Che dite? Evitiamo l’introduzione didascalica da rivista cinematografica del tipo “la saga de La casa è una serie di 3 film, tutti girati da Sam Raimi…” bla bla bla? Evitiamola dai. Non perché non sono studiato e non voglio fare brutta figura, ma perché questa trilogia è così schifosamente famosa che queste cose le sapete tutti.
Quindi, oggi, noi del MacGuffin ci vestiamo di nero e vi raccontiamo vita, morte e miracoli di una delle saghe horror più importanti e deliranti di sempre. “Dai Sam, adesso me la puoi anche allungare la mazzetta… quanti erano? 75 dollari? Dai, dai, passa qua”.

Ho già detto che Sam Raimi è super figo? Ah no? Bene, Sam Raimi è super figo. Sì, perché lui ha preso l’horror e ci ha fatto completamente il cazzo che voleva. Un po’ come Bruce Campbell con la recitazione, ma questo è un altro discorso. Credo che la trilogia de La casa sia un chiaro (e raro) esempio di come una saga funzioni solo ed esclusivamente grazie al suo ideatore: ed è questo che ha fatto Raimi, ha creato un cult, un’opera di riferimento, un concentrato di sangue e battute idiote senza eguali. Poi, nonostante la tua affermata fama come regista, ti sminchiano il finale dell’ultimo capitolo della tua saga-pilastro, ma non importa: andiamo a sfumacchiarci un joint col vecchio amico Bruce.
Tra spinelli e libri rilegati in carne smettiamo di fare gli idioti e andiamo al punto. Quella che vi aspetta è una rassegna degli elementi più caratteristici che hanno permesso a questa trilogia di diventare ciò che è: l’incarnazione del fetish di Sam Raimi per il sangue e gli scenari medioevali. Il che resta in ogni caso coerente, difatti quella cosa che prende forma nel finale de La casa 2 (o per i british The Evil Dead II) è l’incarnazione del demone, o del male, qualunque cosa esso sia.
Aspetta. Quindi per Raimi il fetish per il sangue e il Medioevo è il male incarnato?
La casa
Se si chiama La casa di certo il film non sarà ambientato in un campo da basket, e su questo ci siamo. Tuttavia credo che se un vostro amico vi dicesse “oh, fratè, andiamo a farci un weekend in uno chalet in montagna” voi rispondereste “cazzo sì, la droga chi la porta?”. Bruce Campbell a parte, le cose, nelle idee di Raimi, non sono andate esattamente così. “A me quello non sembra per niente un chalet accogliente, Sam” “ma no, tranquillo, fidati” (dal dialogo tra il produttore Robert Tapert e Sam Raimi in pre-produzione).
Ovviamente la fottuta casa è il tratto distintivo che subito balza all’occhio dello spettatore, è attorno ad essa che ruota (in senso letterale anche) tutta l’anima dei film, o forse dovrei dire “il demone dei due film… nel terzo, beh nel terzo ci sono i feudatari”. Diciamo che a prima vista, ma anche a seconda, terza e quarta la casa è a dir poco fatiscente e sicuramente nessuna persona sana di mente ci entrerebbe. Ma Bruce Campbell sano di mente non lo è e certi clichè horror non si possono infrangere, quindi…
Fatto sta che la casa ci permette di capire come il demone agisce e, superficialmente, da dove arriva. La cosa bella è che non sei al sicuro né fuori né dentro. Almeno ne La notte dei morti viventi dentro la casa gli zombie non c’erano. L’altra cosa bella è che Raimi gestisce alla grande la dinamica dentro-fuori che permea i primi due film, liberandosi in sequenze di sapientissima regia. E quando usciva La casa aveva 21 anni. Io a 21 anni… insomma, lo sapete.
Il sangue
Sì, lo so che il sangue c’è in ogni splatter, è tipo la sua caratteristica principale. Ma non è questo il punto. Quello che dobbiamo considerare è che su circa quattro ore e mezza di girato, Bruce Campbell ha la faccia intonsa dal sangue per tipo 10 minuti. No, quello che dobbiamo considerare è che di sangue in questa saga non è che ce ne sia così tanto, ce n’è incredibilmente tanto, e bello. Non sono un torturatore e nemmeno un vampiro, intendo che il modo che ha Raimi di realizzare il sangue è perfettamente scenico: quel rosso vivissimo, denso, brillante, che schizza ovunque in modo follemente pensato ti esalta in modo estremo. Mi riaggiusto la cravatta. E pensate che dalle ferite inflitte ai demoni fuoriesce latte diluito, altrimenti altro sangue. Mmmmmmh che buono.
Effetti speciali

