Prima di entrare nel vivo del penultimo appuntamento con Twin Peaks 3, lasciatemi crogiolare nell’autocommiserazione per qualche minuto. La prossima settimana andranno in onda gli episodi 17 e 18 e io non solo non potrò recensirli, ma non potrò nemmeno vederli fino al 9 settembre. Perché sarò la vostra umile inviata MacGuffin al Festival del Cinema di Venezia e no, una connessione wi-fi che supporti uno streaming al Lido non l’hanno ancora inventata. Si vola a 56kb. Per questo motivo, al momento sono in uno stato pietoso. Mi sento come una liceale americana che non è stata invitata da nessuno al ballo di fine anno.
Voi fedeli cospiratori però non resterete orfani: ci penserà Edoardo a chiudere in bellezza mercoledì prossimo, mentre io imprecherò con tono lugubre tra i canali. Pensatemi. Vogliatemi bene. Mandatemi abbracci virtuali, fate quello che vi pare ma per tutti i santi NON SPOILERATEMI o la mia Tulpa vi viene a trovare armata di Kalashnikov.
Prometto solennemente di dedicare un articolo speciale a Twin Peaks 3 al mio ritorno, che tiri le fila di tutta l’esperienza del revival. Lo leggerete a metà settembre. Nel frattempo, che dire… signori, è stato un onore suonare con voi. Ripassate qui le puntate precedenti e sparite dalla mia vista se ancora non vi siete gustati l’episodio 16, che quando dico “spoiler” intendo… SPOILER. ORA. SCIÒ.
Father and son Twin Peaks 3 edition
Richard Horne e Doppel Cooper sono ancora per strada: raggiungono un luogo specifico e Bad Dale si degna di fare il punto della situazione. A quanto pare ha ricevuto tre diverse coordinate da quando è iniziato tutto questo casino: due corrispondono, le altre indicano un sito diverso. Si trovano nel luogo indicato da quelle uguali – che razionalmente dovrebbero essere quelle esatte, ma a quanto pare a Bad Coop non la si fa e sente puzza di bruciato (se avete riso pregustando la scena successiva vi voglio bene).

Le coordinate indicano la cima di un boulder: Cooper, ricorrendo al trucco più vecchio del mondo, accusa il nervo sciatico infiammato e chiede a Richard di salire per primo a controllare che sia il posto giusto. Interessante la scelta delle parole: “vai tu, che ho 25 anni più di te“. Mentre Richard sa (o almeno, crede di sapere) chi sia Cooper, in teoria Doppel Cooper di lui non sa nulla. A meno che… (io continuo a shippare Audrey e Bad Dale come se fosse l’ultimo uomo sulla terra, sì).
Appena Richard arriva nel punto designato, OPS, muore folgorato da una forza ultraterrena. OPS. Chi l’avrebbe mai detto? Trappola schivata per Doppel Cooper, che commenta “addio figliolo” – alimentando a dismisura il mio ship-radar. Si allontana mandando un messaggio a Diane: “:-) all”. Bene. Qualcuno ha imparato a usare le emoticon oltre i 40 anni. Si inizia sempre così, e si finisce postando gattini su Facebook.
Aggiungo una riga di cuori palpitanti per Jerry Horne, che vagola ancora per boschi e li vede da lontano con il binocolo. E poi se la prende col binocolo.
L’impepata di cozze alla Tarantino
Preparatevi a sbocciare perché salutiamo qui il discutibile e tuttora mysterioso omaggio tarantiniano di Twin Peaks 3. Tim Roth e Jennifer Jason Leigh parcheggiano davanti a casa di Dougie per farlo secco, con il classico furgone nero che non dà affatto nell’occhio quando devi commettere un omicidio.
Mentre Dougie è in coma in ospedale per la scossa elettrica, assistito dalla famiglia, dal capo e dai fratelli Mitchum, davanti a casa sua oltre ai sicari passa la qualunque. L’FBI. Il caravan dei Mitchum per lasciargli le provviste. Infine, un inedito vicino riottoso, che accusa Tim Roth di avergli parcheggiato il furgone davanti al vialetto. Ed è subito Reservoir Dogs.

