
Vivarium: siamo tutti in gabbia
Siamo tutti in gabbia in un vivaio
Ci siamo mai soffermati a pensare a come si sentono in pesci rossi in una boccia? O a dei ratti un una gabbia? Pensiamo che questi animali si trovano lì per essere osservati e studiati. Non pensiamo di far loro del male.
Quindi lo studio giustifica il male fatto ad una creatura?
Forse è questa la domanda che Lorcan Finnegan cerca di suscitare nello spettatore di Vivarium.
Film presentato in anteprima al Festival di Cannes del 2019, Vivarium è una produzione prettamente di respiro europeo (collaborazione tra Belgio, Irlanda, Danimarca e Canada) con protagonista una giovane coppia come tante altre, in trepida attesa di avere una casa tutta per sé.
Un cast ridotto all’osso ma ben più che sufficiente a creare la giusta atmosfera.
Vivarium: una critica senza tempo sulla cattività
Gemma (Imogen Poots) e Tom (Jesse Eisenberg) sono modesti lavoratori in cerca di una casa in cui vivere e gettare le basi per una futura famiglia: fin qui tutto nella norma, finché un’insolita agenzia immobiliare “individua” i due e fissa loro un appuntamento.
L’agente immobiliare che accoglierà i due giovani, un omuncolo secco e conciato come un nerd psicopatico degli anni Sessanta, condurrà i suoi nuovi clienti nel tour di un nuovo quartiere residenziale “fin troppo” affettato a formato famiglia .
In un secondo, il cupo agente abbandonerà i ragazzi durante la visita della villetta numero 9, scomparendo nel nulla.
I tentativi nel cercarlo intorno al perimetro della casetta si rivelano e, non appena Gemma e Tom balzano in macchina per andarsene da quella deludente esperienza, capiscono che il quartiere non è un semplice complesso di case.
Per quanto tentino di allontanarsi e di scappare, tornano inevitabilmente alla porta del numero 9. Sono in trappola.
Tuttavia i carcerieri, nonostante non si facciano mai vedere, non fanno mancare niente ai ragazzi: in fondo stanno donando loro una casa con tutti i comfort, scatole palesate dal nulla piene di viveri e un bambino da crescere.
Sarebbe tutto perfetto se non fosse che il pargolo è un inquietante ed urlante essere simile solo nelle fattezze ad un umano, posto dagli aguzzini per apprendere tutto ciò che concerne il comportamento umano.
Gemma e Tom sono due animaletti in gabbia, da studiare e analizzare, a scapito della loro libertà e della loro felicità.
La fantascienza anni ’50 incontra i nostri tempi
Impossibile non arrivare con la mente a The Twilight Zone durante la visione del film!
Già dalla comparsa del personaggio dell’agente immobiliare, con il suo abbigliamento alla George McFly – è un caso che l’agente si chiami “Martin”? – , siamo trasportati nelle atmosfere di quei film anni ’50 in cui ci si interrogava sul futuro e su probabili dimensioni parallele.
Chiaramente non ci si può aspettare dal pubblico lo stesso stupore che Ai confini della realtà suscitò in uno spettatore a digiuno di fantascienza ed estraneo agli effetti speciali del cinema.
Vivarium ha volutamente scelto di puntare su una CGI a prima vista posticcia e datata perché non deve sconvolgere visivamente, ma punta a stordire lo spettatore con atmosfere claustrofobiche.
Lo scopo del film è, dunque, paragonare i desideri borghesi di una casa e una famiglia alla vita di un topo di laboratorio.
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In Italia il film sarebbe dovuto uscire a marzo, ma a causa del lockdown dobbiamo aspettare una nuova data.