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Twin Peaks 3, episodio 1-2: una Loggia più Nera che mai

Twin Peaks 3: ci rivediamo dopo 25 anni

Da quando è stato annunciato il ritorno di Twin Peaks la vostra affezionatissima vive in uno stato di ansia semi-cosciente, in quel limbo che anticipa il risveglio dei tuoi migliori ricordi adolescenziali o la fine di ogni speranza nel genere umano. Sono una fan irriducibile della serie (e di David Lynch) fin da quelle oscene proiezioni notturne & doppiate che recuperavo di nascosto su TeleGold, rinunciando a dormire sonni tranquilli per i mesi a venire, con lo spauracchio di Bob a fare capolino dalla testiera del letto.

Alla fine è successo. Come succedono le eclissi di sole, i Natali in spiaggia e le morti per asfissia da autoerotismo. Ci siamo uniti in preghiera (o in meditazione trascendentale) da ogni angolo del globo, augurandoci che non fosse una vaccata. E dopo la visione dei primi due episodi di Twin Peaks 3 mi sento di dire questo, sottovoce e con divino timore: non sembra affatto una vaccata, anzi, non mi sento più il cervello. Sembra solo un prodotto molto, molto diverso da quello che ricordavamo (e aspettavamo).

E ora vi chiedo: vogliatevi bene. Non leggete oltre se non avete ancora visto i primi due episodi (on demand su Sky, o se siete bruttissime persone che aspettano il doppiaggio italiano made in Siri, disponibili dal 26 maggio). Perché da qui in poi io non accenno, io spoilero. Forte. E continuerò a farlo di puntata in puntata. Quindi rimanete con il browser ben aperto su The MacGuffin, e un ceppo a portata di mano: it is happening again.

Episodio 1 e 2 – Twin Peaks 3

Lo ritroviamo dove l’abbiamo lasciato, il buon Dale Cooper: nella Loggia Nera a farsi intortare da Laura Palmer. Perché ad essere uscito dalla Loggia non è Dale. È il suo doppelganger, garrulo e sghignazzante ospite di Bob. Una cosa va detta di Kyle MacLachlan: l’hanno plastificato alla perfezione. Ha mantenuto intatti i suoi lineamenti di poliuretano espanso da 25 anni a questa parte.

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Nel frattempo, il dottor Jacoby non si sa come e perché vive in un accampamento nel bosco, e si fa recapitare misteriosi e voluminosi pacchi dal corriere. Ci è dato conoscerne il contenuto? Ovviamente no. Vorrai mantenere quell’alone di mystero che fa molto Twin Peaks 3.

Ci ritroviamo in un nuovo set: una stanza d’ispirazione post industriale, con un ragazzo intento a fissare una scatola di vetro, che dà su un oblò rivolto ai grattacieli della città. Sta seduto in poltrona, su una pedana rialzata che ricorda paro paro quella di Strade perdute. Buttacelo, un po’ di autocitazionismo, ogni tanto. Madeline Zima, la Mia di Californication, ce sta a provà disperatamente con il ragazzotto, e riesce a infiltrarsi sul divano a pomiciare. Si scopre che il ragazzotto è pagato da un miliardario misterioso per fissare quella scatola di vetro, nell’attesa che succeda qualcosa. E qualcosa succede, ohssì: un mostrillo alieniforme all’improvviso salta fuori dalla scatola e li peVcuote molto Vudemente: salutate le tette di Madeline Zima, recitano sempre molto bene ma temo non le rivedremo.

Più nero del nero

Già dalle battute iniziali, ci arriva dritta allo stomaco una messa in scena più cupa, horror e meno adorabilmente grottesca di quella a cui ci aveva abituati Twin Peaks sul piccolo schermo. In effetti, ammetto che per il momento c’è una cosa che mi manca molto: quella patina di finto melò trash da telenovela, che si incastonava in modo dissonante e delizioso con gli innesti più foschi, sanguigni e visionari della serie.

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Breve flash sul Great Northern Hotel: Ben Horne è ancora (saldamente?) al comando, con il fidato fratello Jerry, e ci regalano un simpatico quadretto di vita famigliare. Il motivo della loro apparizione ci è del tutto ignoto. Ci sono in effetti degli stacchi sui personaggi della serie originale che sembrano più diorama estetici e simbolici che momenti funzionali alla trama. Purché non cominci a filmarmi di nuovo dei topini antropomorfi (vade retro, Inland Empire) io ci sto dentro.

Finalmente Lynch ci mostra il doppel-Cooper per la prima volta: si è fatto crescere i capelli, e va di pelle e pitonato manco fosse uscito da Cuore selvaggio. Lo ritroviamo intento ad assoldare per qualche crudele missione una coppia di giovinastri, in un covo di redneck in sedia a rotelle che non si vedeva niente del genere dai tempi di Non aprite quella porta. Lasciamo subito doppel-Cooper al suo destino per immergerci in una sequenza di ritrovamento di cadavere da manuale, perfetta. Con citazione all’inquadratura sul letto di Mulholland Drive (ok. L’autocitazionismo gli sta sfuggendo di mano). Il cadavere è in realtà un puzzle di varie parti di diversi cadaveri, orrendamente livide et mutilate: le impronte digitali nella stanza puntano tutte all’assassino di Scream (sì, è proprio lui, ecco dove l’avevate già visto), apparentemente un onesto cittadino qualsiasi e preside di una scuola. L’uomo viene arrestato dalla polizia, e la moglie gongola. Che l’abbia incastrato lei? Non facciamo in tempo a chiedercelo che doppel-Cooper le spara una pallottola in testa. Mystero che sy infyttisce come se pyovesse.

