Film

Tyler Rake, ovvero Thor in versione John Wick

Classificazione: 3.5 su 5.

Tyler Rake è un mercenario australiano con un grave lutto alle spalle e tendenze autodistruttrici. Un giorno viene incaricato di liberare ed estrarre il figlio di un signore della droga indiano, rapito da un boss rivale e tenuto prigioniero a Dacca. Il salvataggio riesce, ma fuggire dalla città si rivela più difficile del previsto. Braccato da criminali, poliziotti corrotti, baby gang e traditori, Tyler dovrà attingere a tutte le sue abilità per portare a compimento la missione.

Chris Hemsworth (Tyler Rake)
Maglietta bagnata, occhiali fighi, sguardo da duro, e si va ad ammazzare i cattivi!

Lo ammetto, non avrei dato un centesimo a questo film Netflix. Sotto sotto ero convinto di trovarmi davanti all’ennesimo prodotto da due soldi a cui il colosso dello streaming ci ha abituati da tempo. Invece, con mio sommo stupore, Tyler Rake (Extraction, in originale) è un action movie di tutto rispetto.

Tutto ha origine da una graphic novel realizzata da Ande Parks, Fernando León González e i fratelli Anthony e Joe Russo (sì, proprio i registi di Avengers: Infinity War ed Endgame) e intitolata Ciudad, come la città in cui è ambientata la storia. Ovviamente l’idea di trarne un adattamento cinematografico era troppo allettante, così gli stessi Russo hanno pensato bene di accollarsi l’onere del progetto, producendo in prima persona il film, scrivendo la sceneggiatura (in realtà opera del solo Joe), spostando gli eventi dal Paraguay al Bangladesh e affidando la regia all’esordiente Sam Hargrave. Il risultato, come anticipato, è molto apprezzabile, seppur non perfetto.

Tyler Rake
“Come sarebbe a dire che non è perfetto?!”

La maggior debolezza di Tyler Rake sta senz’altro nello script. Nel tentativo di rifarsi al cinema muscolare degli anni ’80, Joe Russo inventa poco e si adagia su binari già percorsi decine e decine di volte. La storia è semplice, lineare, sa di già visto e quei pochi plot twist presenti sono nel complesso prevedibili. Lo stesso protagonista ha un background tutt’altro che originale: Rake è il solito duro tormentato dai sensi di colpa per un’azione compiuta in passato, che spera di trovare l’assoluzione salvando una determinata persona.

Il vero punto di forza del film è invece la regia. Dopo Chad Stahelski e David Leitch, anche Hargrave va ad aggiungersi alla sempre più corposa lista degli stuntmen e fight coordinator passati dietro la mdp. Nel suo curriculum può vantare la partecipazione, tra le altre cose, a molti capitoli del Marvel Cinematic Universe e a quella bombetta di Atomica Bionda. Esperienze di un certo livello, che in Tyler Rake danno i loro frutti quando si tratta di filmare l’azione.

Tyler Rake
“Qualcuno ha detto ‘azione’?”

Escludendo alcuni passaggi in cui la CGI non è proprio eccelsa, le scene di lotta sono dirette come Dio comanda. Sono dinamiche, violente, inquadrate alla distanza giusta per comprendere le elaborate coreografie e, soprattutto, realizzate con il minor numero possibile di stacchi di montaggio. Dimenticate pertanto l’editing schizofrenico di 6 Underground, qui siamo in piena zona John Wick.

Di fatto la pellicola di Sam Hargrave è un’unica lunga scena d’azione intervallata da pochi momenti di quiete (tipo Mad Max: Fury Road, per intenderci). Una cornucopia di scontri strabilianti e coinvolgenti, nonché piacevolmente variegati: in Tyler Rake si combatte con le pistole, i fucili, i coltelli, le mani nude e persino con un rastrello (che in inglese si dice rake, quindi “occhiolino-occhiolino”). L’apice lo si raggiunge con il (finto) long take di 12 minuti piazzato a metà film. Una sequenza spettacolare che inizia come un inseguimento automobilistico, prosegue sotto forma di guerriglia urbana tra palazzi, per poi concludersi con un duello all’arma bianca in strada.

Tyler Rake
“Ho tutto il giorno libero… ah no, quello è l’altro Chris.”

Per quanto notevole, tutto ciò comunque non avrebbe funzionato senza un interprete all’altezza. Fortunatamente Chris “Thor” Hemsworth non ha problemi a reggere il film sulle proprie spalle. Tornato a un ruolo serio dopo una parentesi quasi comica (che va dal reboot di Ghostbusters a MIB: International), il fu zio Dio del Tuono non solo ha il fisico adatto per essere credibile come soldato, ma risulta convincente anche nei momenti più intimistici, come la scena in cui confessa al ragazzino che deve proteggere di essere tutto meno che coraggioso.

Non delude il resto del cast. Malgrado la giovane età, Rudhraksh Jaiswal non sfigura al fianco di attori più navigati, dimostrandosi un ottimo comprimario. Promossa anche la bella Golshifteh Farahani di Paterson, qui in un’inedita versione hit-girl. Spiace invece vedere il buon David Harbour relegato a poco più di una comparsata: l’ex (?) sceriffo Hopper di Stranger Things avrebbe meritato maggiore spazio.

David Harbour e Chris Hemsworth
Hellboy che combatte contro Thor? Che cos’è, un episodio crossover?

Insomma, Tyler Rake è stato una gradita sorpresa. Quello che aveva tutta l’aria di essere un mediocre lungometraggio da direct-to-video, ha finito per rivelarsi una delle produzioni più interessanti di Netflix, oltre che un potenziale film di culto. E nonostante vada bene come opera a sé stante, personalmente non mi dispiacerebbe gustarmi altre avventure di questo “John Wick australiano”. Eventualità che potrebbe avverarsi, visto che l’ambiguo finale (modificato dopo i primi test screenings) lascia intendere chiaramente che Rake tornerà.

Fabio Ferrari

Classe 1993, laureato al DAMS di Torino, sono un appassionato di cinema (soprattutto di genere) da quando sono rimasto stregato dai dinosauri di "Jurassic Park" e dalle spade laser di "Star Wars". Quando valuto un film di solito cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno, ma talvolta so essere veramente spietato. Oltre che qui, mi potete trovare su Facebook, sulla pagina "Cinefabio93".
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