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Vertigine tra Hitchcock, Welles e Lynch: il crocevia del noir “fantasmatico”

In origine il titolo di questo articolo doveva essere molto più clickbait. Qualcosa del tipo “David Lynch è un copione e il MacGuffin lo sa!”. Tuttavia ho deciso di avere un po’ più di rispetto per la mia dignità e per il nostro pubblico. Anche oggi vi ho dimostrato che vi voglio bene. Trattenete le lacrime, che il 2021 è appena iniziato. Oggi mi piacerebbe parlarvi di Vertigine, film del 1944 diretto da Otto Preminger. Le battute numeriche sul nome del regista si sprecano, quindi ve le risparmio.

In particolare, però, vorrei analizzare da vicino le varie influenze che hanno pesato sulla realizzazione di Vertigine, per capire poi come quest’ultimo abbia influenzato a sua volta il cinema noir/mystery a venire. Quindi, in soldoni, questa non sarà una recensione di Vertigine, ma uno chiccosissimo articolo “ad ampio respiro”: perché se non faccio il sofisticato non sono contento.

vertigine
Quello a destra è Vincent Price, ma la mancanza del baffetto mi ha tratto in inganno.

Vertigine come crocevia tra passato e presente

Questo titoletto sarebbe perfetto come titolo di un romanzo esistenzialista che abbia come tema centrale il discorso sul tempo, un qualcosa à la Alla ricerca del tempo perduto.

Vertigine si inscrive a pieno titolo nel genere noir, quello stesso genere praticamente inventato da Fritz Lang – così, debbotto – e che negli anni ’40 in America spopolava che manco i parti plurigemellari in Africa, ma che Mario Bava è sempre stato più bravo a fare rispetto agli americani. SCHERZO, MI DISSOCIO. Vi vedo là nascosti, voi che state sussurrando che Mario Bava faceva gialli e non noir: bravi, siete negativi al daltonismo.

Ciononostante il film di Preminger aggiunge al classico stampo noir un certo alone mystery che rende tutto più succoso, moralmente ambiguo e perciò interpretabile. Ha fatto jackpot in pratica. Infatti Vertigine viene spesso indicato come il film che ha inaugurato un certo filone di “noir fantasmatico“. Al di là della denominazione rocambolesca, questo non è altro che un noir che prevede nella trama delle presenze di fantasmi, spettri, mortinonmorti e cose simili.

ARRIVA LO SPOILER QUELLO CATTIVO

Il film ruota attorno alle indagini relative alla morte di Laura Hunt, attraverso flashback che rievocano e ricostruiscono la fisionomia della defunta. Tutt’a un tratto però si scopre che Laura non è morta: quello ritenuto essere il suo cadavere era in realtà il cadavere di una certa Diane, un sosia quasi perfetto di Laura.

I protagonisti, vedendo ricomparire dal nulla la morta, pensano sia un fantasma. Spiegato così, tutta l’aura (Laura – l’aura, manco Petrarca regà) fantasmatica e di mistero riguardo alla ricomparsa di Laura si perde, ma la seconda parte di film ruota attorno al fatto che veramente ‘sta personaggia sembra cicciata fuori dal nulla. E quindi aria di mystero.

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Ammirate le luci dal taglio espressionistico e la presenza fantasmatica rievocata dal quadro. Dice niente?

Vertigine e il passato

I più attenti avranno già capito dove sto andando a parare, per gli altri facciamo un gioco. Dovete unire una delle parole in grassetto del paragrafo precedente a uno dei nomi di registi indicati nel titolo dell’articolo…

Ok, la risposta è: Orson Welles + flashback. Perché è evidente, non appena il meccanismo prende piede, che la ricostruzione della figura di Laura attraverso i flashback, peraltro filtrati attraverso la prospettiva dei personaggi che raccontano, si ispira al capolavoro assoluto, immortale, incredibile, infinito della storia del cinema: Quarto potere.

La struttura della prima parte di Vertigine è sostanzialmente ricalcata su quella del film di Welles. In entrambi i casi abbiamo un personaggio morto di recente di cui bisogna, per ragioni diverse, ricostruire il passato, di modo da delinearne meglio la figura, da ambo i lati circondato in qualche modo da un alone mitico. E in entrambi i casi ciò avviene attraverso dei flashback spezzettati lungo la narrazione e mostrati dalla “soggettiva” di chi il flashback lo ha vissuto.

