
You’re Next: l’home invasion che non ti aspetti
Il Death Note di Netflix si è rivelato una cocente delusione, questo è innegabile. L’ondata di malcontento ha investito soprattutto il regista Adam Wingard, che si è beccato maledizioni e improperi da mezzo Internet. Un vero peccato perché, nonostante il passo falso, Wingard è stato autore di film piccoli ma interessanti, come il valido The Guest e, appunto, You’re Next, un’originale rivisitazione del genere home invasion.
Per chi non lo sapesse, con home invasion si intende un filone particolare del cinema d’assedio (generalmente horror e thriller), in cui uno o più protagonisti si trovano a dover affrontare l’irruzione di alcuni individui poco raccomandabili (ladri o assassini) all’interno di un’abitazione. A tale gruppo appartengono pellicole come Funny Games, Knock Knock, Panic Room, The Strangers e La notte del giudizio, anche se la lista è molto più lunga. Nonostante non manchino variazioni sul tema, di solito tali film seguono uno schema comune che prevede: 1) assalto dei criminali; 2) prime vittime; 3) tentativi del (o della) protagonista di sfuggire agli aggressori e rimanere in vita; 4) riscossa finale con eliminazione dei cattivi. Anche You’re Next rimane fedele a questo disegno, tuttavia Wingard e lo sceneggiatore Simon Barrett, fin dalle prime battute, evidenziano l’intenzione di scardinare alcune delle regole del genere. Vediamo come.
I coniugi Davison decidono di festeggiare l’anniversario nella loro lussuosa villa fuori città. Per l’occasione invitano i quattro figli e i/le loro rispettivi/e partner. Tra questi vi è Erin (Sharni Vinson), la fidanzata del maggiore, una ragazza all’apparenza acqua e sapone. Nel bel mezzo della cena però il gruppo viene attaccato da tre assassini, che entrano in casa e iniziano ad massacrare i presenti. Ma non hanno fatto i conti con Erin.
Proprio quest’ultima rappresenta l’elemento principale per cui You’re Next si distingue dalla massa. Il suo ruolo è sostanzialmente quello della final girl, ovvero la ragazza che negli horror riesce a sopravvivere alla mattanza generale, spesso riuscendo anche ad uccidere il mostro (o comunque l’assassino). Ma se di solito questa figura è una persona normalissima che passa metà film a scappare, per poi avere la meglio sul nemico solo verso la fine (a volte per pura fortuna), Erin al contrario si dimostra fin dall’inizio un’assoluta badass. Infatti, mentre tutti gli altri si agitano in preda al panico, la nostra protagonista è l’unica che (non senza una plausibile giustificazione) mantiene il sangue freddo e pianifica strategie vincenti per arginare la minaccia.
A voler guardare il quadro completo, ciò che rende speciale Erin è la sua capacità di compiere tutte le “mosse giuste” per sopravvivere a un film horror, evitando accortamente le idee stupide alla “dividiamoci!” tipiche del genere. Una cosa più unica che rara nel panorama cinematografico odierno. Il risultato è che la donna riesce a tenere testa in maniera impressionante agli avversari, risultando addirittura più spietata degli stessi assassini.
Questi poi costituiscono un altro punto di rottura con la tradizione. Con i volti coperti da maschere di animali (una volpe, una tigre e un agnello) e armati di accette e balestre, i tre killer a prima vista sembrano richiamare la figura del maniaco in costume vista in molti film slasher (come il Michael Myers di Halloween e il Jason Voohrees di Venerdì 13). Ma più si va avanti più si capisce che sono quanto di più distante da tale modello.
La forza di You’re Next sta proprio qui, nel continuo ribaltamento delle aspettative legate al genere, un “gioco” che dona alla pellicola una forte componente metacinematografica (seppur più sottile rispetto a Scream o Quella casa nel bosco). Non che sia l’unico pregio del film. You’re Next è comunque un horror teso e avvincente, un meccanismo ad alta tensione che regala dei riusciti colpi di scena e non disdegna un po’ di sano splatter, uniti a una buona dose di black humor. Se poi ci aggiungiamo uno dei personaggi femminili più riusciti degli ultimi anni, allora il cult è servito!
Pertanto ne consiglio caldamente la visione a tutti gli appassionati degli home invasion e degli slasher anni ’80, così tanto omaggiati e allo stesso tempo messi in discussione. Certo, anche gli spettatori occasionali potrebbero rimanere colpiti da questa piccola perla passata troppo inosservata. La mia speranza è che venga (ri)scoperta ed apprezzata. Forse allora Adam Wingard smetterà di essere ricordato solo come “il regista di Death Note“.