
Weiner, il film che sembra noioso ma non lo è
Questa recensione parla di Weiner, un documentario politico del 2016.
Documentario politico.
Bene. Credo siano fuggiti tutti. Forse quelli che hanno visto Fahrenheit 9/11 no.
A te, che sei rimasto/a alla lettura, spiegherò perché questo film merita la tua attenzione.
È sostanzialmente un film sulla rivincita che finisce male. Male male.
Weiner, documentario del 2016 girato da Josh Kriegman e Elyse Steinberg, segue le vicende di Anthony Weiner, deputato del Congresso americano. Luglio 2010: Anthony è giovane, piace alla gente, le persone per strada gli danno il cinque, nei talk show letteralmente distrugge gli avversari. Si è da poco sposato con una delle donne più potenti degli Stati Uniti, Huma Abedin, il braccio destro di Hillary Clinton, all’epoca favoritissima nella corsa alla Casa Bianca. Hanno appena avuto un figlio. Insomma una carriera lanciatissima.
Contro un muro.
Il muro.
Eh sì, perché salta fuori che Weiner ha fatto sexting (=scritto porcate e mandato foto) con una ragazza, che ha ovviamente conservato le foto per poi pubblicarle. Weiner subito nega le accuse, poi di fronte all’evidenza non può più fare finta di nulla. Anche perché continuano ad uscire foto su foto, e le tv lo stanno facendo a pezzi. E quando persino Obama ti dice che forse sarebbe il caso di pensare alle dimissioni, non ti resta che prendere carta e penna e firmarle (e siamo nel 2011).
Il film inizia qui. Weiner incassa il colpo, ma non ci sta più ad essere messo alla gogna nei talk show, nelle radio, nei bar. Rivuole indietro la sua vita di prima, per sé e per la moglie. Decide di candidarsi alle primarie democratiche per sindaco di New York e accetta di essere seguito giorno e notte nelle successive 13 settimane di campagna elettorale dagli autori del film. Il suo obbiettivo è quello di dare una riverniciata alla sua reputazione, perché “ho fatto quelle cose, ma ne ho fatte anche di buone”. La sua arma in più è la moglie Huma, ferita, umiliata, ma che lo ha perdonato ed è al suo fianco. L’accoglienza è mista, Donald Trump dice che non vuole pervertiti alla guida della sua città (eh già), ma tutto sommato la gente comune comincia a (ri)guardarlo con simpatia.
Attenzione ai pervertiti.
Weiner è seguitissimo dai giornalisti, lui vorrebbe parlare di piste ciclabili, lavoro, case, ma ai media poco importa, tutti vogliono sapere di quella cosa là. Però la sua campagna decolla letteralmente, nessuno degli altri candidati riceve neanche lontanamente le stesse attenzioni (neanche Bill De Blasio che – SPOILER – vincerà). Weiner si sbatte tantissimo, apre un ufficio pieno di giovani volontari che fanno propaganda per lui, va alle raccolte fondi, ha uno staff che lo segue 24 ore su 24. Bacia i bambini, stringe le mani, va alle feste dei colombiani, degli israeliani, degli ecuadoriani. Se c’è una festa, un raduno, lui è lì. Nei dibattiti pubblici stronca gli altri candidati, li fa sembrare vecchi e completamente fuori dal mondo. Viene persino applaudito ad un raduno femminista. Escono i risultati dei sondaggi, ed è in testa, da solo.
Solo che escono anche altre foto.
Eh sì. Eh sì.
Weiner prima e dopo le dimissioni del 2011 aveva mandato altre foto ad altre ragazze, usando un sito, dirty.com, ed un nickname semplicemente meraviglioso, “Carlos Danger”. Le foto sono state mandate anche ad una certa Sydney Leathers, ragazzona in cerca di notorietà (in seguito pornostar nel film Weiner and I), che come sempre in questi casi ha conservato tutto e non vedeva l’ora di vendere la sua storia ai media. Media che da lì in poi lo fanno a pezzi e vivisezioneranno senza pietà la vita di Weiner e della moglie, sempre più imbarazzata ed umiliata.
“TA-DAAAAA”
Per lui di fatto la corsa finisce qui. Prova inutilmente ad andare avanti, ma ormai è un disastro. Litiga con un elettore in una pasticceria nel quartiere ebraico, manda a quel paese un conduttore in diretta tv. Interviene anche Hillary Clinton, che dà un ultimatum alla moglie: scegli, o me come Presidente o lui come marito. E lei sceglie.
Weiner ovviamente perde, e di parecchio.
Nel 2016 lo ritroviamo, fuori dalla politica, a fare il commentatore nei talk televisivi.
Weiner non è certamente un film per tutti, né per tutte le occasioni. Se mi proponessero un sabato sera pizza+Weiner, ecco, forse no. Ma non è assolutamente un film noioso. Solo che ci obbliga a pensare. Pensare all’ossessione che abbiamo per lo scandalo a tutti i costi, per le foto rubate, per l’odore di lenzuola usate. E poi: ci serve di più un politico capace, appassionato, che però manda le sue erezioni in giro per il paese, oppure uno magari meno sul pezzo ma che va a dormire alle 22? Ma vi giuro che non è noioso.
Ok, non ho tempo di leggerlo, dimmi perché dovrei vederlo:
-perché risponde finalmente alla domanda: E I POLITICI KEFFANNO?!1!?