
Uncut Gems | Il trionfo del Cinema totale, firmato Safdie Bros
Non per vantarmi, ma non credo di essere un tipo che si impressiona facilmente. Specialmente quando si parla di Cinema. Eppure l’anno scorso mi ha segnato davvero in positivo, mi ha suscitato vibrazioni come non sentivo da parecchio; merito di Parasite, Burning, Honey Boy… Insomma, abbiamo capito dei film di cui sto parlando. Non voglio essere ripetitivo.

Uno dei ricordi recenti più nitidi e belli che ho è però legato al 2018, proprio nel periodo di Febbraio. Su Netflix esce Good Time, diretto da questi sconosciuti Safdie Bros: in America tutti ne parlano benissimo, esaltati dalla prova attoriale di Pattinson e 5 stelline che volano a destra e sinistra su tutti i siti di settore. Inutile dirvi che io persi la testa, la recensione la trovate qui e se vi va, dategli una letta. Ah, chiaramente siete obbligati a recuperare questo diamantino non trattato (prima allusione).
Immaginate la mia gioia nello scoprire il loro ritorno alla regia di questi due matti sciroccati in un progetto finanziato dall’A24 e Scorsese. Uncut Gems era nei miei radar da una vita, dal primo trailer diffuso in rete ed ora è sbarcato su Netflix. Zì… Ridatemi la mia bottiglia di acidi.
This is how Safdies make Cinema
Il gioielliere ebreo-newyorkese Howard Ratner è quello che ormai oggi potremmo definire l’archetipo del protagonista “safdieniano”: un personaggio allo sbando ed in balia dei propri vizi (gioco d’azzardo, debiti e un matrimonio sull’orlo del precipizio), catapultato in una realtà caotica e frenetica all’ennesima potenza. Uncut Gems ruota tutto attorno ad Howard ed all’opale nero, una pietra ritrovata in una miniera etiope che il gioielliere deve vendere ad un’asta per alzare oltre un milione di dollari e pagare gli strozzini alle calcagna. Peccato che nulla andrà come previsto.
Ne avrete sentito sicuramente parlare, ma credetemi quando vi dico che in realtà non avete capito un c****: Adam Sandler è mostruoso oltre ogni vostra più rosea aspettativa; dopo Punch Drunk Love l’attore nativo della grande mela si trova a vestire i panni di un personaggio cucitogli addosso alla perfezione. Caciarone, istrionico e sempre dedito all’eccesso, Howard è il cuore tachicardico di Uncut Gems, una pellicola che potrebbe sembrare all’apparenza un One-Man-Show, ma che nel suo essere così claustrofobica e adrenalinica regala un saggio di Cinema totale.
Il taglio è inconfondibile. Oso e dico “unico nel suo genere”. I Safdies abusano dei dettagli, dei campi strettissimi e ricorrono ad un montaggio tanto incalzante da scatenare attacchi di panico. Sempre, costantemente, braccato. Trionfo della paranoia.
Una regia immersiva ed avvolgente, da far scorrere come niente fossero 2 ore e 15 di pura follia metropolitana. Incollati allo schermo entriamo in totale empatia con un pezzo di merda fino al midollo. Vogliamo scommettere come lui e con lui. Vogliamo vincere ad ogni costo. Ci manca il fiato. Non ci interessa di nulla e di nessuno. In qualche modo pensiamo di essere invincibili. Che lavoro in sceneggiatura, Dio mio!
Feticismi cestistici e trip ancestrali
Solo guardando ai titoli di testa, si intuisce a cosa si va in contro scegliendo di vedere Uncut Gems: un trip immersivo, direttamente da una realtà che anche alla luce del giorno non riesce a farci sentire a nostro agio. Come per il precedente Good Time, l’uso delle luci al neon nei club e in notturna estraniano dal vero, richiamano ad un’estetica contemporanea dal gusto retro/vaporwave. Oltre ad essere visivamente pauroso ed accecante, l’ultima fatica dei due genietti è un tripudio di citazioni alla cultura pop (quanto spacca The Weekend), capace di innestare retroscena mai avvenuti nel lontano 2012, tirando pure in mezzo uno dei miei idoli sportivi di sempre. Kevin The Big Ticket Garnett, manco a dirlo, giganteggia su tutti.
Il cast di contorno è ben oltre il funzionale. E’ puramente essenziale anche nelle sue asciutte caratterizzazioni. Uncut Gems è un continuo urlare, sbraitare; è un martellante e perpetuo susseguirsi di eventi e personaggi isterici. Uncut Gems è iper-realtà, è troppo vero per essere vero. Girato (divinamente) come un film d’azione che d’azione non ha nulla, eccovi servito un cocktail di droghe sintetiche come non ne bevevamo da tempo, sempre in bilico tra cinema classico (che di classico non ha nulla) e postmoderno (che non vuol dire un tubo). Difficile non fare spoiler, dovete viverlo sulla vostra pelle.
Ma che cos’è infondo Uncut Gems?
E’ un diamante grezzo. Luccicante. Di quelli che quando ci guardi attraverso vedi il cosmo, ma solo perché sei fatto come un cavallo. E’ la badilata dritta in faccia di cui tutti avevamo bisogno. Un affresco suburbano sulla brutalità e la miseria della vita, o più semplicemente una corsa non-stop tra le dipendenze di un folle gioielliere ebreo. “Spingersi oltre” penso sia il concetto che racchiude al meglio l’idea di Uncut Gems: un film non confinabile in un genere, una folle chiave di lettura che ruota attorno al concetto di rischiare tutto. All in. E’ il trionfo del Cinema totale, di quello che buca lo schermo. Chissene degli Oscar. Noi siamo cazzo superiori. This is how we do Cinema.
Se credete non c’abbia azzeccato manco per il pipo, probabilmente avete ragione. Sono in botta da due giorni. Quando parte l’Amour Toujours sai benissimo di aver toccato il paradiso con un dito. POPORORORO’…
Dopo due anni, ne voglio ancora fottuti Safdie Bros.