Ero lì bello tranquillo pronto a vedermi la quarta puntata di Westworld, facendo la mia solita routine da fan di Asperger, cioè guardare tutta la sigla canticchiando la musichetta per il mio pubblico composto dai cuscini e dal tavolino, quando ecco l’inaspettato. A scrivere questa puntata, oltre al già acclamato Fratello dove sei Nolan c’è Ed Brubaker. Momento. Proprio lui? Quello che ha scritto una vagonata di storie per la Marvel, per la DC più svariati altri fumetti? Ebbene sì, è nel team di Westworld.
Bastano queste piccole cagatine a farmi esaltare come Lapo di fronte a Biancaneve, quindi grazie HBO, sempre grazie. Anche se il numero delle tette è diminuito in maniera drastica, cosa succede? Ne vuoi parlare? Vuoi mandarmi degli esempi da controllare prima della messa in onda? Non c’è problema, sai che per te ci sono sempre.
Vabbé, forse mi sono dilungato troppo con le scemate, andiamo a vedere cosa ci ha regalato questa quarta puntata. Per chi fosse una brava persona (e non un servo del Male) e volesse leggersi quelle vecchie qua le trova tutte. Sta a voi, ma non siete servi del Male, vero?
Ah, ovviamente spoilerz alert come se piovesse, da qui in poi si parla nel dettaglio di quello che è successo.
Intanto si aggiunge subito un tassello al “risveglio” di Dolores. Bernard le parla direttamente del labirinto, di questo misterioso secondo livello nel quale lei sicuramente avrà un ruolo chiave. Mi porta a pensarlo soprattutto il fatto che lei sia la prima host del parco (o una delle prime), quindi Ford e il super misterioso Arnold potrebbero averla già dotata di un imprinting per accedere al maze, oppure per concedere ai visitatori di accedere. Arnold diventerà sempre più importante d’ora in poi, ricordatevelo. Nostradamus in confronto a me è il Maestro do Nascimento.
Ma cos’è davvero questo labirinto? Perché finita la puntata non ne sono più molto sicuro.
Cioè, mi spiego meglio. Il labirinto io pensavo fosse un gioco nel gioco, una sorta di upgrade del semplice “parco Westworld”, in grado di concedere un’esperienza ancora più profonda agli ospiti. Però non mi ero soffermato troppo a pensare quale potesse essere questa esperienza. Finché il buon Black Badass Harris ha girato la chiave nella serratura.
Intanto non sono più molto sicuro che possa essere un robot, visto che due persone lo riconoscono nel parco, due persone che sembrano ospiti che si riferiscono alla sua vita fuori da Westworld. Sempre che Harris non sia un robot consapevole di esserlo e a cui è stato concesso di vivere esattamente come un essere umano, dandogli però uno scopo ben preciso, uno scopo che ha duplice valenza. Soprattutto perché dimostra di conoscere Arnold.
Seguite il ragionamento contorto della mia mente malata. Arnold era ossessionato dagli host, a tal punto da considerarli come essere umani e arrivando ad infrangere la sua unica regola, come spiega Ford: morire nel parco. Gli ospiti non possono morire nel parco, questa è la regola aurea. Quindi non è follia pensare che, proprio per questa sua ossessione, abbia aggiunto un secondo livello in grado di fare proprio quella cosa lì: portare la morte dentro Westworld. La morte degli ospiti.
Quella infatti sarebbe l’esperienza ultima, l’esperienza definitiva, in tutti i sensi. Westworld si avvicinerebbe al mondo reale come non era mai stato possibile, e come mai sarebbe dovuto esserlo. Però a lui non basta, non gli basta dare la possibilità ai robot di ribellarsi.
E se alla fine del labirinto ci fosse il dono della consapevolezza per le macchine? Se il loro poter uccidere gli umani non fosse legato alle dinamiche delle storie del parco, ma fosse proprio per vendicarsi di quanto gli umani gli hanno ripetutamente fatto nel corso degli anni? E ora la sparo grossissima: e se il fine ultimo del labirinto fosse di trasformare i robot in umani? Con Ed Harris che ha, appunto, il ruolo di spalancare definitivamente queste porte sia paradisiache che infernali.
Magari questa è esagerata, però sarebbe il sogno di Arnold, e forse anche di Bernard, che diventa realtà. Arnold sembra fosse davvero legato ai robot, morbosamente, così come Bernard, dal cui rapporto con Dolores non riusciamo ancora ad estrapolare un schema vero e proprio, un obbiettivo chiaro.
In questa quarta puntata di Westworld sono tutti depositari di un segreto, di più segreti che si affollano. Maeve, la Thandie Newton di facili costumi, scopre il suo di segreto, iniziando a diventare un host consapevole, anche se non di cosa. Ma sa che gli ingranaggi non vanno alla perfezione, che un granello di polvere si è ormai insinuato in quella macchina apparentemente perfetta. Sa che c’è qualcosa, e farà di tutto per scoprirlo.
E forse Ford è complice inconsapevole della futura ribellione. I suoi reverie inseriti all’inizio della serie potrebbero aver attivato un codice silente di Arnold, che aveva solo bisogno di terreno fertile per crescere. Ford oltretutto all’interno di Westworld sembra davvero un Dio, capace di controllare tutto e tutti senza muovere un muscolo. O il fermo immagine dei robot era programmato per incutere timore all’amante di Bernard? Tutto ormai è possibile. Da brividi quella scena però.
Quindi ora non ci resta che scoprire quali altre scatole cinesi verranno aperte, in questo dedalo di viuzze che sembra essere tutto Westworld. Teddy però, pure tu, non sei morto anche in questa puntata, peccato, avevi fatto tripletta ma per il poker ci vuole tempo, puoi ritentare con la prossima. Io tifo per te.
Occhio a Wyatt gente, occhio a Wyatt.
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