“Stai aspettando un treno, un treno che ti porterà lontano. Sai dove speri che ti porterà ma non puoi esserne sicuro.”
Potrebbe essere la storia del vostro pendolarismo, lo slogan perfetto per l’utopia della puntualità sferragliante e invece è paradossalmente un assaggio della lunga storia d’amore tra cinema e treni.
Le parole del buon Cobb, a sua insaputa, descrivono alla perfezione quella strana sensazione che accomuna un solitario viaggiatore in attesa del suo treno allo spettatore che, spente le luci della sala cinematografica, si trova davanti al grande schermo con mille aspettative e timori. L’iconica figura della locomotiva, della sua inossidabile avanzata verso terreni e tempi inesplorati è strettamente interconnessa con la storia del cinema, tanto da segnarne gli albori. Risale, infatti, al 1895 L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat, uno dei primi pionieristici corti dei fratelli Lumière che, con la meraviglia della tecnologia e del movimento, incantava le prime ignare generazioni di cinefili.
Il fascino dei treni, questa strana mania, tuttavia, non si ferma all’alba della Settima Arte ma continua fino ai tempi più recenti. Non credete? Provate a pensare agli ultimi film in sala: sicuramente nell’ultimo mese di programmazione è presente un film in cui un treno gioca un ruolo principale! Perché non avventurarsi tra le radici di questa ossessione? Perché, allora, non riscoprire questo fascino multiforme?
Un treno per scappare con la mente
Il primo motivo di questo magnetico legame tra partenze e ritardi è il più semplice e banale. Il treno, il simbolo per eccellenza del viaggio, diventa il mezzo giusto per iniziare un’avventura in tempi e mondi lontani. Poco tempo dopo l’esordio dei Lumière, la compagnia cinematografica dell’onnipresente Thomas Edison – che con le invenzioni aveva preso indubbiamente gusto – conquistava le sale con i dieci minuti di sparatorie durante l’assalto dei banditi di The Great Train Robbery (1903). Il pubblico, tra colpi di pistola e acrobazie degne del peggior stuntman, viveva le atmosfere del più spietato West assaporando, con diversi decenni di anteprima, la sequenza gunbarrel di 007. Sessant’anni dopo, lo sguardo glaciale di Paul Newman e il ciuffo ribelle di Robert Redford ripercorrevano la stessa tratta con la stessa aria spavalda e avvincente, una rapina al treno alla volta in Butch Cassidy.
Dalla stazione cinematografica, però, non partono solo treni per l’antico West. Universi e paesaggi magici ospitano i convogli più sognanti alla fermata di Hogwarts, proprio a fianco al binario del Polar Express. L’unico anello di congiunzione tra racconti del passato e storie a suon di incantesimi, quello che può essere l’interrail della fantasia su rotaie è a bordo dell’insuperabile De Lorean, modificata opportunamente per l’occasione.

Dialoghi e vite sospese in carrozza
Un viaggio in treno, tuttavia, può trasformarsi in una riscoperta di se stessi e di una microsocietà riunita su qualche rappresentativo vagone. Dopotutto, per decenni questo mezzo, oltre che un simbolo di conquiste tecnologiche, è stato anche uno dei principali luoghi di socializzazione. Il treno, non-luogo per eccellenza, diventa palcoscenico dei drammi e delle gioie di un gruppo di viaggiatori silenziosi o schiamazzanti che, per la durata di un biglietto, si trova a condividere momenti della quotidianità. Non vi ricorda forse, in qualche strano modo, anche il cinema?
Come nelle migliori trasferte ferroviarie, però, non si può mai scommettere sulla simpatia del compagno di viaggio. Potrebbe rivelarsi uno strano psicopatico con intenzioni non troppo diverse dalle nostre come in L’altro uomo, gioiellino di tensione curato da nientemeno che Hitchcock, un’altro che con le fisse non scherza di solito. Un lungo viaggio in una terra esotica, infine, si può spesso trasformare in un’esperienza tragicomica di una famiglia sui generis come immaginato da Wes Anderson ne Il treno per il Darjeeling. Queste convivenze forzate, però, non sempre vanno a buon fine, anzi: possono creare seri problemi a quello che in apparenza poteva sembrare un innocuo viaggio…
Trappole su rotaie
Il motivo più intrigante, la situazione che mai vorremmo trovare su un treno, tuttavia, è quella che più appassiona sul grande schermo. Il treno, estremamente lussuoso oppure terribilmente deturpato, si trasforma in una prigione senza via d’uscita. I claustrofobici vagoni diventano celle in cui è difficile distinguere i nemici dagli amici. Quando ci scappa il morto, ogni certezza precipita e un piano astutamente congegnato crolla su se stesso. È il caso dello spensierato e rilassante – si fa per dire – viaggio da Istanbul a Calais, a bordo dell’Orient Express.
Se preferite tinte distopiche e non disdegnate la variante più realistica degli zombie-pendolari, gli amici capotreno coreani hanno anche questa volta i mezzi migliori: Bong Joon-ho preferisce intrappolare il pubblico nel gelo di Snowpiercer mentre Yeon Sang-ho rassicura i viaggiatori con l’apocalittico Train to Busan. Ho: una garanzia di puntualità e sicurezza, insomma!
Ogni treno può essere l’inizio di una nuova avventura. Ricordatevelo cari amici pendolari assonnati al lunedì mattina: si può affrontare la lunga odissea ferroviaria con le migliori armi cinefile! Aspettate… e se fosse tutto uno sfiancante e temibile loop proprio come in Source Code? Meglio non pensarci, immaginando altre storie su pellicola e, nel caso mancasse qualche titolo… ci scusiamo per il disagio!