True Detective 3 sta entrando nel vivo, ma un dubbio ci assale: Purple Hays non ci starà mica portando fuori strada?
Se pensavamo che questo terzo episodio avrebbe cominciato a sciogliere qualche piccolo nodino dell’intricata matassa presentataci nelle prime due puntate siamo rimasti parecchio delusi: “The Big Never” non fa altro che buttare altra legna sul Grande Falò Delle Domande.
Ma cos’è successo nel dettaglio in questo episodio da farci rimanere col fiato tanto mozzo?
1980: le bugie dei bambozzi generano mostri
Hays e il partner West, altrimenti detto “Iolao”, sono alle prese col messaggio del rapitore quando all’improvviso sorge un terribile dubbio: e se Will e Julie avessero mentito sul fatto che, il pomeriggio della loro scomparsa, stessero andando a visitare il cucciolo del loro migliore amico?
L’ipotesi viene rapidamente confermata aprendo nuovi torbidi scenari: come e insieme a chi passavano le giornate i Purcell?
Chi sono l’uomo nero e la donna bianca a bordo della berlina marrone più volte visti insieme ai ragazzi?
Ma soprattutto: perché mentire?
Le domande si accumulano mentre l’episodio procede lentamente, a tentoni, guidandoci tra ritrovamenti di giocattoli e dadi da gioco di ruolo (e se i bambini fossero stati costretti a un perverso gioco di ruolo da parte del loro aguzzino prima di sparire?), il tutto costruendo a poco a poco il rapporto tra Hays e la futura moglie (splendido il discorso sul Tempo, vero e proprio tema fondativo di questa terza stagione), mostrando la tensione crescente nella campagna dell’Arkansas che sfocia nel pestaggio del nullatenente Brett che, verso la fine, abbranca un misterioso borsone verde dall’aspetto pesante.
Cosa conterrà? Spillette del MacGuffin? Biscotti griffati True Detective 3? Fucili d’assalto? Vasetti di Nutella? Corpi d’infante?
Ho perso il conto dei punti interrogativi che questa nuova stagione di True Detective 3 ci sta suscitando.
1990: la rivincita di Iolao (mentre Hays perde i figli all’Iper)
Lo avevamo etichettato come personaggio anonimo e subito Iolao dal Biondo Crine si prende la scena: il 1990 è la storyline principale di questo “The Big Never” e il detective West ne è il vero protagonista. Sentiamo la sua deposizione, che tra l’altro ha la funzione narrativa di aprire le agghiaccianti finestre sul 1980, e poi scopriamo che a condurre la task force necessaria per rintracciare la rediviva (forse) Julie Purcell sarà proprio lui, e proprio lui chiede aiuto al vecchio partner di colore riformando così la vecchia coppia (come dite? La stessa cosa che accadeva a Marty e Rust nella prima stagione?).
Magheggi politici o “questioni di pigmentazione”, come sibila amaro il mezzo sbronzo Hays (del quale cominciamo a notare la confidenza con la bottiglia)?
Non dimentichiamoci che il buon Pizzolatto è capacissimo di infilare sottotesti politici nelle sue storie di detective tormentati: questa volta tocca al razzismo, lo abbiamo capito fin dal primo episodio.
Mentre Iolao spadroneggia cupido facendo incetta di cariche pubbliche, Hays è in crisi nera, le domande e i dubbi per un antico errore lo tormentano e le conseguenze non tardano a farsi notare: i pantaloni in casa infatti li porta la moglie, l’intraprendente Amelia che fa la maliarda per scucire ai poliziotti incaricati quello che si sa sulle impronte di Julie Purcell. Nel frattempo il marito va in bambola al supermercato dopo essersi smarrito la figlioletta, impegnata probabilmente a fare la comparsa in un episodio di Stranger Things.
2015: ma non è mica che mi son rincoglionito?
Ma è il 2015 l’arco narrativo di questo True Detective 3 che ci suscita le suggestioni più sugose: il vecchio Hays, dopo essersi ritrovato con la macchina ad alcuni chilometri da casa nel cuore della notte, si fa visitare e scopre quello che sapeva già: il suo cervello non funziona più come dovrebbe. Mentre procede l’intervista per il documentario di Elisa, torna alla sua mente ballerina la berlina marrone che probabilmente sarà una delle chiavi utili a scassinare il forziere che contiene la soluzione del caso Purcell.
Ed è questo il momento, quando Hays riflette sull’autovettura misteriosa nel silenzio della sua sera, che gli appare la visione dell’ormai defunta moglie Amelia.
Ecco.
A questo punto mi chiedo: ma siamo veramente sicuri che di Hays ci si possa fidare? Siamo proprio certi del fatto che il diabolico Pizzolatto non ci stia perculando, mostrandoci quello che vedono la mente e la memoria fallate dell’anziano detective?
Perché ovviamente questo comporterebbe un colpo di teatro praticamente senza pari nella storia di True Detective e la sola ipotesi non può fare altro che farci venire l’acquolina in bocca in attesa dei prossimi episodi.
La chiudiamo così, portandovi questa suggestione malata e un augurio: che alla fine Iolao diventi presidente degli U.S.A.