Entrambi i film mostrano la sostanziale inutilità di un processo di questo tipo, in quanto la persona è in qualsiasi caso molto più complessa e sfaccettata di qualunque racconto se ne possa fornire. A questo punto, però, le pellicole prendono due direzioni diverse. Quarto potere sappiamo tutti dove va a finire. Vertigine invece, di sottecchi, attraverso il flashback ha ricostruito non tanto il personaggio di Laura – che infatti entrerà in scena nella seconda metà della pellicola – quanto invece le fisionomie dei personaggi comprimari.

Attraverso i flashback scopriamo il carattere ossessivo di Waldo, disposto a tutto pur di tenere Laura con sé; e scopriamo anche il doppiogiochismo e il morbo del figlio di puttana da cui è affetto Shelby, che non si scopa solo Laura, ma anche la zia di lei. Non la mossa della maniglia, ma quasi.

quarto potere

Ma la figura di Laura si ispira anche a un altro film degli anni ’40, anzi del 1940 spaccato, ovvero Rebecca – La prima moglie di Hitchcock, che sulle donne ha costruito tutta la sua filmografia. Il personaggio di Rebecca credo sia la figura fantasmatica per eccellenza, quindi ogniqualvolta venga trattato questo tema è praticamente impossibile non risalire al capolavoro di Hitchcock. Di nuovo, lo stacco di Vertigine rispetto a Hitchcock sta nel far riapparire Laura rediviva.

Hitchcock in Rebecca finisce col costruire una vera e propria mitologia legata alla defunta, un po’ come fa Refn in Too old to die young. No, non è un paragone fuori luogo. Preminger, invece, costruisce una falsa mitologia legata a Laura con il semplice obiettivo di depistarci; d’altronde siamo sempre e comunque in un noir. Ed è proprio in questo punto che il noir di Preminger si contamina col mystery e introduce la presenza fantasmatica, rievocando la suprema e definitiva figura fantasmatica.

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Vertigine e il futuro

La cosa che fa ridere è che Preminger influenzerà a sua volta Hitchcock.

‘Stavolta sfanculo qualsiasi principio hitchcockiano legato alla costruzione della suspense e vi rivelo subito di cosa sto parlando: Vertigine ha influenzato La donna che visse due volte, titolo orribile e spoileroso al quale io preferisco l’originale Vertigo. Da leggersi Vértigo, non Vertìgo. LA D È MUTA!!!

Tra l’altro – e questo è del tutto accidentale, ma mi diverto a fomentare le teorie del complotto – il film di Preminger in originale si intitola Laura, ma in italiano è stato reso in Vertigine, che è una sensazione legata alla patologia di cui soffre il protagonista di Vertigo, titolo a sua volta derivato dal latino e che significa per l’appunto “vertigine”.

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Laura è a tutti gli effetti una donna che visse due volte, ancor più di quanto non lo sia la Madeleine di Vertigo. Ma le similarità tra le due pellicole non finiscono qui.

NEL CASO NON FOSSE ANCORA CHIARO SAPPIATE CHE STO PER DAR VITA A UNA NUOVA COSTELLAZIONE: QUELLA DELLO SPOILER

Tutti sappiamo che nel film di Hitchcock il protagonista Scottie, dopo la morte di Madeleine, incontra un’altra donna, Judy, del tutto identica a Madeleine (e interpretata in effetti dalla stessa Kim Novak), ma che non è Madeleine. Quindi Madeleine non vive letteralmente due volte, se non nella fantasia di Scottie, che all’incontro con Judy la plasma per renderla in tutto e per tutto identica a Madeleine. Laura, invece, vive letteralmente due volte, in quanto data per morta e poi fatta “risorgere”. O forse no…

Una delle teorie che ruotano attorno a Vertigine pensa la seconda parte di pellicola come un sogno o comunque una proiezione onirica del detective McPherson. Quest’ipotesi è avvalorata dal fatto che Laura ricompare proprio dopo che il detective era caduto addormentato indagando in casa di lei, al suo risveglio; ma anche dal fatto che il carattere dei personaggi nella seconda parte del film sembra ricalcare esattamente la visione che il detective ha di loro, come se non fossero reali presenze ma sue proiezioni, allo stesso modo di Laura.