Cartoline da Twin Peaks

Alla stazione di polizia di Twin Peaks ritroviamo Hawk, Lucy e Andy, incanutiti & stanchi: Hawk riceve alcune telefonate dal profondo significato mystico da parte della signora del ceppo (l’attrice è mancata durante le riprese, e appare già visibilmente malata: scappa la lacrima, ve lo dico) e si reca nel cerchio dei sicomori, dove la Loggia Nera si sta riaprendo.

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E ci facciamo un altro giro anche noi: veniamo a sapere dall’evoluzione del braccio di Mike/nano – che nel frattempo si è trasformato in un alberello rinsecchito con un’escrescenza carnosa sulla cima (sic) – che il vero Dale Cooper potrà lasciare a breve la Loggia Nera, a patto che il suo doppelganger vi faccia ritorno. Peccato che doppel-Cooper non ne abbia alcuna intenzione, come intuiamo da un dialogo molto bello con la ragazza che ha assoldato nel covo dei redneck, un momento prima che spari un colpo in testa anche a lei (ma allora è un vizio!). Comunque io ve lo dico già ora: oltre alle prime due stagioni prima di buttarvi a testa china su Twin Peaks 3 vi tocca dare una letta al librone-Bibbia Lynch-Frost uscito quest’anno, e ripassare con attenzione Fuoco cammina con me. Perché doppel-Dale non si fa alcuno scrupolo nel mettere alla prova la nostra memoria coi nomi, cercando alla fine del secondo episodio di mettersi in contatto con Phillip Jeffries (il cameo di David Buonanima Bowie in Fuoco cammina con me).

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AH: l’arredamento della Loggia Nera è rimasto praticamente immutato, stile pop-bordello. Però si sono aggiunti alcuni dettagli dal design sempre sobrio ed elegante, tipo un modellino verde e luminoso di Saturno sul tavolo da caffè. E ho la sensazione che alla nuova resa del parlare e recitare a rovescio della Loggia si siano sovrapposti degli effetti sonori (“pop” e fruscii) pescati dall’ASMR (giusto per farci accavallare ancora un po’ i neuroni).

Tirando per i capelli le somme

Questo mind-fucking di quasi due ore si chiude alla Road House, dove ritroviamo Shelly e James, apparentemente incuranti del non avere più 17 anni, e io resto svuotata e con una scimmietta che suona i piatti ben salda nella scatola cranica. Sono delusa? Non direi proprio. Era quello che mi aspettavo? Nemmeno. La qualità è altissima, la cura del dettaglio anche. Si respira libertà creativa e non vedo l’ora di vedere dove questa libertà ci porterà. Di contro, mi mancano le atmosfere colorate, televisive e inquietanti di Twin Peaks, perché questi 25 anni di evoluzione si sentono nel bene e nel male. Siamo davanti a un prodotto del tutto diverso, il balzo è fortissimo. Non è un balzo avanti o un balzo indietro. È un balzo trasversale, tra una dimensione e un’altra, tra un’atmosfera e un’altra – vischioso come un incubo al petrolio e denso come una nana bianca.

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A proposito di nani. Ecco, il “braccio” è un’ottima rappresentazione simbolica di quello che voglio dire: Twin Peaks 1 e 2 erano il nano. Twin Peaks 3 per il momento è decisamente un alberello con una protuberanza carnosa sopra. Grazie per la metafora visiva, David, praticamente la recensione con questa chicca me l’hai portata a casa te.

Inutile dire che sto già sgolosando per Twin Peaks 3 – Episodio 3, e che sono in stato di piena confusione mentale. Con chi stava parlando doppel-Dale alla radio?

Quando sapremo se Audrey è sopravvissuta?

Chi ha davvero riassemblato quei pezzi di cadavere e perché?

Cosa c’è negli scatoloni di Jacoby e dove è finito Dale dopo l’attacco del doppelganger del braccio/nano/ramoconprotuberanza?

Chi ha ucciso Laura Palmer? Ah, no.

 

Le recensioni continuano qui:

Episodio 3-4

Episodio 5

Episodio 6


P.s. Se gli horror sono la vostra passione, fate un salto dai nostri amici di Horror Italia 24!

P.p.s. e ricordatevi anche di visitare la pagina Twin Peaks – La Gazzetta Italiana e Twin Peaks Italia!

Sara Boero

Sua madre dice che è nata nel 1985, a lei sembrano passati secoli. Scrive da quando sa toccarsi la punta del naso con la lingua e poco dopo si è accorta di amare il cinema. È feticista di Tarantino almeno quanto Tarantino dei piedi. Non guardatele mai dentro la borsa, e potrete continuare a coltivare l'illusione che sia una persona pignola.
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