
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto
Ironico, irriverente, erotico, politico: un film che è un pugno sullo stomaco
Il film più gettonato ai mimi dopo Pomodori verdi fritti alla fermata del treno. Il film cult della coppia Giannini-Melato. Il film forse di maggior successo di Lina Wertmüller. Siore e siori, è un onore presentarvi Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.
Questo film del 1974 sembra una commedia all’italiana per i primi quaranta, cinquanta minuti. Parte leggero, dinamico e brillante, con il tragicomico personaggio di Raffaella (Mariangela Melato, DIVINA) e i suoi starnazzamenti contro i comunisti. Poi tutto si deforma, diventa cupo, si tinge di un velo grigio e grottesco. Non mi succede di rado: questo film mi ha sorpreso. Non mi aspettavo che mi turbasse (infastidisse addirittura!) così tanto, anche visto l’inizio da spisciarsi dal ridere.
La bottana industriale e il terrone troglodita
Come da titoletto, questi sono i soggetti protagonisti. Non male. Raffaella è una borghese fierissima di essere tale, con i capelli ossigenati, un’erre moscia molesta e un megagiga yacht in mezzo al mar Mediterraneo. E’ proprio lì che passa le vacanze insieme ai suoi degni compagni di merende, tra spaghetti ai frutti di mare (“Ma sono scottiiii!”), ciarle frivole, spocchiose e antiproletarie. L’unico sentimento che può ispirare è quello di prenderla a sonore sprangate, ma l’effetto comico c’è e funziona. Non c’è signora senza servi: quello che è capitato a Raffaella è l’esatto opposto della donna. Gennarino Carunchio, siciliano DOC, è sgraziato, primitivo, ignorante, anche lui fierissimo di essere tale.
Ed eccoci giunti all’insolito destino. Questi due soggettoni, per ora ancora due comicissime macchiette, si ritrovano soli in mare aperto: per soddisfare i capricci della padrona, Gennarino la porta con il gommone a cercare i suoi amici. La corrente è troppo forte, è quasi sera, il motore del gommone ha un guasto et voilà, la coppia si ritrova a vagare nel Mediterraneo. Fino a che un isolotto fa capolino all’orizzonte: un isolotto senza anima viva, completamente selvaggio e deserto.
Ed eccoci giunti al grottesco. I ruoli si ribaltano: Raffaella ora ha un disperato bisogno di Gennarino per procacciarsi il cibo e sopravvivere, ma il marinaio ora ha il coltello dalla parte del manico. Con un liberatorio “ORA M’HAI ROTTO LA MIIIINGHIAAAA!!!” (e qui parte in automatico l’ “OOOOHHHH ERA ORA!” del pubblico), il servo Gennarino diventa padrone e obbliga la nuova serva a chiamarlo “Signor Carunchio”, le fa lavare le sue mutande e la tratta veramente ma veramente male.
A ruoli invertiti
Come vi anticipavo, fino all’isolotto (circa metà film) Travolti da un insolito destino sembrerebbe essere un film comico, certo, ma “normale”, gradevole; insomma, una buona commedia italiana.
Dal momento in cui i ruoli si ribaltano invece, si passa ad un sentimento molto più cupo e fastidioso: tra i due si crea un rapporto di sentimenti primordiali, dove Raffaella viene continuamente picchiata e trattata da schiava, più che da serva. Allo stesso tempo e quasi paradossalmente, nasce l’amore: tolte le maschere dei ruoli sociali, cadono le inibizioni e i due sono sopraffatti dalla passione più totalizzante. Raffaella e Gennarino sono due corpi nudi, senza memoria, fatti solo di istinto e sentimento.
E’ un erotismo forte e strano: dalla scena in sovrimpressione potreste dire se quello che vedete è uno stupro oppure no? A me lì per lì sembrava di sì, eppure vi assicuro che non lo era. Inutile dire che i repressi resteranno molto imbarazzati e scandalizzati a film finito. Per non parlare delle represse.
(Da qui in poi spoilero tutto, quindi se non avete visto questa perla di film chiudete tutto e correte a divorarlo!)
La passione si trasforma in affetto, l’affetto in amore genuino e puro, che fa cambiare personaggi. Ma in un’isola deserta tutto è più facile.
La fine dell’idillio
Ragazzi, quanto fa male questo finale? Tantissimo. E quanto è tetra e banale la realtà.
Una barca che potrebbe salvarli fa capolino all’orizzonte, ma Raffaella vuole restare nell’isola con Gennarino: ha paura della realtà, mentre giustamente Gennarino vuole metterla alla prova. Prova che fallisce miseramente, visto che sia i rispettivi consorti che i diversi ranghi sociali li separano subito, in modo prevedibile e spontaneo. Segue la triste scena finale, in cui Gennarino tenta di convincere Raffaella a tornare sull’isola. La donna scappa in elicottero con suo marito davanti al povero Carunchio. E poi il rifiuto, l’urlo, la desolazione.
Che ansia. La mia razione quotidiana di angoscia si è appena esaurita, vado a spaccarmi di Pan di stelle per sopperire il male di vivere. Saluti, baci e abbracci mulino bianco.