Se quest’ipotesi fosse corretta il film di Preminger e quello di Hitchcock avrebbero molto di più in comune di quanto non appaia ad un’analisi superficiale. La differenza fondamentale starebbe nella diversa sorte toccata alla due donne: morta (oltre che vissuta) una seconda volta Madeleine; salvata dalle braccia possenti dell’amore virile Laura.

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L’applauso alla mamma è del tutto dovuto.

Siamo giunti alla mia parte preferita e anche a quella che è da tutto l’articolo che aleggia silenziosa, creando una fittissima aura di mystero.

Perché la protagonista di Vertigine si chiama Laura. E qual è l’altra Laura inserita nell’olimpo delle eroine del cinema e della televisione? Laura Pausini.

Sto ovviamente parlando di Laura Palmer, la figura fantasmatica e mitica oltre ogni misura di David Lynch a.k.a. il mio amore più profondo nonché mia futura reincarnazione. Laura Palmer è l’ennesimo personaggio del mio personale caleidoscopio di figure femminili che si riverbera nel presente (e anche nel futuro) vivendo nel passato.

Se ci pensate bene Laura Palmer è la sintesi di tutti i personaggi che abbiamo incontrato finora. Il suo è un personaggio che vive nel passato ma che domina e riempie la narrazione come il Charles Foster Kane di Welles. Eccezion fatta per Fuoco cammina con me, in cui Laura è viva; anche se il prequel di Twin Peaks esiste e serve proprio per incrementare e confermare la fantasmaticità che pervade il personaggio di Laura.

Laura è anche, di conseguenza, la Rebecca personale di Lynch – entrambe bionde, peraltro – nonché Madeleine moderna – ancora una volta bionda. PERCHÈ CAZZO LA LAURA DI PREMINGER È MORA ALLORA?! Infatti in Twin Peaks Laura si raddoppia nella figura di Maddy Ferguson (Maddy che, per giunta, è l’abbreviazione di Madeleine), sua cugina.

Infine Laura è un personaggio che si manifesta e vive – o rivive – nella dimensione onirica. Quindi se Laura di Preminger è la proiezione di McPherson, allora Laura di Lynch è la proiezione di Cooper. L’unica differenza in questo caso è che i sogni di Cooper sono premonitori, ma poco importa. Anche perché chi vi dice che non sia premonitore anche l’ipotetico sogno di McPherson? Senza contare che nella terza stagione di Twin Peaks Cooper torna indietro nel tempo e cerca di salvare Laura dalla morte, quindi facendola rivivere come Scottie fa rivivere Madeleine. Più o meno.

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Tutte le ciambelle che si sgagnava il buon Cooper si facevano sentire poi nella dimensione onirica.

Bonus: il villain definitivo di Twin Peaks è Judy a.k.a. quello schifo inquietante di Sarah Palmer che si apre la faccia e sgozza le persone a morsi. Quale altro personaggio si chiamava Judy? Esatto: il doppio di Madeleine in Vertigo. Quindi Laura Palmer si chiama Laura come Laura Hunt, ha una cugina che si chiama Madeleine come la Madeleine di Hitchcock e ha una madre che si chiama Judy come Judy Garland come la Judy sempre di Hitchcock.

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Conclusioni

David Lynch è un copione. E collabora spesso con LAURA Dern a.k.a. Diane in Twin Peaks, come la Diane che muore al posto di Laura in Vertigine. Diane che, peraltro, è una presenza fantasmatica, in quanto è costantemente evocata da Cooper ma non appare mai. Se non in Twin Peaks 3 in cui ha anche il suo doppio malvagio costituito dalla cinese senza occhi.

Mario Vannoni

Un paesaggio in ombra e una luce calante che getta tenebra su una figura defilata. Un poco inutile descrivere chi o cosa sono io se poi ognuno di voi mi percepirà in modo diverso, non trovate?
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