di genio del traduttore, che ha centrato in pieno la resa del messaggio originale.

2 – Pirati dei Caraibi – La maledizione della prima luna (Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl)

“La maledizione della Perla Nera. Non suona male, ma il nome della nave rischia di ammorbidire troppo il messaggio”. Deve essere stato questo il ragionamento del traduttore in questo caso, che ha optato per puntare su un altro elemento cardine del film: la luna. Nel complesso l’azzardo è riuscito, dando alla pellicola un nome assai piratesco.

1 – Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre)

Finalmente giungiamo al primo posto della nostra Top 5. Qui potrebbe aprirsi un dibattito tra due scuole di pensiero: chi la considera un’icona della resa in italiano e chi non si spiega il perché, dato che nel primo film la porta si vede sì e no 2 volte. Tradurre a calco in questo caso sarebbe stato uno schifo, e dunque il traduttore ha deciso di stravolgere il titolo, puntando su un vero e proprio azzardo. Un azzardo diventato colonna portante nella filmografia horror generale.

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Giuseppe D'Amico

Classe '93, venuto al mondo in una metropoli di 5000 anime sull'Appennino abruzzese. Da ragazzino ascolta musica, legge libri e soprattutto guarda un sacco di film con i suoi teneri amichetti in cameretta, proseguendo poi fino ai 23 anni. Osserva molto e scrive bene, almeno questo è quello che gli dice sua madre.
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