Film

Waking Life e la materializzazione della realtà onirica senza via di uscita

Per i pochi coraggiosi che, dopo aver letto il titolo, hanno continuato la lettura, grazie per la fiducia, in cambio vi regalerò cinque minuti di puro woah! Oggi parliamo di sogni, ma incredibilmente non lo faremo via Inception, che, con tutto il rispetto per il capolavoro di Nolan, ha rotto il cazzo. Quasi peggio della barbabietola da zucchero sui libri di geografia. Parleremo invece del coraggioso Waking Life, film indipendente del 2001 a opera di Richard Linklater. Sì, quello di School of Rock. Che palle ogni volta.

ricrd linklater
Più bello disegnato che nella sua concreta esistenza

Probabilmente tutti voi sperate che Waking Life non sia l’ennesimo pippone del cazzo sui sogni. Ni. Nel senso che è così, ma lo è in modo originale, con intuizioni genuine e utilizza la riflessione filosofica come mezzo per esprimere il suo potenziale.

Confusi? “Eh ma anche Inception lo fa”. DOVETE ANDARE TUTTI A CAGARE!. Sì, anche Inception lo fa, ma ci sono due fondamentali differenze. La prima è che mentre in Inception la riflessione filosofica rappresenta un livello di lettura del film, in Waking Life essa costituisce la colonna portante del film stesso. Quindi: Inception racconta una storia dalla quale possono scaturire riflessioni filosofiche, Waking Life è tutto una grande riflessione filosofica, la storia c’è ma è solo funzionale alla rappresentazione. La seconda differenza è costituita dal fatto che in Waking Life non ci sono strumenti che creano realtà virtuali e, soprattutto, non è un film fantascientifico. Inception sì.

Tutto sto confronto tra i due film non l’ho fatto perché mi stanno sul cazzo Inception o Christopher Nolan, ma piuttosto per altri due motivi:

  • il paragone con Nolan è quasi obbligatorio quando si parla di film sui sogni, anche quando (come per Waking Life) il film è uscito prima nelle sale.
  • senza che voi ve ne siate accorti, vi ho introdotti nel mondo di Waking Life.

waking life

Dall’immagine soprastante possiamo notare due cose: il personaggio è molto brutto; Waking Life è un film d’animazione. SORPRESONE PROPRIO. Sì, animazione, per essere precisi il primo dei due film d’animazione di Linklater, entrambi realizzati con la tecnica rotoscope. Del suo successore (dai risultati tecnici più apprezzabili) abbiamo già parlato qui e sappiamo tutti che il neo-nominato ai Golden Globe 2018 Loving Vincent utilizza la stessa tecnica. Tuttavia sappiamo anche che la tecnica produce risultati altalenanti, quindi: com’è l’animazione di Waking Life?

Ehhhh… gne.

Poteva andare sicuramente meglio, ma questo è un eufemismo, rifaccio. FA PIUTTOSTO CAGARE. Ok, non è esattamente vero, andiamo nel dettaglio: l’effetto ottenuto da Linklater è grezzo e raffazzonato, con baffi che traballano su prolabi, scenografie semoventi e altro, ma… se l’avesse fatto apposta? È indubbio che visivamente (almeno all’inizio) non è “comodo” da vedere, ma altrettanto sicuramente funziona nel ricreare un ambiente onirico. E per un film che parla di sogni e nel quale (senza fare spoiler) il personaggio “vive nei suoi sogni” mi riesce difficile dire che non sia adatto.

Altra caratteristica di rilievo è il fatto che, per quanto il rotoscope venga usato “male” da un punto di vista estetico, esso funziona da Dio nel dare spazio alle licenze poetiche dell’immaginazione all’interno del sogno. Per farvi capire al 100% allego un’immagine:

waking life

Fare questa cosa con un attore in carne e ossa e senza l’ausilio dell’animazione sarebbe stato giusto un pochino complesso. Invece quest’istantanea dal film è MAGNIFICA: il personaggio “nuvoloso” sulla destra è di una purezza e di una dinamicità fantastica! E qui ho capito: “cazzo ma io sono influenzato dal fatto che ho visto prima A Scanner Darkly di Waking Life!”. E questa cosa è fondamentale, perché A Scanner Darkly, essendo uscito cinque anni dopo, ovviamente ha offerto dei risultati tecnici migliori (questa tecnologggggia che avanza), per questo guardando Waking Life mi aspettavo di più. Quindi sono arrivato a una conclusione: non c’è tanto da discutere su quanto sia utilizzato bene il rotoscope, piuttosto bisogna saper descrivere l’effetto che trasmette; e questo è fantastico, meglio che in A Scanner Darkly. Perciò non smetterò mai di applaudire Linklater per il suo sperimentalismo e per la sua particolarissima visione dell’arte.

E poi vedere i baffi che ondeggiano sul prolabio delle persone è stato infinitamente divertente.

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“Minchia zio disco tunz tunz, manda sta m”

Restano due cose da dire su Waking Life.

Rigidità dello schema narrativo

Film di durata canonica (100 minuti), ma senza una sostanziale trama: compito audace, ma ok. La cosa che davvero non va bene però è la ripetitività col quale si svolgono tutti gli “eventi”. Lo schema di tutte le scene è questo: sogno, vengo catapultato in un posto dove c’è gente che dice cose filosofiche, volo verso un altro posto, repeat. Il meccanismo scricchiola, perché alla terza volta che succede sai già cosa ti aspetta e andando ancora più avanti riesci a prevedere quello che succederà. Io personalmente ho indovinato il finale in anticipo. SCACCO MATTO RICK!

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Sì, è una scimmia

Riflessione filosofica: vivere una Waking Life

“Waking” è quello che in italiano tradurremo con “risveglio”, ma come può un film che parla di sogni chiamarsi il risveglio della vita o simili? Sta appunto qui il gioco e il perno filosofico di tutta l’opera: durante la visione non vi è dato sapere se il protagonista sta vivendo la vita vera o sta sognando, quindi assisterete a un artificio di confusione del reale con l’onirico, il che va di pari passo con le riflessioni svolte dai personaggi, che partendo da osservazioni generali andranno sempre più specializzandosi in discorsi relativi ai sogni, approdando a mete (e passatemi il termine e il gioco di parole) metaoniriche: a un certo punto i personaggi stessi riconosceranno di essere dentro a un sogno e cominceranno a discuterne, spaccando completamente la divisione tra reale e onirico ed amplificando la già difficile disgiunzione tra essi. Il tutto condurrà ad un finale etereo, capace di racchiudere in una sola immagine l’intera filosofia del film.

Ovviamente la filosofia di Waking Life non si riduce a questo, ma per non rovinare la visione (e per limiti spaziali) mi fermerò qui.

Mario Vannoni

Un paesaggio in ombra e una luce calante che getta tenebra su una figura defilata. Un poco inutile descrivere chi o cosa sono io se poi ognuno di voi mi percepirà in modo diverso, non trovate?
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