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Tragicomica watchlist obbligatoria per maturandi emotivi

Una terna consolidata nel tempo distingue gli eventi segnanti dell’adolescenza: grandi attese interiori, grandi mistificazioni esterne, probabili delusioni reali.

Uno su tutti? Gli esami di maturità.

Pensateci un attimo e ditemi se non ho ragione (vorrei mettere altri esempi, ma ci sono i miei genitori che leggono). Una serie di aspettative incredibili fomentate dai libri, dai servizi al tg, dagli stessi professori, dagli odiati et amati mass media, dall’immagine sempre uguali di studenti che fanno gli scritti nei corridoi, e, ovviamente, dal Cinema; una serie di aspettative che ha trasformato sempre di più gli esami di stato in un rito di passaggio verso una fantomatica Età Adulta.

Se la mettiamo in questo modo, io sono un’adulta da quel dì, e posso prendermi la responsabilità di rivelare pubblicamente le mie inconfessabili memorie vere da maturanda (se i miei professori dovessero mai leggere: scusate): ricordo di aver indossato gonne improponibili per coprire le mie gambe completamente tatuate di formule di fisica e date di storia (del tutto inutili, visto che in terza prova nemmeno c’erano, ma sai com’è, la paranoia); ricordo di aver passato un fine settimana a tagliare le pagine bianche di un vocabolario, a stamparci sopra tutto lo scibile sulla geologia con lo stesso font, a incollarle di nuovo con il vinavil millechiodi; ricordo di aver passato risposte di inglese e storia dell’arte in giro, ma di non essere riuscita a copiare mezzo quesito di matematica manco per sbaglio, e ricordo soprattutto il senso di rassegnazione nel mio disperato scaricare tutti gli appunti su logaritmi e simili caduti nel water del bagno della scuola – perché se uno gli illeciti non li sa fare non è che impara il giorno della seconda prova, e poi ecco, non è che potevo tornare al mio banco con le tasche gocciolanti.

A parte questo, io a scuola ero brava e nella vita sono una piagnona malinconica e nostalgica, perciò la maturità la ricordo soprattutto con affetto verso la me diciannovenne. Quindi, quale momento migliore della fine di giugno per inserire anche su The MacGuffin LA lista? La lista dei film sulla maturità o con dentro la maturità, che sono sempre gli stessi da almeno dieci anni, d’accordo, ma che se non li hai visti la tua formazione non è completa, un po’ come L’appartamento spagnolo alla soglia dell’Erasmus.

Per facilitarvi la visione, siccome so che non ne potete più di carta e penna, gli appunti utili ve li ho già presi io. Non vi resta che chiudere i libri per un po’, mettervi sul divano col ventilatore a tutta manetta ed entrare in empatia con tutte le ansie, le tensioni, i dubbi e soprattutto le scemenze di questi intramontabili protagonisti.

 

ECCE BOMBO | Nanni Moretti | 1978

Nanni Moretti è Michele, un giovane ex sessantottino che fa il preparatore intellettual-educativo ai ragazzi alle prese con la maturità. Nel guardare queste scene mi viene sempre un sacco da ridere, perché ricalcano la realtà e la prendono in giro con un sarcasmo impressionante: il giornalista cameraman-munito che fa il solito imperdibile servizio del tg, la commissione che vuol mettere “a suo agio” il candidato, la tesina fatta su un argomento sconosciuto ma personale per cui degno di tutto rispetto, il ripassone con domande casuali che producono risposte altrettanto casuali (si passa dai presidenti della repubblica alla formazione dell’Inter in un’associazione di idee che neanche Hume e la filosofia tutta avrebbero mai potuto intuire).

 

Appunti:

  • Non buttatela MAI sul politico con la commissione. Il cosiddetto “coltello dalla parte del manico” nelle mani dei professori, di cui avete sempre sentito parlare, ha una lama lunga, seghettata, tagliente, arrugginita e un manico antiscivolo. E voi siete il tonno Rio Mare.
  • Non parlate coi giornalisti del tg locale. Mai.
  • “Come sta, si sente a suo agio? Non deve preoccuparsi, è un esame non tradizionale” eccetera è una cosa che capita davvero, 9 volte su 10.

 

OVOSODO | Paolo Virzì | 1997

Piero Mansani è un personaggio adorabile, e anche tutta la storia, a suo modo, lo è (per approfondimenti, leggete qui). L’esame orale di Piero fa sorridere, ma nell’arrampicarsi sugli specchi di questo povero maturando c’è un’onestà e un’ingenuità che difficilmente ritroverete in film del genere:

“Quest’anno ho letto tante bellissime cose: Ian McEwan, Benni, Pennac, i fumetti d’Andrea Pazienza… che secondo me hanno una loro dignità letteraria”.

Una cosa che, detta da un Piero come tanti, potrebbe far storcere parecchio il naso alla commissione sbagliata – e qui ne viene ritratta una di quelle tutte ingessate, che ha l’aria di sapere a memoria le Bucoliche di Virgilio da “Tityre-tu-patulae-recubans-sub-tegmine-fagi“ all’ultima riga, ma che non ha mai sentito parlare di Nelson Mandela. La stessa cosa che, però, detta da un Umberto Eco come pochissimi ha fatto rivalutare il concetto stesso di “letteratura”, pensate un po’. Non possiamo che sentirci come Piero, ogni volta che siamo lì che ci tocca studiare controvoglia Manzoni e intanto pensiamo a che genialata sia I promessi sposi in dieci minuti (sì, in questo plurale mi ci metto anch’io, nonostante la maturità l’abbia fatta anni fa).

E poi, potete fare gli acculturati quanto volete, ma l’accento toscano farà sempre la sua simpatica parte.

