Serie TV

Vinyl 1×01 – Pilot

Il Rock Anni ’70 secondo Jagger e Scorsese

Avevo questo tarlo nella mente durante tutto il primo episodio di Vinyl, cioè che quello che stavo guardando fosse un film, che il confine tra serie tv e cinema si fosse assottigliato ancora. Era una sensazione che andava e veniva, durante tutti quei 113 minuti (e forse la durata ha aiutato il pensiero). Poi la puntata è finita e sono arrivati i titoli di coda. È bastata una frase bianca su sfondo nero per farmi capire tutto, come se avessi appena aperto gli occhi. Directed by Martin Scorsese.

Ora, non voglio fare il presuntuoso dicendo “minchia zio ma io l’avevo capito subito che era lui!”, anche perché essere in grado di vedere un film, senza sapere da chi sia stato diretto, e riconoscerne il regista, è uno dei miei sogni proibiti. Quello e Emily Ratajkowski (E sì, ormai ho imparato a scriverlo senza controllare). Però Emily pressami di meno che ce ne sono altre, non sei mica l’unica. Ecco mi sono perso. Ah già, stavo dicendo, le grosse tett-non avevo capito che era Scorsese, ma qualcosa mi diceva che la mano dietro il primo episodio fosse molto esperta (poi magari sono l’unico scemo che pensava che il buon Martin ci mettesse solo la grana eh, possibilissimo). Certo, la garanzia di qualità di quei tre secondi, con quel suono paradisiaco che accompagna la scritta HBO, è sempre certa, ormai la casa di produzione americana non sbaglia un colpo. Gloria, gloria, gloria alla HBO (semicit.). Quindi ero pronto (ormai assuefatto) a gettarmi nell’ennesimo prodotto della quality television. Secondo voi sono rimasto deluso? Dai, e che ve lo dico a fare.

Vinyl concert

Ah, spoilerz baby, siete avvertiti.

La premessa è semplice: Vinyl racconta la vita di un produttore musicale nella New York degli Anni ’70 (da un’idea di Mick Jagger e dello stesso Scorsese, quando si vuole vincere facile). E già nei primi dieci minuti della puntata c’è tutto quello di cui si può avere bisogno: droga, promiscuità sessuale, pantaloni a zampa d’elefante, e ovviamente il Rock, assoluto protagonista della serie. A pensarci bene, tolti i pantaloni, non è cambiato poi molto. Ah no, è vero, la musica che oggi ha successo mi fa sanguinare le orecchie.

vinyl-hbo-richie

Richie Finestra (cioè davvero un cognome italiano migliore non potevano trovarlo?) ha creato anni fa la sua etichetta discografica, che però è ormai sul punto di essere venduta a compratori tedeschi. Le difficoltà nella cessione (soprattutto per la gestione molto poco ortodossa di Richie e dei suoi soci) si mescoleranno inevitabilmente alla vita personale del protagonista interpretato da Bobby Cannavale. Non troppo conosciuto al pubblico di massa (ma già vincitore di due Emmy), Cannavale si cala perfettamente nella parte di un uomo tormentato dal presente e dal passato, dalla droga, dall’alcool e dallo stile di vita che è “costretto” a vivere. Una figura poliedrica e complessa che emerge lentamente, ma che questa prima puntata riesce già a delineare alla perfezione. Decisamente interessante il rapporto tra Richie e il cantante blues Lester Grimes (Ato Essandoh), che in un contrasto passato/presente svela pian piano uno dei demoni che accompagnano il discografico, come spacchettando un regalo che poi scopri di non voler ricevere. Poi c’è lei, la moglie di Richie, Devon, interpretata da quel pezzo di gnoc-da quella bellissima donna che è Olivia Wilde. Richie si scopre infatti essere marito e padre di famiglia, spiazzando chi l’aveva già incasellato come il solito dedito solamente a sesso, droga e rock and roll (per restare in tema).

vinyl devon

Torniamo allora alla musica, perché di quella si parla. Vinyl è un must sicuramente per chi ha vissuto quegli anni, ma anche per coloro che amano proprio quella musica. Un periodo sporco, grezzo, disonesto, ma pieno di inventiva e genialità (e di tette e culi, perché si sa che la HBO non è contenta se non piazza almeno due paia di zinne e chiappe a puntata, e c’è una scena in questo primo episodio che spunta la casella per tutta la serie). La puntata sfreccia tra cocaina e sesso, tra pestaggi e follia, consumando lentamente la vita di Richie che alla fine si ritrova nello stesso punto in cui ha idealmente cominciato: tra le macerie.

Ve l’ho detto, la sensazione che questo primo episodio di Vinyl potesse benissimo essere un film resta forte, soprattutto perché Scorsese piazza la sua firma quando può: la schitarrata in slow motion, la protagonista bionda (interpretata da Juno Temple, che però di angelico ha ben poco), la voice-over iniziale di Richie, per non parlare dell’inquadratura del suo occhio (che magari, parlando di serie tv, a qualcuno fa pure venire in mente Lost).

Ma c’è un dato che emerge in maniera spietatamente brutale: i cantanti sono solo vacche da mungere. Non c’è alcuna pietà per gli artisti che hanno fatto la storia della musica, il loro unico scopo è quello di produrre canzoni di successo in modo da far arricchire i discografici. Per farlo è lecito annullare ogni aspetto di chi apre la bocca davanti ad un microfono. Il profitto viene cercato a forza di botte (parafrasando un nostro cantautore che sarebbe inorridito di fronte a quel mondo). Non a caso passa poco tempo dall’inizio del pilot che Richie sta già litigando con Robert Plant (vi prego, non devo dirvi chi è vero?), proprio sulla parte economica del loro contratto, che per quanto riguarda l’etichetta del protagonista non è mai a favore del cantante.

Vinyl scream

Il pilot di Vinyl ha già un mondo condensato in sé, e ora che la mano di Scorsese si limita solo a sfregare indice e pollice, sta a chi prenderà le redini del progetto aprirne definitivamente le porte.

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Edoardo Ferrarese

Folgorato sul Viale del Tramonto da Charles Foster Kane. Bene, ora che vi ho fatto vedere quanto ne so di cinema e vi starò già sulle balle, passiamo alle cagate: classe 1992, fagocito libri da quando sono nato. Con i film il feeling è più recente, ma non posso farne a meno, un po' come con la birra. Scrivere è l'unica cosa che so e amo fare. (Beh, poteva andare peggio. Poteva piovere).
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