Ho letto da qualche parte che per scrivere un articolo come si deve bisognerebbe evitare di parlare delle proprie esperienze personali. Ma la via per l’inferno degli scrittori dilettanti è lastricata di articoli (in parte) autobiografici.
Per i nati negli anni ’80 gli Stati Uniti erano un posto dove tutti erano bellissimi e fighissimi. A dire il vero non avevamo molte fonti a disposizione. In pochi avevano avuto la fortuna di andare a vedere di persona come stavano effettivamente le cose. Perciò ci dovevamo basare su quello che si vedeva alla tv o al cinema. Ma non c’erano Sky o Netflix, e l’Internet era praticamente agli esordi (e comunque in 56k).
Così
Era l’immagine di un paradiso pieno di opulenza e coetanei felici, ai quali invidiavo tra le altre cose:
- Gli armadietti dove posare i libri
- I campi da football a scuola, invece delle palestre non a norma
- Halloween
- Quei cosi di zucchero che mettono sul fuoco quando fanno i campeggi
- La prospettiva di guidare a 16 anni
Beverly Hills 90210, Baywatch, Dawson’s Creek ci parlavano di un posto fantastico dove certo, capitavano anche le disgrazie, ma tutti le affrontavano senza mai spettinarsi, con una grazia ed una patina eterea che noi non avremmo mai potuto avere. Era come se là fuori stessero accadendo le cose, mentre noi eravamo confinati in un angolo nebbioso della carta geografica.
Poi va beh, siamo cresciuti, ci siamo informati, abbiamo capito che le cose non stavano proprio come ci avevano raccontato. E anche qui lo abbiamo capito attraverso i film, attraverso la tv, attraverso le serie.
Non so se ve ne siete accorti, ma da qualche settimana un tizio che ha fatto anche qualche comparsata in tv è diventato Presidente degli Stati Uniti. Per alcuni di noi è stato come un corto circuito emozionale, che ha fuso la realtà con il nostro immaginario pop.
BAAAAAAAAAMMMMM
Corto circuito nel quale a quanto pare sono caduti anche i sondaggisti, americani e non, che di queste elezioni non ci hanno capito niente. La vittoria di Hillary Rodham Clinton era data per scontata come le risate finte ne I Robinson. Ecco, credo che inconsciamente si sia immaginata l’America come quel posto là, quel luogo immaginario che passa da New York alla California senza sapere/vedere/capire cosa c’è oltre. Senza calcolare che non vota solo Manhattan, o la Silicon valley, o Harvard. C’è un mondo in mezzo. E non è poco.
Acqua… acqua… fuochino…
Allora proviamo a fare un gioco noi. Proviamo a tastare il polso dell’America profonda, la pancia. Usiamo la prima stagione di True Detective come laboratorio. Ne abbiamo parlato meglio qui, quindi non perderei troppo tempo a dilungarmi sulla trama. Louisiana: poliziotti impegnati, persone perbene, domande sul senso della vita, la grande città, educazione religiosa, pedofilia, case nelle paludi, satanismo, voodoo. C’è tutto. 8 Novembre 2016, Election Day. Li prendiamo in blocco, li trasportiamo di peso alle urne e vediamo cosa ne esce fuori.
Ah: solo i personaggi che parlano più di 10 secondi. O comunque dicono cose importanti. O che se proprio non parlano, almeno fanno cose significative.
OCCHIO ALLO SPOILER
In rigorosissimo ordine di apparizione:
DETECTIVE MARTY HART
Maschio, bianco. Il tipico americano con la bandiera che sventola in giardino. Beveva molto, poi ha smesso e si è buttato sulla religione, ma ha saltato la parte dove si dice che non bisogna commettere atti impuri. Resta comunque un buon padre di famiglia. Finirà per passare le serate da solo in un monolocale guardando film western con una cena precotta. Poliziotto prima, detective privato dopo. È davvero un brav’uomo, non ce lo vedo ad una manifestazione contro la teoria dell’evoluzione. Ma mi sembra davvero uno di quelli tanto fieri di essere americani, quindi io dico Trump.
DETECTIVE RUSTIN COHLE
Maschio, bianco. Ateo. Texano. Poliziotto, alfiere del pessimismo cosmico. Taciturno, magnetico, allucinato, tormentato. Beve, fuma, prende pillole. Figlio di un survivalist, cresciuto sotto il cielo dell’Alaska. Sembrerebbe una Sarah Palin più nichilista, ma è quanto di più lontano possa esistere. Finisce per fare il barista di un locale che neanche i peggiori bar di Caracas, e fondamentalmente lo fa per bere gratis. Non ce lo vedo a scrivere “Trump” sulla scheda. Ma penso neanche Hillary. Astenuto.
LE FIGLIE DEL DETECTIVE HART, AUDREY E MACEY
Figlia modello e figlia ribelle. Macey finirà a Chicago a fare l’insegnante in una specie di servizio civile. Audrey espone quadri a New Orleans. Due voti facili per Hillary.
DETECTIVE STEVE GERACI
Rozzo, aggressivo. Non frequenta bei giri, e non è paladino dell’integrità morale. A naso, Trump.
CAPO DELLA POLIZIA KEN QUESADA
Ok, il cognome ispanico che mi farebbe dire Clinton, però mmm… difficile. Forse Trump.
ANNETTE E LUCY
Prostitute. Nel ’95 battevano in locali frequentati da camionisti. Dato lo stile di vita, non sono sicuro che siano sopravvissute. Forse sì, ma difficilmente si saranno registrate per votare.
