Buongiorno dal ridente Lido di Venezia, dove splende sempre il sole tranne quando piove. Raccolgo la palla laddove l’ha lasciata rimbalzare la mia socia Francesca, ovvero dalle nostre preoccupazioni sul film israeliano.
Confermo con grande rammarico che alla fine non abbiamo visto Through the Wall, e nemmeno il nuovo lavoro in 3D di Wim Wenders. Il nostro piccolo cuore crudele proprio non ci ha suggerito di metterci in coda e incrociare le dita, dopo aver letto le recensioni disperate che affollavano la bacheca “Ridateci i soldi”.
E tra l’altro, “aspettare Wim Wenders è davvero molto italiano” (cit. il maestro Ferretti). Lo abbiamo visto passeggiare confuso dall’Excelsior alla Sala Grande, il buon vecchio Wim, e poi da hipster consumate abbiamo scelto un film delle Giornate degli Autori in Sala Perla: l’australiano Hounds of Love. Tenete sempre d’occhio i film australiani, alla mostra del cinema: in genere sono belli al sangue.
Questo in effetti parlava di una coppia di psicopatici, lui e lei, che si divertono a sequestrare, seviziare e uccidere ragazzine una volta a settimana. I nostri stomaci sono ormai pronti a tutto, ma consumate con cautela i film autoriali australiani se siete delicatini. L’Outback della regione genera mostri.
Uscite dal cinema, una volta a casa con le ragazze, ci aspettava calda e fragrante la classica cena lidese, la nostra specialità: i Noodles Buitoni. Rigorosamente 5 porzioni divise per sette, giusto per non farsi mancare lo sbrano di mezzanotte.
Alle dieci siamo entrate per la prima volta quest’anno in Sala Grande per la prima di Arrival, con Amy Adams e Jeremy Renner. Vi rendo edotti di un mio torbido segreto: cerco di tapparmi le orecchie prima di vedere un film alla mostra, voglio saperne il generalissimo MENO POSSIBILE. Di Arrival per esempio sapevo solo che era un Film Di Alieni. E mi immaginavo un sempreverde: gli alieni arrivano sulla terra e ci mangiano.
Niente. Niente mostroni cattivi: Arrival rispondeva all’altro cliché, quello che nel mio indice di gradimento si piazza un po’ sotto, ovvero gli Alieni Buoni Fighi Ed Evoluti Che Ci Portano La Conoscenza.
Però il tema era trattato in modo originale, via. La chiave di volta Fantascienza Umanistica della seconda parte porta a casa il film.
Piccola, orrenda, nota di costume lidese: sappiate che il red carpet lo possono fare cani e porci. Se entri in sala da un certo lato e a una certa ora un cortese bodyguard barbuto ti sorride con aria sorniona, e come ti facesse una grande concessione ammicca: “signorina, vuole provare a passare dal red carpet? Glielo consiglio, è un’esperienza emozionante!”
Non fatevi intortare. Non siete speciali. Non siete strafighe. Lo chiede a tutti.
Il problema è quando te lo chiede e te sei in infradito di gomma, canotta sudata e faccia colata, e rispondi “no vabbeh passo da dentro.” Lui ti rivolge uno sguardo ferito da fidanzatina delusa, e si volta verso il malcapitato successivo. “Vuole provare a passare dal red carpet? Glielo consiglio…”
Te scuoti la testa e vai oltre. E dall’alto delle tue infradito di gomma e canotta sudata incroci Belen Rodriguez che esce dalla sala, in abito rosa da sirena.
E ti riprometti di metterti pure un sacchetto del pane in testa la sera successiva.
Abbiamo notato una grande assente comunque al Lido, quest’anno: la tamarraggine. Le aree ristoro adiacenti al palazzo del cinema dopo la mezzanotte nelle passate edizioni si trasformavano nel Regno del Tamarro, con tanto di house a palla. La parola d’ordine quest’anno sembra essere SOBRIETÀ. Resta però aperto un inquietante interrogativo: che ne hanno fatto dei tamarri? Dove li hanno seppelliti?
Propendo per le fondamenta della nuova Sala Giardino, a chiudere il Buco.
Stamane, di buon’ora, la mia amica Francesca è andata a spararsi The Light Between Oceans, con quel figo di Michael Fassbender (grande amore della nostra coinquilina Serena, che ieri gli ha dato la caccia come un segugio da punta ed è riuscita ad ottenere un prezioso scatto insieme). A me l’han sconsigliato, quindi contando che oggi pomeriggio mi seppellirò viva in sala ho lasciato perdere. Vi racconto il mio programma: American Anarchist alle due e mezza, El Cristo Ciego alle cinque meno un quarto, The Bleeder alle 21:45. E poi una folle e disperata corsa in Sala Giardino, per assistere alla gustosissima proiezione di mezzanotte del restauro di Dawn of the Dead.
Quella non me la posso perdere nemmeno per cento arti mozzati: prima del film ci sarà un dibattito con Dario Argento e Nicolas Winding Refn.
Fino a qualche anno fa le proiezioni di mezzanotte (simili alle Midnight Madness di Toronto, anche a livello contenutistico) erano parecchie. Nelle ultime cinque o sei edizioni sono state drasticamente ridotte ai restauri di genere o agli eventi speciali. Lo scorso anno che io ricordi ce n’è stata solo una: quella di Nightmare in ricordo di Wes Craven, mancato proprio in quei giorni, che era stata messa in calendario all’ultimo.
Posso dirlo: io c’ero <3
A domani!