Ovvero “le commedie della zitella speranzosa” che però funzionano
Probabilmente è quasi una confessione più che un articolo, ma essendo consapevole di non essere la sola, faccio il primo passo. Quando sono triste e devo tirarmi su di morale non cerco quasi mai il cinema d’alto livello. Esatto, di impegnarsi non se ne parla. Allora quello che cerco sono… cartoni animati, spesso. Ma che succede quando i cartoni animati li impari a memoria, fino al punto che ogni tanto non ne puoi proprio più? Si passa alle commedie.
Ovviamente anche per quello che riguarda questo genere sono arrivata ad un punto nel quale so a memoria anche loro. In certe commedie, tuttavia, c’è qualcosa che non mi toglie la voglia di guardarle periodicamente.
Si tratta, a mio avviso, della perfetta qualità media. Le commedie che prediligo non sono certo sul livello cinepanettone, ma non sono nemmeno capolavori. Non sono tematicamente impegnate, e neppure coerenti, ma sono serene e positive, e forniscono comunque messaggi che, per quanto banali, vale spesso la pena ribadire.
Ho dunque deciso di fornirvi la mia triade personale di commedie… medie. Per tirarsi su il morale quando proprio la giornata, la settimana, il mese o quello che volete hanno deciso di non andare.
Andiamo in ordine di preferenza.
Il diario di Bridget Jones – Sharon Maguire (2001)
Beh, non ha bisogno di grosse presentazioni, lo conosciamo tutti. Seguita da altri due film, il terzo uscito proprio quest’anno, la commedia tratta le sfighe della cara Bridget. O della Zellweger quando non si era ancora data al silicone, che dir si voglia. Bridget è cicciottella, imbranata, dipendente da sigarette e alcol, goffa e priva di ogni campanello d’allarme del tipo “ora dovresti tacere”. Di conseguenza – o almeno così lei crede – non riesce a trovare un uomo, con sommo dispiacere di… beh, tutti.
Poi non si sa bene come finisce che deve giostrarsi tra ben due uomini, entrambi strafighi (Hugh Grant dei tempi d’oro è banale, ma sono riusciti a farci innamorare anche di Colin Firth). Ma l’abbiamo detto, parliamo di commedie inverosimili. E la felicità utopistica trovata in modo velocissimo, l’uomo perfetto e super romantico, se ci fanno salire lo sclero perché davvero surreali, ci strappano un sorriso.
Se no ci sono sempre le figure di merda di Bridget.
Da guardare ogni tanto perché
Perché ci sentiamo tutte – e volendo anche tutti! – Bridget. Imbranati, sbadati, inadatti e bruttini. E ridendo di lei, possiamo ridere anche di noi stessi, pure laddove normalmente invece tendiamo a denigrarci.
Da ricordarsi che è un filmetto perché
Solita pecca della commedia romantica: va bene l’amore, ma con calma, dannazione! E perché ad un certo punto ci verrebbe da rompere la televisione gridando che non funziona così nella vita reale. Però insomma, se impariamo a darci un po’ meno peso, il nostro adorato schermo sopravviverà alla visione.
Lo stagista inaspettato – Nancy Meyers (2015)
Ok, la Meyers ci sballa davvero con le commedie di questo tipo. Vi dicono niente Genitori in trappola, L’amore non va in vacanza o È complicato? No? Beh, peccato. Comunque sia la linea della Meyers è proprio quella della commedia piacevole, recitata bene e con una sua morale, senza diventare troppo pesante. Lo stagista inaspettato è ancora una volta coerente.
Ben – Robert De Niro – è un settantenne in pensione, che sceglie di provare a diventare stagista in un programma “per senior” presso una società che vende vestiti online. Perché? Perché ama lavorare, e il lavoro gli manca. Così tanto che, di fronte a una direttrice, Jules (Anne Hathaway) che non se lo fila perché lo sottovaluta, lui non si perde d’animo e aiuta tutti, sempre carico di una dose di gentilezza ed educazione disarmanti. Vi verrà il panico, se vi ricorderete che quello è l’uomo che ha recitato in Taxi Driver. Insomma, i due diventeranno amici e Ben aiuterà Jules a sistemare la propria vita, senza dimenticarsi dei propri valori.
