Film

Whiplash

Whiplash è stato sicuramente il film più snobbato agli Oscar 2015, non tanto dall’Academy – che gli ha riservato tre premi (Attore non protagonista, Montaggio e Sonoro) sulle cinque candidature che aveva – ma dal pubblico, che si è completamente dimenticato di questo piccolo prodigio. Nel silenzio creatosi attorno a questo film (che silenzioso non è affatto) è sicuramente complice anche la distribuzione italiana che l’ha reso disponibile in un numero di sale pari ai neuroni di Flavia Vento. Siamo stufi di tutto questo, siamo stufi di dover bestemmiare o di doverci fare i chilometri per vedere un cazzo di film, ma lasciamo perdere, altrimenti mi mangio la tastiera…

La storia di questa figata di film è semplice: Andrew Neiman (Miles Teller) è un batterista diciannovenne iscritto al primo anno del miglior conservatorio di New York; nel suo percorso scolastico incontra il cazzutissimo Terence Fletcher (uno straordinario J.K. Simmons che si è anche portato a casa la statuetta), una sorta di novello sergente Hartman della musica. Tra i due si instaura fin da subito un rapporto complicato, fatto di crudeltà, momenti di tensione, ma anche di reciproca scoperta.

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Al centro del film sta la passione di Andrew per la batteria, passione che sfocerà in una vera e propria storia di ossessione. Un’ossessione descritta qui in un modo superbo: un’ossessione per l’arte che viene vista come strumento di riscatto da un ambiente familiare stagnante e dove l’estro di Andrew non viene considerato né realmente compreso. Il giovane protagonista sfoga la sua frustrazione con le bacchette, arrivando a perdere sangue (letteralmente) per non cedere di fronte alle angherie del suo insegnante e di un mondo che pare non capirlo.

Il personaggio di Teller non è il classico ragazzetto da film di formazione, ma una persona schiva, che per sua stessa ammissione non sente il bisogno di amici, ma di considerazione, stima, rispetto e soprattutto punta a raggiungere i traguardi che si è prefissato. Andrew è un ambizioso egoista, che non ci sta veramente simpatico, ma con il quale empatizziamo e con il quale soffriamo dal primo all’ultimo minuto.

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La sua è una storia che vibra a colpi di rullante e ci precipita in un mondo fatto di squali, dove si ha una sola occasione per dimostrare il proprio talento e dove un errore può essere fatale.

Il film si conclude con uno dei finali più belli che io ricordi, in un crescendo di musica, regia e di un montaggio che oltre agli Oscar avrebbe dovuto portare al film anche il premio Nobel per la pace, il premio Pulitzer e la medaglia Fields. Insomma, se non si fosse capito: guardate Whiplash e non ve ne pentirete.

Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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