Film

Turner: una pennellata in pellicola

Quando ho scoperto dell’esistenza di un film su Joseph Mallord William Turner (eviterò battute scontate sui sedici nomi con il resto di due), ero molto interessato. Sia perché è uno dei miei pittori preferiti, sia perché conoscevo poco della sua vita oltre alle tele e, solitamente, quando gli inglesi confezionano un prodotto sulla loro storia lo fanno in maniera precisa e accurata. Poi ho visto che ad interpretare Turner era Timothy Spall. Che, se per caso il nome non vi dicesse niente, è il Peter Minus di Harry Potter (Codaliscia, per intenderci). Ora, forse è solo un problema mio, ma quando mi immagino un grande artista del passato ho sempre nella mente una figura titanica, dalla vita sregolata e dalle folli passioni (ancor di più se si tratta di un Romantico). Quindi potete immaginare il disappunto quando ho visto le immagini di Peter Minus con il pennello al posto della bacchetta. Beh, non sono mai stato tanto felice di sbagliarmi.

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Timothy Spall si cala nel ruolo del pittore come la tela nel colore, tratteggiando un carattere che si rivela lentamente man mano che il film prosegue. L’apparenza burbera e scontrosa viene mitigata da piccoli dettagli, che compongono la sua vita come pennellate inaspettatamente fulminee, sprazzi di luce che tagliano un alone di tenebra che Turner si era cucito addosso nel corso degli anni. Una recitazione fitta di grugniti (magari Di Caprio ha preso appunti prima di Revenant), che però fa emergere l’accuratezza e la precisione linguistica di Spall, frutto di un lavoro di ricostruzione storica della lingua che caratterizza tutto il film.

Si riesce infatti a respirare l’atmosfera inglese della prima metà del 1800, sebbene siano pochi i luoghi che il film esplora (soprattutto perché tratta degli ultimi 25 anni della vita del pittore). Ma Spall riesce a reggere tutta la pellicola sulle sue spalle, stringendo gli occhi e folgorando con lo sguardo adulatori e detrattori come fossero solo voci in lontananza, inutili commenti di fronte alla maestosità delle sue tele.

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È proprio questo il quid in più del Turner di Mike Leigh, cioè il parallelismo riuscito tra il carattere del pittore e la forza delle sue opere. Al personaggio storico interpretato da Spall non interessavano i soldi o gli apprezzamenti, voleva riuscire a trasporre il suo essere nei quadri, sublimandolo attraverso la potenza del soggetto dipinto. Celebre in questo senso è L’incendio delle Camere dei Lord e dei Comuni, al quale Turner assistette dal vivo e, come nella scena in cui ormai malato corre fuori casa per dipingere, sentì il bisogno fisico di immortalare quell’avvenimento così mostruosamente grandioso.

Pittore eclettico, Turner fu un precursore dell’impressionismo, e infatti durante i suoi ultimi anni venne reputato un pazzo nel dipingere, quasi come avesse perso la luce. Ma il pittore sapeva benissimo a cosa stava andando incontro, infatti il film cristallizza la scena della nave Téméraire (vittoriosa nella battaglia di Trafalgar), che viene trainata da un battello a vapore verso la sua demolizione. Nel quadro dipinto successivamente, Turner consegna ai posteri un testamento artistico di potente malinconia, la consapevolezza dell’inevitabile passaggio del tempo che avrebbe sommerso anche il suo stile pittorico. (Il quadro, conservato alla National Gallery di Londra, è anche “motore” di una scena dello Skyfall di Sam Mendes).

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A tenere insieme tutta la pellicola è una fotografia che, nemmeno a dirlo, riesce ad accostare il più possibile il film ad un quadro, creando scene che sembrerebbero appena uscite da una tela. (Ma forse con un piccolo aiuto della CGI, forse eh, non ne sono sicuro, se mi sbaglio non sacrificatemi sull’altare dell’arte).

Vi avverto, non aspettatevi un film ricco di colpi di scena o che vi farà aggrappare al divano. Turner è un film lento, ma deve esserlo, e con una regia discreta ma presente riesce a tratteggiare una figura storica che ha donato la sua vita alla pittura. Un artista che negli anni finali della sua vita (e in una delle ultime scene del film) ha compiuto un gesto coraggioso che vi stupirà, tutto per amore dell’arte.

Edoardo Ferrarese

Folgorato sul Viale del Tramonto da Charles Foster Kane. Bene, ora che vi ho fatto vedere quanto ne so di cinema e vi starò già sulle balle, passiamo alle cagate: classe 1992, fagocito libri da quando sono nato. Con i film il feeling è più recente, ma non posso farne a meno, un po' come con la birra. Scrivere è l'unica cosa che so e amo fare. (Beh, poteva andare peggio. Poteva piovere).
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