 

Appunti:

  • Non avrete preti in commissione.
  • Se state scrivendo una tesina sul sogno, sulla velocità o sulla follia, riguardatevi questo film almeno quindici volte (poi buttate via tutto).
  • Andare fuori tema succede se fate la tipologia D, traccia da evitare come la peste su quel ramo del Lago di Como.

 

CHE NE SARÀ DI NOI | Gabriele Muccino | 2004

Entrate un momento nell’idea pirandelliana delle maschere e dei personaggi, dimenticatevi che stiamo parlando di fiction, e pensate che se la maturità l’ha sfangata Filvio, amici miei, potete sfangarla anche voi, eccome se potete. “Immanuel Kant è un filofofo” è tutto quello che il nostro Muccino riesce a dire nonostante il Bignami di filosofia preso per due spicci prima di entrare. E tribolano anche i suoi due fidi compari: Paolo (Giuseppe Sanfelice), studente modello, fa un orale discreto, ma spiato dai due genitori-avvoltoi, una cosa che mi ha sempre messo un’ansia unica – e che mi ha fatto sentire un’orfana di Dickens quando sono stata praticamente la sola della classe a non farmi accompagnare da mamma e papà; Manuel (Elio Germano), invece, fa una sofferentissima interrogazione appigliandosi con tutte le forze alla profezia del “non bocciano più nessuno”. E già.
Ma tanto c’è un lietissimo fine, e ha pure un nome: vacanza in Grecia.

 

Appunti:

  • RILASSATEVI: il presidente di commissione NON fa l’esame, anzi spesso sta lì, guarda l’orologio e prende il caffè.
  • NON PORTATE I VOSTRI GENITORI. Dai, su, non vi state mica laureando, giusto?
  • Pensate al viaggio della maturità – e tanto che ci siete, sceglietevi la compagnia giusta.

 

IMMATURI | Paolo Genovese| 2011

L’improbabile idea che c’è dietro è un incubo kafkiano postmoderno che si materializza, una punizione del karma per tutti quelli che “bellissima la maturità, la rifarei” (me compresa). In parole molto più povere: c’è stato un cavillo, e niente, bisogna rifare gli esami da zero. Vent’anni dopo. Per Giorgio (Raoul Bova), Lorenzo (Ricky Memphis), Francesca (Ambra Angiolini), Luisa (Barbora Bobulova), Piero (Luca Bizzarri), Virgilio (Paolo Kessisoglu), Eleonora (Anita Caprioli), non sarà affatto una passeggiata. Soprattutto dopo anni in cui le strade inevitabilmente si sono separate, le carriere specializzate e le vite differenziate. Ma basta un evento come la maturità, in cui si è sotto pressione a un discreto livello, a riportare a galla dinamiche rimaste tali e quali a com’erano negli anni del liceo.

 

Appunti:

  • Se in classe avete il giusto gruppetto di amici siete già a cavallo; se nel suddetto gruppetto di amici c’è qualche fiamma, un po’ meno.
  • Guardatelo insieme ai vostri genitori che vi dicono sempre che la maturità è meno tragica di quel che pensate, e osservate soddisfatti tutto il colore andar via dal loro volto.
  • Comunque vada, non vi capiterà MAI (più) una roba del genere.

 

NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI | Fausto Brizzi | 2006

(e se proprio volete fare il bis: NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI – OGGI)

Ovviamente. Garantito e rassicurante come l’analisi del testo in prima prova. Chi non ha mai insultato un professore alla fine della scuola, per poi ritrovarselo membro interno in commissione, per poi innamorarsi della di lui figlia, per poi ritrovarsi a farsi dare ripetizioni dal suddetto professore? Ecco, infatti, nessuno. La trama è un filino inverosimile, ma questo film è diventato un cult fra le generazioni di maturandi, e io credo, soprattutto, per la contro-trama dell’esame in sé e per sé: il toto-tema, la cartucciera di fotocopie e l’adesivo sagomato da scarpa, il gruppo di studio col secchione della classe che nessuno si era mai calcolato prima… e poi, quando siete alla fine di una giornata sui libri, e insieme alla vostra voglia di studiare sparisce anche l’ultimo briciolo di snobismo intellettuale, questo è un film che ci vuole. Aggiungeteci Roma, che a me provoca sindromi di Stendhal multiple e pianti greci solo a sentirne il nome, e Quella Scontatissima Canzone di Venditti, e il piagnisteo nostalgico è assicurato – o, nel caso vostro, prestalgico (avete appena arricchito il vostro lessico da prima prova con termini forbiti casuali).

#JeSuisLucaMolinari, serve dire altro? Ah, forse sì: “Come lei ben sa…“.

 

 

Appunti:

  • Un giorno tutto questo “Quanto ha influito il giansenismo sulla morale manzoniana?” vi sarà utile. Fidatevi.
  • Venditti fa piangere, ok, ma se volete la vera angoscia adolescenziale da maturità e oltre, è bene che ascoltiate questa.
  • La notte prima degli esami è bella e memorabile solo se riuscite a dormirla tutta (in quel caso, beati voi).

 

Buona visione, buona maturità e soprattutto buona estate (sono troppo carina e gentile per dirvi quanti giorni effettivi durerà).


P.s. trovate l’articolo anche sulla pagina dei nostri amici di Giornale7. Fateci un salto!

Lucia Baldassarri

La mia data di nascita è il primo pezzetto della tabellina del 3. Campo di grammar nazismo in più lingue, teatro amatoriale, tè e altre splendide cose che non fanno curriculum. Finché non mi crasha photoshop faccio anche l'illustratrice. Se esistesse un posto con i tramonti del Lago Trasimeno e le porte di Bologna, abiterei lì. Guardo film per poter dire che vabè comunque il libro era meglio.
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