MAGGIE HART, (EX) MOGLIE DI MARTY
Infermiera, bianca. Ama il marito ed ama le figlie. Donna profonda, decisa, non proprio un mostro di simpatia. Questa è facile: Hillary.
DICILLO, IL MEDICO LEGALE
Nero, medico. Hillary sulla scia di Obama. Il prossimo.
I DETECTIVE GILBOUGH & PAPANIA
Si muovono nel 2012. Funzionari pubblici di colore. Hillary, ma anche qui più per l’endorsement di Obama.
CHARLIE LANGE
Ex marito di Dora Lange. In carcere nel 1995, è una sintesi riuscita fra il redneck e l’hipster. Se è uscito di prigione (ma credo di sì) e se è sopravvissuto, Trump al 110%. Lo posso vedere al volante di un pickup col cappello rosso MAKE AMERICA GREAT AGAIN.
REVERENDO BILLY LEE TUTTLE
Personaggio viscidissimo. Cugino del Governatore dello Stato. Ha gli armadi pieni di scheletri, e di fotografie. Però i morti non votano, quindi passiamo serenamente oltre.
MRS. KELLY, LA MADRE DI DORA LANGE
Vive in posto desolato, ed ha un fortissimo mal di testa già nel 95, che combatte con pillole e Ave Maria. Dubito sia arrivata viva al 2016.
CARLA, LA MECCANICA
Amica di Dora, gestisce un’officina. Beve birra (o comunque un liquido giallo) da un bottiglione di vetro. Per me Trump, non tanto per la salopette di jeans ma perché mi sembra interessata a rilanciare il mercato dell’automobile.
LISA TRAGNETTI, LA STENOGRAFA DEL TRIBUNALE
Prima amante di Marty. Sembra discretamente studiata, anche se non si fa notare per le sue doti intellettuali. Donna, bianca. Hillary.
LA PROPRIETARIA DEL “RANCH”, BORDELLO A CIELO APERTO
Si capisce poco di lei. Sembra una donna molto forte, indipendente, Clinton.
IL SUOCERO DI MARTY
Bianco, sulla sessantina, estremamente razzista e benestante. Odia Clinton (Bill) e lo dice anche esplicitamente. Voto in cassaforte per Trump.
JOEL THERIOT, IL REVERENDO AMBULANTE
Ministro evangelico, ma soprattutto capello impegnativo alla Elvis. È fautore di una religione vecchio stile, finché non gli bruciano il tendone. Perde la fede, trova la bottiglia e diventa una specie di barbone. Trump.
BURT, LO SCEMO DEL PAESE
Già nel ‘95 non è in formissima. E’ stato in carcere 2 anni per essersi spogliato a scuola. Non so se arriverebbe vivo al 2016, e comunque non ci sarebbe arrivato lucidissimo.
JENNIFER, AMICA DI MAGGIE/FIDANZATA DI RUST
Non sembra andare molto a genio a Rust, né sembra particolarmente brillante. Fidanzati più per noia (di lui) che per altro. La sera divano e televisione, ma non ce la vedo a manifestare in favore del muro col Messico. Mah, alla fine Hillary ma con poca convinzione.
IL VECCHIO PESCATORE
Vecchio stereotipatissimo zoticone con accento sudista. Trumpissimo.
ERROLL CHILDRESS
Il Re Giallo, in quanto re, diffida dalla democrazia e non vota.
GINGER, IL MOTOCICLISTA
Dopo uno dei piani-sequenza più belli che io ricordi, non capisco bene che fine faccia. Credo carcere. Comunque a votare non ci sarebbe andato.
DEWALL E REGGIE LEDOUX
Cucinare meth e tatuarsi le svastiche possono servire per stupire gli amici alle feste, ma non danno titoli per esprimersi sul Transatlantic Trade and Investment Partnership. Per di più da morti.
BETH
Donna, bianca, commessa ex prostituta salvata dalla strada (che poi in realtà era un ranch) dal detective Hart. Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ti mandano le foto porche sul telefono. Hillary.
IL CAPO DELLA POLIZIA LEROY SALTER
Nuovo capo della polizia, maschio, bianco. Deciso, poche parole, sbrigativo, Trump.
TOMMY BOELERT AKA JOHNNY JOANIE, IL TRAVESTITO
Esercita la professione in un locale di New Orleans, dopo essere stato violentato da piccolo. Boh, credo abbia a cuore i diritti della comunità LGBT. Hillary.
ROBERT DOUMAIN
Il padrone del bar dove lavora Rust. In due episodi non dice una parola. Padre di un ragazzino scomparso, ce l’ha a morte coi poliziotti. Si alza dalla sedia del suo locale solo per sparare. Non per votare.
LA SORELLA DEL KILLER
Lasciamo stare.
VARIE ED EVENTUALI
Ci sono poi una serie di personaggi secondari, operai, meccanici, puttane, spacciatori, motociclisti che compaiono nel corso degli otto episodi. Non sempre hanno un nome, quasi mai fanno/dicono cose memorabili o parlano più di qualche secondo. Non tutti saranno sopravvissuti, non tutti avrebbero votato. Facendo una stima approssimativa dò sette voti a Trump e due a Hillary.
ED ECCO I RISULTATI
TRUMP: 16 voti
CLINTON: 13 voti.
Che dire. Nic Pizzolatto aveva capito tutto? Non so. Di sicuro è solo un gioco, non c’è valore scientifico in tutto ciò. Non so cosa ci riserverà il futuro, se la Terza guerra mondiale o altro. Forse dovremmo vedere altre serie tv per capirlo, o magari vedere la seconda stagione di True Detective. Quello che è certo è che poche settimane di presidenza Trump hanno prodotto cose bellissime come questa: