
Wildfire: il recupero della memoria in un’Irlanda che brucia
Tra i film in concorso al Torino Film Festival si sta molto parlando di questo Wildfire, lungometraggio da molti considerato favorito per la vittoria finale. E che secondo voi il MacGuffin non ne parla?! Per chi ci avete preso?! Mica siamo Mario Giordano!
Wildfire è senz’altro un film forte dal punto di vista della carica emotiva. Vi racconto la trama in nuce, così ci intendiamo. Ci sono due sorelle, una delle due è scomparsa da un anno e all’improvviso si presenta a casa dell’altra, così, come se fosse normale. Guess who’s back? La madre delle due è morta e quindi le ragazze intraprendono un percorso di riscoperta del triste addio.
Messa così sembra una trama normalissima, anche un po’ abusata. Ma c’è un ma.
La storia si svolge sullo sfondo di un’Irlanda lacerata. Wildfire, infatti, si apre sulle immagini degli scontri tra nord e sud del paese, passando per gli attentati dell’IRA sino a giungere alla pace del venerdì santo per poi saltare alla Brexit. Tutto ciò, a dir il vero, è presentato in maniera un po’ sbrigativa, ma quanto basta per collocare la nostra storia in un preciso orizzonte storico-culturale.
Il peso della situazione socio-politica ha una rilevanza specifica determinante nell’economia narrativa di Wildfire. Scusatemi se salta fuori qualche spoilerino qua e là, ma mi è necessario per continuare il discorso.
Le due ragazze hanno validi motivi per sentirsi ferite dagli scontri che caratterizzano l’Irlanda almeno dagli anni ’70. Inoltre le protagoniste hanno un comportamento decisamente peculiare. Sembra che soffrano di un qualche disturbo mentale, o che comunque la loro psiche non sia esattamente stabile.
Ciò le porterà a costruirsi un mondo all’interno del quale solo loro sono ammesse, escludendo piano piano tutti coloro che stanno attorno. Il cardine su cui si regge questa costruzione è costituito dal negare la maniera effettiva con cui si è verificata la morte della madre.
La strada intrapresa dalle sorelle le porterà ad alienarsi dal mondo circostante, trasformando quest’ultimo in un incubo da cui fuggire e da repellere.
La caratteristica principale su cui si regge Wildfire mi sembra sia la sua forza poetica. Per quanto la sceneggiatura presenti alcuni difetti e sia a tratti un po’ sbrigativa (ad esempio nel mostrare la riconciliazione tra le sorelle), per il resto delinea con grande maestria i rapporti tra i personaggi, che ricevono linfa dalle relazioni che li interconnettono.
In questo senso è molto toccante la figura del marito di una delle due, un uomo buono e disposto a tutto per la felicità della moglie.
Ma ovviamente il nucleo poetico della sceneggiatura è costituito dal rapporto tra le due sorelle. Per quanto a tratti malato e sicuramente controproducente, il loro comportamento e la loro intesa è fonte di grandi emozioni e rivela tutta la forza dell’amore fraterno.
Ma Wildfire è anche un film che parla del diverso e quindi di discriminazione. Le due ragazze si portano appresso una sorta di marchio per il loro passato tormentato e perciò vengono squadrate e giudicate dalle persone che popolano la cittadina in cui si trovano a vivere.
La macchina da presa spesso indugia sugli sguardi, le risatine, i pettegolezzi che tutti, nessuno escluso rivolgono alle ragazze. Culmine in questo senso è la scena in cui una delle due scopre delle colleghe di lavoro ridere di un video di lei pubblicato su facebook, scatenando la sua ira.
Questo meccanismo è atto a denunciare la sua stessa perversità. Le sorelle sono sempre più portate a chiudersi in loro stesse perché all’esterno trovano un microcosmo che non è disposto a offrir loro comprensione, ma che al contrario si preoccupa solo di confinarle in quanto le ritiene un pericolo pubblico.
Wildfire mostra gli esiti derivanti dalla sostituzione dell’empatia con l’odio e il diprezzo.
Alla fine, quasi per miracolo, ci sarà spazio anche per una sorta di redenzione che impedirà la tragedia.
Wildfire è un film che deve molto anche all’interpretazione delle due protagoniste, entrambe molto calate nella parte. Tra l’altro il film è dedicato alla memoria di Nika McGuigan, scomparsa poco dopo la fine delle riprese in seguito ad una lotta contro il cancro.
Non so se Wildfire effettivamente vincerà al Torino Film Festival, ma senza dubbio è, sino ad ora, il film più interessante e toccante presentato.