Film

Twister – A caccia di tornado negli anni ’90

Questa è una pagina di disambiguazione: la seguente recensione NON si riferisce al famoso gioco di società che potrebbe avervi aiutato a perdere la verginità da adolescenti. La seguente recensione si riferisce invece a un film del 1996. Il film si chiama Twister – ma inteso come tornado – ed è diretto da Jan de Bont, noto anche per Speed e il secondo adattamento della saga videoludica Tomb Raider.

Ora che abbiamo sgombrato il campo da ogni possibile equivoco, possiamo davvero cominciare. Innanzi tutto vi spiego un po’ come mai ho deciso di parlare di Twister. Il motivo è alquanto curioso e anche casuale. Un paio di settimane fa il nostro Federico Asborno ha pubblicato un interessantissimo pezzo su Sam Neill. Il fatto è che io Sam Neill lo confondo SEMPRE con Bill Paxton. Non chiedetemi perché, è così e basta. E infatti ancora prima di leggere l’articolo ho pensato: “Ah sì, quello di Jurassic Park e Twister”. Salvo poi ricordarmi – ovviamente dopo aver ricontrollato – che in Twister c’è Paxton e non Neill.

Vabbè lo so che non sono molto normale. La questione comunque mi ha fatto ripensare a uno dei film da me più amati durante l’infanzia. Ed eccomi qui a recensirlo per voi affezionati lettori del MacGuffin.

A CACCIA DI TEMPESTE

Il dottor Bill Harding (Paxton) è un meterologo della televisione, ma, in passato, è stato un attivissimo cacciatore di tornado. Avendo intenzione di formalizzare le pratiche di divorzio, Bill incontra la sua ex moglie Jo, che è ancora in attività come storm chaser, insieme alla vecchia squadra di Bill.

Il gruppo di ricercatori ha intenzione di sperimentare per la prima volta la macchina Dorothy, la quale è in grado di registrare diversi dati riguardanti i tornado. Tutto ciò che si deve fare è INSERIRLA all’interno di un vortice. Semplice no? Il progetto di Dorothy è a opera di Bill. Il dottore perciò non si fa troppo pregare e decide di unirsi alla squadra per vedere la sua creazione in azione.

Inutile dire che l’impresa sarà più difficile del previsto, sia per alcuni errori umani sia per l’imprevedibilità della natura. I nostri dovranno vedersela con pericoli sempre crescenti fino ad affrontare un F5 sulla scala di intensità dei tornado. Il più distruttivo di tutti, ossessione di Jo fin da bambina.

I due “ex” protagonisti di Twister.

IL DITO DI DIO

Nonostante questa tamarrissima espressione, usata nel film per indicare il “tornado finale” di eccezionale potenza, il film non è soltanto una tipica pellicola catastrofica. Non assistiamo solo a calamità naturali e distruzioni su larga scala. Nemmeno a improbabili e spettacolari piani risolutori, escogitati alla Casa Bianca dopo aver finalmente dato ascolto al geologo. Certo, le calamità sono presenti eccome e c’è anche la spettacolarizzazione eccessiva, ma la struttura del film è più quella del film di avventura. C’è una quest e una compagnia che cerca di portarla a termine, quasi sul modello del fantasy classico, a partire da Il Signore degli Anelli.

Sono i protagonisti che vanno verso la calamità e non quest’ultima che colpisce inevitabilmente il pianeta. L’incontro ravvicinato con i tornado è essenziale se si vuole concludere la missione. Far volare Dorothy all’interno di un vortice is the new gettare l’anello tra le fiamme del monte fato, insomma.

Lo so, lo so, sono blasfemo. In realtà non sto paragonando due opere di genere e di spessore totalmente diverso. Ritengo però che questo richiamo sia utile per far capire la struttura di Twister, piuttosto atipica per un film catastrofico.

Il “mostro finale” del film.

CE L’AVETE IL RIFUGIO ANTI F5?

Parlando dei punti di forza del film non posso non partire da un elemento strettamente correlato al precedente. I protagonisti cercano i tornado e tentano di far volare Dorothy perché sono cacciatori di tempeste. Questa è una vera professione negli Stati Uniti, specie nella Tornado Alley. Essa è una fascia di territorio comprendente vari Stati centrali degli USA – tra i quali l’Oklahoma, dove è ambientato il film – che presenta un’incidenza di vortici molto elevata.

Non so dire quanto sia verosimile la rappresentazione che Twister dà della vita di uno storm chaser. Resta però il fatto che la pellicola ha l’indubbio merito di far conoscere questa figura anche al di fuori del mondo americano, spingendo magari gli spettatori ad approfondire l’argomento.

Sempre sul versante delle note positive va segnalato l’aspetto tecnico. Visivamente il film è spettacolare e gli effetti speciali, specie per l’epoca, sono certamente notevoli. Infine è gradevole il ritmo della pellicola. Ci sono davvero poche pause e l’adrenalina non manca mai. Così deve essere in un film dalla trama non troppo complessa, dove l’azione la fa da padrona. In questo, Twister è assai simile a Speed, l’opera forse più popolare di de Bont, evidentemente bravo a tenere lo spettatore incollato allo schermo attraverso il ritmo.

Dopo una buona dose di lodi, è arrivato il momento delle note dolenti. Il difetto principale sta nella trama piuttosto esile. Se da un lato questo rende le sequenze adrenaliniche le assolute protagoniste, dall’altro lascia indubbiamente la sensazione di un filmettino senza infamia e senza lode. Buono per un paio d’ore d’intrattenimento sfrenato e poco più. Inoltre, la trama non è solo semplice, ma anche del tutto prevedibile. Non è difficile capire dove la pellicola andrà a parare. Soprattutto con la sottotrama romantica tra Bill e la sue ex moglie Jo.

Infine, una considerazione soggettiva. Twister fa molto anni 90′. Per qualcuno, forse, pure troppo. Bill Paxton e Helen Hunt sono due fra gli attori più attivi in quel decennio. Ad esso sono immediatamente riconducibili nell’immaginario collettivo. Il protagonista Bill Harding, inoltre, è un personaggio che si pone nel solco tracciato da David Hasselhoff in Supercar, Baywatch e quant’altro. Mascelloni potenti pronti a risolvere le situazioni più spinose con brillantezza e prendersi le attenzioni della bella di turno.

Ad alcuni tutto ciò causerà un brivido nostalgico lungo la schiena. Ad altri questo stereotipo potrebbe essere venuto a noia.

In soldoni, amici del MacGuffin, Twister è un film che sicuramente non tenta di vendersi per quello che non è. Vi garantisce due orette di intrattenimento sicuro e senza impegno, con un paio di sequenze mozzafiato e vi fa capire cosa può offrirvi a partire dal minuto uno. Sta a voi decidere se è quello che fa per voi o no.

Prendere o lasciare. E io, sinceramente, prendo.

Mattia Carrea

Nato nel 1988, passa buona parte dei suoi 28 anni a seguire le più grandi nerdate mai prodotte nella storia del cinema e della televisione. Difficilmente scriverà di grandi film d'autore, siete avvisati!
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