
Tutto il mio folle amore – Ritorno alla fuga
Sono passati sedici anni dalla nascita di Vincent. Da allora i suoi genitori non si sono mai più incontrati. Elena, la madre, è rimasta a suo fianco e si è sposata con Mario, pacioso direttore di una casa editrice. Willy, il padre, coltiva il suo sogno di fare il cantante tra una festa in balera e l’altra, finendo spesso per attaccarsi ad una bottiglia. Una sera, alzato troppo il gomito, trova il coraggio di presentarsi a casa di Elena per nostalgia del figlio che non aveva mai visto. Ovviamente lei cerca di cacciarlo di casa, ma riesce comunque ad incrociare il giovane, scoprendo così che soffre di autismo. Vincent è colpito da questa persona nuova. E’ talmente incuriosito da infilarsi di soppiatto nel mini-van di Willi e iniziare, a sua insaputa, una fantastica avventura.
“Non è importante la meta, ma il viaggio. Nel viaggio si è più indifesi, si è più aperti, vulnerabili. Ed è per quello che ha un valore aggiunto per me.” ha affermato Gabriele Salvatores in conferenza stampa al Festival del Cinema di Venezia per introdurre il film. Questa asserzione però si può usare per la maggior parte della sua filmografia, dai primi film (uno su tutti, Marachesh Express) fino a Mediterraneo che lo ha consacrato come uno dei migliori talenti del nostro cinema. Dopo la parentesi dei due cinecomics su Il ragazzo invisibile, il regista partenopeo torna alla tematica che più lo contraddistingue con Tutto il mio folle amore: la fuga dalle responsabilità e dal mondo reale per scoprire sè stessi.
La pellicola è liberamente tratto dal libro Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas, che racconta la storia vera di Andrea e Franco Antonello, padre e figlio autistico che hanno viaggiato in moto dagli Stati Uniti al Sud America. Willy e Vincent invece attraversano il confine est dell’Italia per una semplice trasferta musicale in Slovenia e Croazia. D’altronde Willy è conosciuto come il “Modugno della Dalmazia” e Claudio Santamaria, che lo interpreta, ha una voce calda e dolce proprio come quella del noto cantante. Santamaria riesce a dare a Willy l’anima di chi prende la vita alla leggera ma che sotto sotto si affeziona e sa sacrificarsi per le persone care. Willy davanti alla sincerità di Vincent rimane spiazzato. Il ragazzo, interpretato da Giulio Pranno che arriva per la prima volta il grande schermo, ha uno sguardo di meraviglia per tutto ciò che lo circonda. Una semplicità che scalda il cuore immediatamente.
E non dimentichiamoci loro, le due muse del cinema di Salvatores: Valeria Golino e Diego Abatantuono in Tutto il mio folle amore sono una coppia premurosa e protettiva, disposti a tutto per ritrovare il figlio scappato. Il viaggio diventa per loro un espediente per analizzare il loro rapporto con intelligenza. Mentre Willy e Vincent nel loro si perdono, scapppano, litigano, scherzano, cantano, urlano; insomma vivono la vita a pieno. Una vita che sembra leggera e piena di sorprese, senza dover pensare al futuro. Lasciandosi guidare solo dal sorriso.
Ecco, questa è la vera essenza del cinema di Salvatores: vivere ogni tanto in fuga da tutto e da tutti è un balsamo che apre la mente e il cuore e ci rende tutti migliori.