Io credo che alcune sequenze di effetti speciali presenti in questa saga, a livello di qualità artistico-artigianale, siano ancora insuperati. “Ma si vede che sono artificiali”. Sì, e si vede anche il bastone di tuono pronto a fucilarti. Erano gli anni ’80, ok? Pochissima cgi esistente (e con pochissima intendo quasi nulla), niente green screen e soprattutto niente soldi: Raimi ha fatto La casa con un budget di uno sputo e mezzo in faccia (che in euro sono 350.000). L’unica cosa che possiamo fare quindi è ammirarli questi effetti speciali e chiederci “ma come cazzo ha fatto?”. Con le cose che trovava in giro probabilmente, da vero cultore dell’indie-movie. Ma se c’è una cosa a cui (io, ma neanche voi) non potete assolutamente resistere, questa è la bellezza della stop-motion made by Sam: semplicemente spettacolare, una cosa che Tim Burton levati e fai spazio ai più grandi che qua abbiamo dei corpi in decomposizione da animare. Gli effetti speciali de La casa sono incredibili proprio perché artigianali, fatti senza tecnologia, con il solo spirito di intraprendenza, e se i risultati sono questi…
Il necronomicon

Il necronomicon poteva essere la storia di un’affascinante macguffin, ma non lo è stata. Da tatuare sul petto col sangue.
Genialata suprema di Raimi, che per mezzo del libro prodotto da Gucci ha potuto dare una giustificazione a TUTTO. Al sangue, ai demoni, ai cavalieri medioevali, alle tipe che urlano, alla stupidità di Bruce Campbell, alle facce in decomposizione, a tutto. Il necronomicon è il vero fulcro della saga, è quella cosa che aggiunge spessore e permette ai film di non essere solo degli horror sbudellosi e demenziali (anche se non fa mai male): il necronomicon crea una storyline solida e soprattutto crea un universo narrativo, che poi diverrà anche universo espanso, perché i soldi sono sempre belli, anche più del sangue e delle motoseghe al posto delle mani. L’unica cosa che non è chiara è come distruggerlo. Ma se ci pensate anche questa è una genialata, perché permette alla saga di andare avanti all’infinito. E poi è fatto in vera pelle umana, cioè cose che Louis Vuitton fa trasportini per cani.
Bruce Campbell

Ebbene sì, l’ho tanto preso per il culo, ma eccoci qua. Lo ammetto, senza l’uomo mascellone questa saga non sarebbe potuta esistere. Non so nemmeno spiegarvi bene il perché, sarà il suo sangue che ormai è un’entità unica con le pareti della casa, sarà che sa fare così bene la parte dell’idiota, sarà che sa farsi prendere a mazzate per tutti i film uscendone comunque vincitore, non lo so, ma lui è Bruce Campbell, in arte Ash, e lui è l’eroe del cielo che sconfiggerà l’armata delle tenebre. Quest’uomo, così, con nonchalance, si taglia una mano e la sostituisce con una motosega. E poi Bruce Lee muore ingerendo della cannabis, pff!
Il trash
Ahhhhhh! Annusatelo, respiratelo, assaporatelo. Quel gusto di lezzo e sudicio, di demente e ritardato. Amatelo.
Come si fa a non apprezzare QUESTO tipo di trash; non è quello casuale, fatto male e che fa schifo perché i registi sono incapaci e i soldi sono pochissimi; no, questo è fatto male ed è bellissimo: perché è fatto apposta. In un certo senso è come se Raimi abbia preso per il culo tutti i b-movie mai fatti da essere umano e ci si diverta pure. Il trash de La casa (soprattutto quello de L’armata delle tenebre) è genuino, sano, ne vuoi di più ogni minuto che passa, vuoi che Campbell dica ancora una volta dammi un po’ di zucchero baby, vuoi le donne violentate da demoni, vuoi i necronomicon che ti mangiano le mani e gli scheletri che ti infilano le dita nel naso. Quindi noi del MacGuffin siamo degli osannatori del putridume cinematografico? No, perché Sam Raimi fa il trash in modo consapevole, lo fa apposta, quasi per deridere il genere horror stesso, e creandone un nuovo tipo. Sì, perché percorrendo la trilogia è come se ci spostassimo dall’horror propriamente (circa) detto allo slapstick, ma è quando raggiungi il mix tra queste due cose che hai fatto il capolavoro.
Il problema L’armata delle tenebre
Non avete già smesso di leggere? Oh, wow, grazie, pensavo di aver creato il finimondo.
Non voglio contraddirmi: se il trash di Raimi è fantastico, è normale che L’armata delle tenebre sia l’apice. Il mio problema (probabilmente solo mio) è un altro. Perché rinunciare a un marchio caratteristico della saga? E non sto parlando della casa, a livello narrativo lo spostamento nel Medioevo ha senso e anzi fa da colonna portante al trashume. Ma lo splatter? Tutto quel fantastico sangue? Tutto il lerciume della casa, il macabro (che c’è in parte), l’oscurità che sopraggiunge dove sono finiti? In particolare il sangue. La casa si era distinto soprattutto per il suo essere splatter in modo così unico e innovativo, mentre ne L’armata delle tenebre non credo di ricordare nemmeno una goccia di sangue. Oh, già, il pozzo. Sì, ma oltre a quello niente! Neanche se ti sparano in faccia! Sarà che doveva essere un film (anche) per famiglie? Sarà che Raimi ha improvvisamente sviluppato un’intolleranza al pomodoro?
Se avessimo avuto lo splatter de La casa 2 e il trash de L’armata delle tenebre credo che starei gridando al miracolo cinematografico più lercio mai avuto. E sarebbe un bene.