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Venezia 73 – Daily 4 settembre – Violenza gratuita su animali e sui belgi

Anche oggi è Francesca che vi narra i fatti del Lido di Venezia! Se siete rimasti preoccupati, da ieri, riguardo alle nostre problematiche di sopravvivenza, posso informarvi che abbiamo recentemente provveduto all’acquisto di zucchero e e carta igienica. Possiamo tirare avanti per un’altra settimana.

La giornata del Festival di Venezia, se non in coda sotto il sole alla biglietteria, inizia in genere al Movie Village all’ora della colazione. Unico momento di pace in cui la maggioranza degli accreditati, che non risiedono come noi dure e pure al Lido, deve ancora sbarcare. Stamattina abbiamo avuto modo di analizzare il rapporto di attrazione-repulsione generato in una delle nostre amiche dal regista austriaco Ulrich Seidl.

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Il trauma ha avuto inizio due anni fa in occasione della proiezione del film In the Basement, documentario (con elementi di fiction, pare) dedicato all’annosa domanda “che cosa tengono gli austriaci, in genere, nei loro scantinati?” Domanda che trovava risposta, anziché in ciarpame e lavatrici, in una serie di perversioni degne dei format di Real Time: collezioni di bambole di porcellana, animali impagliati, strumenti di tortura – momento più alto del documentario la sequenza in cui lo “schiavo” calvo e obeso veniva obbligato dalla sua Mistress a indossare pesi scrotali.

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Bene, tale genio emergente della regia quest’anno ci ha portato il documentario Safari, dedicato agli austriaci che per sport cacciano animali selvatici in Africa. A detta della mia amica, ormai in piena Sindrome di Stoccolma per i film di questo tizio, la scena caratterizzante stavolta era lo scuoiamento e smembramento (ovviamente, mica simulato) di una giraffa davanti alla telecamera. Passiamo oltre.

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Il pomeriggio di ieri è stato consacrato alla visione di un piccolo film in concorso Orizzonti, King of the Belgians, che ho visto con particolare piacere considerato che ho fatto l’Erasmus a Bruxelles e quindi ho una certa dimestichezza riguardo all’umorismo sul Belgio come paese. Pensate, per esempio, che quando ci ho vissuto, era caduto il governo e per mesi non ne è stato votato uno nuovo. Si autogestivano, e stavano comunque meglio di noi.

Il presupposto del film è la visita del fittizio Re dei Belgi, Nicolas III, alla Turchia, dove reca in dono con il suo entourage un modellino dell’Atomium (simbolo di Bruxelles) da collocare nel parco Piccola Europa a Istanbul. Accade, però, che proprio durante questa permanenza giunga la notizia che la Vallonia ha chiesto la secessione dal Belgio. Se questo non potesse bastare, una tempesta solare manda in black out il campo telefonico e impedisce che decollino gli aerei. Siccome i servizi segreti turchi si rifiutano di far uscire il Re e il suo team – di cui fa parte il documentarista che stava seguendo il sovrano per realizzare un film sulla sua vita e che per tutta la durata del film rappresenta il nostro punto di vista sulla storia –, inizia da qui una rocambolesca fuga e poi Odissea attraverso i Balcani per riuscire ad arrivare in Italia e rientrare così in Europa. Un film delizioso, divertente, leggero, l’ideale al Festival del Cinema per prendere una boccata d’aria tra giraffe scuoiate, violenze domestiche e individui impiccati con i loro stessi intestini.

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A proposito di questo, il film della sera di ieri è stato il western Brimstone, di cui i giornalisti dicevano già peste e corna dal giorno prima. Vi dirò: ho visto molto di peggio, sia come pellicole senza capo né coda sia come efferatezza delle immagini. Anni di Festival mi hanno ormai temprata. Presente in sala era il giovane cast femminile – talmente giovane che per due terzi è dovuto uscire dal cinema poiché, in quanto minorenni, non potevano per regolamento assistere ai film. Sì, anche se vi hanno recitato. Sì, anche se hanno effettivamente girato scene tanto crude che il rivederle forse è il meno. Mancava invece all’appello il cast maschile, in particolare Guy Pierce e Kit Harington.

Nel film anche Carice Van Houten, il che mi fa chiedere se Il Trono di Spade venda pacchetti di attori a stock: Jon Snow e Melisandre nel west e con accento statunitense – per altro, condividono proprio lo stesso episodio del film – provocavano un’effetto talmente straniante che alla loro apparizione il pubblico ha riso. Guy Pierce è invece nel suo ennesimo ruolo da cattivo: il Reverendo, che rappresenta nel film il male assoluto, demoniaco. Egli perseguita la protagonista (Dakota Fanning), levatrice senza lingua, già sposata con figli, per ragioni all’inizio del film ancora non chiare. In un crescendo sanguinolento scopriamo, a ritroso, i loro trascorsi.

Il film, dicevo, è meno peggio di ciò che mi aspettavo: contate che avevo già progettato di farmi una dormita sfruttando le due ore e quaranta di film, e invece fin dall’inizio coinvolge e fa venire voglia di seguire la trama (sembra poco, ma ho passato anni al Festival a dormire o a pensare ad altro a causa di film senza senso di esistere, capo né coda).

I problemi maggiori, piuttosto, sono che 1) è eccessivamente lungo, e 2) a tratti sembra un patchwork di altri film: abbondano le Tarantinate – bionda con figlia a carico che deve vendicarsi, western innevato, sadismo –; allo stesso tempo, il film ricorda molto da vicino Lezioni di piano – la protagonista è muta e si esprime solo con il linguaggio dei segni o attraverso la figlia piccola. Aggiungiamoci una spruzzata de La signora in giallo per il livello di sfiga che il personaggio femminile principale porta ai personaggi che la circondano, e potete farvi un’idea quasi chiara del prodotto.

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Nella giornata di ieri si è tenuta anche la premiere di The Young Pope di Paolo Sorrentino con protagonista Jude Law, che ha dato nuova linfa all’umanità che vive di appostamenti sul red carpet. In realtà non è un film ma una miniserie di cui sono stati proiettati solo i primi due episodi, ma se ne dicono già meraviglie: vi farò sapere domani, la nostra replica al Polo Artico Biennale inizia tra un paio d’ore.

Speriamo che la mia bilanciata dieta a base di pizza, gelato e aperol spritz mi dia l’apporto nutrizionale corretto per affrontare anche questa sfida.

Francesca Bulian

Storica dell'arte, insegnante, fangirl, cinefila. Ama i blockbusteroni ma guarda di nascosto i film d'autore (o era il contrario?). Abbonata al festival di Venezia. "Artalia8" su YouTube, in genere adora parlare di tutto ciò che di bello e sopportabile gli esseri umani sono capaci di produrre.
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