Il vicino attaccabrighe sgasa contro al furgone dei killer per spostarlo, Jennifer Jason Leigh in piena PMS tira fuori il ferro e comincia a sparargli addosso. Sfortunatamente il tizio, nel bagagliaio, ha una semiautomatica. Può sempre venir bene, no? Tim Roth e socia finiscono crivellati dai proiettili e l’FBI arresta il vicino, sotto gli occhi basiti dei poveri fratelli Mitchum – che al confronto son due suorine indiane scalze.
Hanno aggiustato Cooper!
David Lynch prende una storica decisione: ha giocato abbastanza coi nostri poveri cuori sofferenti. È il momento di dire addio al cane di ceramica. Dale Cooper, quello vero, l’adorabile sociopatico che tutti noi amiamo, si alza dal letto di dolore di Dougie. Sappiate che continuerò a chiamarlo Dougie all’occorenza per non complicare orrendamente le cose.

Mike, materializzatosi sulla sedia dell’ospedale, lo informa che “l’altro non è tornato indietro” e gli passa l’item d’inventario “anello con gufo” (sì, questo revival sa sempre più di avventura grafica punta-e-clicca primi anni ’90). Come ricorderete, l’anello dovrebbe servire a far materializzare Bad Dale nella Loggia una volta morto. Il nostro redivivo agente del cuore gli domanda se “ha il seme” e Mike gli allunga la sfera dorata, scoria del simulacro-Dougie. Dougie Cooper gli chiede di fabbricarne un altro e gli passa un capello.
A cosa gli serva un altro “manufatto”, indovinate un po’, è un mystero.
I famigliari rientrano nella stanza e lo trovano sveglio, lui interagisce normalmente con tutti e nessuno sembra far caso al fatto che ha riacquisito di botto l’uso della parola, a parte Sonny Jim: “wow, papà ha parlato un sacco!”. Ci mancavano le risate fuori campo pre-registrate per far assurgere la scena all’Olimpo.
Dougie, improvvisamente padrone di se stesso, chiede ai Mitchum un passaggio in aereo per Washington – sulle note del tema della sigla, mentre le nostre guance si rigano di calde e riconoscenti lacrime. Lascia al suo capo un messaggio per Gordon Cole, nel caso chiamasse, e il boss gli fa: “come la mettiamo con l’FBI?”
Dougie la piazza in porta: “Sono io l’FBI”. Naomi Watts si eccita visibilmente. E per la prima volta la capiamo.
L’ultimo Tuca Tuca della Raffa
Diane riceve il messaggio con faccina di Bad Coop, beve nervosamente e sembra le triggheri un ricordo spiacevole: gli risponde con una serie di cifre, presumibilmente le coordinate complete. Poi, giusto per impartirci un po’ di ABC di linguaggio cinematografico, ci mostra la pistola in borsetta anticipandoci che di lì a poco verrà usata, e si avvia verso la stanza di Gordon.
Con lui ci sono Albert e Tammy: la Raffa si sbottona finalmente su Cosa Accadde Quella Notte Con Cooper, 3-4 anni dopo la sua “sparizione”. Una scena coi contromaroni. A quanto sembra si era materializzato a casa sua senza dare spiegazioni e le aveva fatto molte domande sul Bureau. Lei non si era posta il problema finché lui non si era chinato per baciarla: a quel punto si era resa conto che non si trattava di Cooper.
*Con cui scopriamo che una volta, in precedenza, un limonino c’era stato. Anche la nostra pruriginosa curiosità viene soddisfatta dal pallonetto di Lynch.*
Notando lo sgomento e la paura della donna, Bad Dale aveva sorriso e poi l’aveva violentata. Una sequenza che trasuda BOB da ogni poro: Bob si nutre di paura. Diane racconta di essere stata portata alla gas station dopo lo stupro, e poi confessa di avergli mandato le coordinate perché… in realtà lei non è lei. Tira fuori la pistola e i tre porcellini le sparano per primi. La Raffa sparisce, risucchiata verso l’alto.