Da guardare ogni tanto perché
Ricordarsi quanto siano belli e gradevoli i “valori di una volta”, come la riservatezza e l’educazione è già di per sé importante e piacevole, ad oggi. Lo stagista inaspettato però ci mette un altro tema importante, e insolito nelle commedie: ci ricorda che, più dell’amore, è importante fare ciò che si desidera, e non dimenticarsi di realizzare i propri progetti sacrificandoli per qualcun altro.
Da ricordarsi che è un filmetto perché
Non sono propriamente pecche tecniche quelle proprie di questi film. Tendenzialmente, trascurano qualcosa in nome di qualcos’altro. Lo stagista inaspettato, per ricordare l’importanza di realizzarsi anche a costo di perdere qualcuno lungo la strada, mette in cattiva luce il marito di Jules, tale Matt, senza considerare la condizione stressante in cui lei stessa lo pone. Ciononostante, nei fatti, la mette in evidenza, diventando dunque un po’ incoerente.
Crazy, Stupid, Love – Glenn Ficarra, John Requa (2011)
Ecco, questa per me è LA commedia da rivedere. E sì, la sua presenza su Netflix aiuta. Non ci posso fare niente, trovo che le commedie con le storie che si intrecciano alla Love Actually siano già in partenza brillanti e divertenti. Se poi a questo si aggiunge un cast non da poco (Steve Carell, Julianne Moore, Ryan Gosling, Emma Stone e persino un po’ di Kevin Bacon) per me hanno già vinto.
Steve e Emily (Carell e la Moore) sono sposati e si scontrano con la necessità di un divorzio, dopo un tradimento da parte di lei. Cal, completamente depresso, passa le sue successive serate in ciucca triste in un bar, raccontando le proprie disgrazie. Viene però fermato dal figo del posto. Jacob (un Ryan Gosling che fa nuovamente sfoggio di un fisico niente male) decide di rimetterlo a nuovo e insegnargli i trucchi del mestiere. Tutto bene, fino a quando entrambi non si scontrano, l’uno per la prima volta, l’altro nuovamente, con l’importanza che ha un sentimento sincero rispetto alla botta e via. Non senza un paio di adorabili e spassosi equivoci.
Da guardare ogni tanto perché
Crazy, Stupid, Love mette in luce esattamente il tipo di amore che si presta alle commedie, e quello che un po’ tutti desideriamo. Un amore semplice, che non nasce e non è fatto di momenti drammatici e plateali, ma anzi è costellato di figure di merda, problemi e imbarazzi. Ma che funziona, nonostante tutto. Una commedia che ci ricorda a cosa sarebbe giusto ambire, nel cercare qualcuno con cui passare la vita: qualcuno che ci ascolti, che ci faccia ridere, tutta l’accozzaglia di banalità da film direte voi. Quella che però ci dimentichiamo troppo spesso.
Da ricordarsi che è un filmetto perché
Personalmente la trovo una commedia davvero equilibrata per essere romantica. Posso però supporre che risulti stucchevole in certi momenti e, come al solito, inverosimile. Però ragazzi, se non avete voglia di romanticismo e vi guardate un film che si intitola Crazy, Stupid, Love, la colpa è solo vostra.
Insomma, nella speranza che questi film vi possano aiutare come hanno aiutato me, ribadisco quanto sia importante, a prescindere da titoli e generi, schiodarsi un po’ da quella linea di pensiero per la quale un film è un bel film solo se tecnicamente impeccabile e tematicamente densissimo. Il cinema, l’arte intera, esiste con un intento: quello di risultare piacevole, di far sentire meglio chi la realizza e chi ne fruisce. Sarebbe bello se questa verità non cambiasse.