
Vi presento Joe Black, ovvero Love, Death & Robots con Brad Pitt
Avete presente quando site in hype per un film? Lo volete vedere da un botto di tempo, state cercando il momento per farlo, siete inscimmiati come un tacchino il giorno del Ringraziamento. Avete presente quando poi il suddetto film vi delude completamente ed è una merda? Questa è la breve storia triste della mia esperienza con Vi presento Joe Black, un film tutto intrigo e niente arrosto.

Ero attratto dall’idea di vedere Vi presento Joe Black, che comunque è uno di quegli pseudo-cult dal quale ti aspetti che sia figo ma magari non un capolavoro, magari con qualche inserto più da film per famiglie.
Poi c’erano Anthony Hopkins e un Brad Pitt giovanissimo, insomma: tutti ingredienti da film godibile e con pure qualche pretesa da muovere. Ma poi c’era soprattutto L’elemento, la cosa che più di tutte mi intrigava e che di base doveva anche essere l’idea più originale del film: la personificazione della morte. Eh, dai, che figata, guardiamolo.

E invece no. Non so che immagine abbiate voi della morte personificata, ma sicuramente il faccino gentile e da bravo ragazzo che caratterizza Brad Pitt lungo tutta la pellicola non è stata una delle scelte meglio azzeccate di sempre. Siamo passati dalla morte incappucciata e scheletrica a un bel faccino che mangia burro di noccioline. Tutto a posto.
Ma al di là di queste cosucce, i veri problemi sono altri. Vorrei partire dagli attori, perché è la cosa che più mi ha deluso. Scusate se avevo qualche pretesa, ma questo Brad Pitt si presentava al film con già alle spalle interpretazioni del calibro di Seven, L’esercito delle 12 scimmie e Sleepers. In Vi presento Joe Black sembra un ragazzetto che sta per la prima volta davanti alla macchina da presa, impacciato, meccanico, legnoso.
Ora, non so se il problema sia che il suo personaggio è stato scritto così, ma in ogni caso è ridicolo e a tratti anche imbarazzante. Per spezzare una lancia a suo favore, ci sono un paio di momenti di alta intensità drammatica in cui il caro Brad ha dei lampi di buona recitazione, ma per il resto schifo. Vogliamo il riscatto con Once upon a time in Hollywood Brad, mi raccomando.
E Anthony Hopkins? Piatto, scialbo, banale, quasi noioso. Forse il vero problema della recitazione (e non solo) è che gli attori si notano più perché sono quei particolari attori piuttosto che per una buona interpretazione o per l’interesse verso il loro personaggio. Vabbè però dai c’è il tema della morte che sarà fighissimo.

E invece no. Al di là di Brad Pitt che non dà neanche per un secondo l’idea di essere la morte – tant’è che anche Anthony Hopkins quando egli si presenta come tale sembra perplesso e quasi divertito – pensavo che Vi presento Joe Black sviluppasse una riflessione seria sul concetto di morte, su cosa vuol dire morire e cosa comporta sulla vita di una persona sapere che è giunta la propria ora.
Non sto cercando di dire che questi temi non ci sono, quello che sto cercando di dire è che vengono abbozzati nella prima mezzora di film e poi lasciati lì, a fiorire in autonomia. Ma siccome un valore morale non è un fiore (escluse particolari metafore), non lo puoi lasciare lì a crescere da solo, devi svilupparlo. Questo non succede in nessun modo in Vi presento Joe Black: dopo neanche un’ora di film si preferisce dare completo spazio alla storia sentimentale e lasciare da parte il tema della morte per riprenderlo solo nel finale. Con un totale di trattazione di 5 minuti scarsi. Oh che bello.

E forse il problema principale di questa pellicola è proprio l’eccesso di sentimentalismo. È proprio il classico film che si lascia andare in facili sentimentalismi, con una storia d’amore prevedibile (perché stra-abusata), un chiaro lieto fine imminente e un’aria di perbenismo che sfiora costantemente la brezza di merda che avvolge il tutto. Quanto sono poetico.
E questo potrebbe anche andare bene, se non fosse che le premesse erano tutt’altre. Chi, come me e come altri immagino, si aspettava un film che trattasse veramente il tema della morte e che utilizzasse l’espediente della morte personificata con un tocco di genialità, si è ritrovato a grattare le unghie sull’asfalto. Sì, perché era solo una maschera: Vi presento Joe Black in realtà è un semplice (e anche piuttosto banale) film sentimentale con un cast d’eccezione, nulla di più.

E parliamo anche un attimo di sceneggiatura e regia. Partiamo dalla seconda che tanto si liquida rapida. Inquadrature canoniche, piatte, immobili, statiche, senza profondità né senso del ritmo. Scelte registiche veramente imbarazzanti, quali il modo di presentare “la morte” ad Anthony Hopkins o l’inutile (e lunghissima) scena del girovagare del Brad Morte Pitt per la villa alla ricerca di burro di noccioline. Altre cose veramente curiose sulla regia sarebbero da dire, ma preferisco fermarmi qui.
La sceneggiatura. Per prima cosa: perché questo film dura 3 ore? È infinito, dopo un’ora ti aspetti di essere quasi alla conclusione e invece ne mancano altre due. Ma la cosa divertente è che in mezzo non succede praticamente nulla: i personaggi rimangono quasi sostanzialmente invariati per tutta la durata della pellicola, salvo avere un’incredibile trasformazione finale nell’ultima mezzora. E di nuovo, non è un problema, ma allora quell’ora e mezza inutile che sta al centro del film a che serve? Non lo sapremo mai.
Poi cosa aggiungere: dialoghi banali e stupidi, scene al limite dell’imbarazzo, eccessi di moralismo sciatto e frasi sentenziose sulla vita che sanno di già sentito e di vai a pigliarlo in culo. Certe volte i dialoghi mi hanno veramente portato all’esasperazione per quanto fossero didascalici e poveri di contenuto vero. Era come leggere una poesia barocca, a volte anche scritta male.