La supercazzola della tulpa
Cerchiamo di fare chiarezza sulla supercazzola più chiacchierata di Twin Peaks 3: i “manufatti” e i doppelganger sono due cose distinte.
- I Doppelganger: nell’universo di Twin Peaks appartengono alla tradizione folkloristica dei nativi americani. Ognuno, per accedere alla Loggia Bianca, nella Loggia Nera si trova faccia a faccia con il suo doppio malvagio. I personaggi che vagano nella Loggia Nera hanno molto spesso un doppio malvagio: nel caso di Cooper il Doppelganger è stato il primo a uscire dalla Loggia, vittorioso.
- I Tulpa: importati dalla tradizione tibetana, nell’universo di Twin Peaks sono delle repliche di persone reali, con una volontà che dipende in larghissima misura da quella di chi li ha creati. Dougie (quello sovrappeso) era un Tulpa di Cooper. La Diane che abbiamo visto fino ad oggi sembra essere un Tulpa di Diane (che probabilmente a questo punto è stata uccisa da Bad Dale). Per creare un Tulpa sembra essere indispensabile piantare un “seme” della persona originale, servendosi anche di suo materiale organico (nel caso di Dale, i capelli).
Fatemi sapere se vi torna tutto o aggiungete dei pezzi sulla pagina Facebook di TheMacGuffin, che qui c’è da ricostruire una mitologia, mica riesco a far tutto da sola alle due di notte.
La Raffa si ritrova catapultata nella Loggia Nera e Mike, nei panni del Capitan Ovvio di Twin Peaks 3, le rivela che “qualcuno l’ha costruita”. Lei, legittimamente, lo manda a cagare. Si scrocchia la mandibola. Inizia a sgretolarsi la faccia. Le solite cose, insomma. Del caschetto platino più famoso della musica leggera, alfine, non resta altro che un seme dorato.
Una strage.
Il mysterioso mystero di Audrey
Dougie Cooper non fa in tempo a disfarsi con classe della famiglia (scena toccante, con distinguibile orgasmo di Naomi Watts) per partire alla volta di Twin Peaks, che noi ci ritroviamo alla Roadhouse per il concertino di chiusura. Robetta, anche stavolta. Solo Eddie Vedder.
Viene chiamato sul palco con il suo nome di battesimo (Edward Louis Severson, che io non conoscevo) e appena ha cominciato a cantare la mia reazione spontanea è stata: “ma chi è questo, il Tulpa di Eddie Vedder?“. Sì, Twin Peaks 3 regala anche comicità involontaria, per la gioia di grandi e piccini.

Ed è il momento di Audrey. Audrey, te possino. Ce l’hanno fatta a uscire, lei e Charlie. All’improvviso, pista che si svuota: viene annunciata dal palco la “Audrey dance“. Parte il tema musicale sognante che ballava da ragazzina nella prima stagione e, come allora, Sherilyn Fenn ci delizia ondeggiando. Il suo numero viene interrotto da una rissa e per un attimo lei sembra scuotersi. La vediamo su un set completamente diverso, bianco, asettico. Si guarda allo specchio con aria terrorizzata. Fine della puntata.

Aprite il torneo di segamentalizzazione
Un paio di considerazioni sulla scena in generale e su quel frammento:
- Se vi ricordate, la scorsa settimana parlavo di Audrey e Charlie “bloccati”, come impossibilitati ad uscire dalla stanza prima del verificarsi di qualche evento. Beh, quell’evento sembrava essere il risveglio di Dale. Si sono “scongelati” contemporaneamente.
- Lo “scongelamento” di Audrey potrebbe essere in realtà il frame misterioso davanti allo specchio se, come sembra piuttosto verosimile, è ancora in coma, in qualche ricovero psichiatrico o in uno dei tanti non luoghi.
- Billy però è reale. È nella prigione di Twin Peaks, in carne e ossa e labbro rotto, e fa chicchirichì da mane a sera per la gioia di Chad.
- Dalle due sequenze di “risveglio” è evidentissimo il legame tra il personaggio di Audrey e quello di Dale: entrambi si “rianimano” sulle note dei temi vintage delle prime due stagioni.
- Questo potrebbe avvalorare la mia sempiterna ship, con Richard Horne figlio di Bad Dale.
- O anche no. Dopotutto è pur sempre Twin Peaks 3.
- Voglio delle risposte, le voglio subito, e non le avrò fino al 9 settembre.
- Vado a scavare un buco nel muro per gridarci dentro.

Godetevi il finale di stagione anche per me, tapina. Che 15 giorni per le ultime due puntate di Twin Peaks 3 sarebbe una punizione troppo crudele per chiunque. Buoni mysteri, e ci riaggiorniamo verso il 15 con il riepilogone generale!
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P.p.s. e ricordatevi anche di visitare la pagina Twin Peaks – La Gazzetta Italiana!