Film

“Ogni formica ha il suo giorno di gloria”: Z la formica

Il 1998 fu l’anno delle formiche al cinema. Francamente non capivo perché, visto che le formiche hanno sempre suscitato in me un misto di schifo e stima (ma quanto sono forti?), ma soprattutto schifo. La DreamWorks decise di far uscire Z la formica (Antz) con sei mesi d’anticipo rispetto al previsto per fare un dispettuccio alla Disney, che già aveva presentato e programmato l’uscita di A Bug’s Life (e indovinate un po’? Non fu un granché).

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Z la formica non fece troppa presa su di me, per motivi abbastanza ragionevoli per una bambina. A parte il soggetto, che come anticipavo mi faceva un po’ schifo e si allontanava parecchio dal modello delle principesse Disney a cui ero abituata, quel nuovo modo di fare animazione non mi entusiasmava. Infatti Z la formica è interamente realizzato utilizzando grafica a tre dimensioni, cosa nuova e insolita nel 1998: senza entrare nel dibattito “Era meglio prima, era meglio il 2D!”, è innegabile che ancora le tecniche grafiche fossero agli inizi e di conseguenza meno sofisticate di oggi. Quei colori tetri, quelle formiche marroni e, diciamolo pure, brutte come i debiti, quei movimenti un po’ robotici, non mi fecero uscire contenta dal cinema. Non avevo del tutto torto: Z la formica è un prodotto poco godibile per un bambino, ma molto apprezzabile da un adulto. Vediamo insieme il perché.

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Z è una formica operaia frustrata e un po’ nevrotica (e chi può doppiarla se non Woody Allen???). La sua vita è tutta incentrata nel costruire il formicaio insieme ad altre formiche, che fanno esattamente la sua stessa vita. Una sera in un bar conosce la principessa Bala (doppiata da Sharon Stone) e per colpire la sua attenzione sostituisce l’amico Weaver (Sylvester Stallone), formica soldato, e partecipa alla parata delle armate del formicaio. Z si ritrova coinvolto in una battaglia contro le termiti in cui rimane l’unico sopravvissuto, dunque al ritorno viene celebrato da eroe. La sostituzione con Weaver viene scoperta, Z viene condannato e per salvarsi rapisce Bala, che intanto si è innamorata di lui. Nel frattempo, Z scopre il diabolico piano del generale Mandibola (Gene Hackman): distruggere l’intero formicaio. Per Z sarà una lotta contro il tempo e contro Mandibola per salvare la situazione e diventare davvero un eroe.

 

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Questo film nasconde una quantità di significati e metafore incredibile. Altro che A Bug’s Life. La critica più palese è quella sociale (e il tema “formica operaia”, come immaginerete, ci va a nozze): le formiche sono tutte uguali e alienate, il formicaio è l’ovvio specchio di una società in cui la soggettività è bandita: la formica non ha una sua individualità, riconosce sé stessa solo in funzione del formicaio e il suo destino viene deciso sin dalla nascita. Non si diventa formica operaia, ci si nasce; l’emancipazione non è, in teoria, una possibilità contemplata. Bella merda.

« Io…io credo che tutto risalga al fatto che ho avuto un’infanzia molto ansiosa… Sa, mia madre non aveva mai tempo per me. Insomma, quando si è il figlio di mezzo in una famiglia di 5 milioni non ricevi nessuna attenzione! Voglio dire, com'è possibile? »
«Io… io credo che tutto risalga al fatto che ho avuto un’infanzia molto ansiosa… Sa, mia madre non aveva mai tempo per me. Insomma, quando si è il figlio di mezzo in una famiglia di 5 milioni non ricevi nessuna attenzione! Voglio dire, com’è possibile?»

Ma Z non ci sta. Balla la Guantanamera alla cazzo di cane, va dallo psichiatra e sogna “Insettopia”, un mondo magico dove ogni formica può vivere la sua indipendenza e può essere sé stessa senza seguire gli ordini. Con tutte le sue nevrosi alleniane, puntuali e comiche come sempre, Z è un ribelle: rivendica la sua libertà e la sua personalità, subendo critiche e derisioni, ma infine è proprio questo che lo rende eroico.

C’è chi in Z la formica ha visto addirittura una critica alla struttura sociale comunista, chi dei richiami al 1984 di Orwell; io credo semplicemente che Z la formica veicoli un messaggio molto moderno e controverso, una riflessione sempre attuale che forse mai si esaurirà: come possono collettivismo ed individualismo incontrarsi nella società, senza far prevalere gli aspetti negativi dell’uno e dell’altro? Sarebbe bello rendere il nostro formicaio una nuova Insettopia.

...che, ironia delle ironie, è questo mucchio di spazzatura.
…che, ironia delle ironie, è questo mucchio di spazzatura.

Lucia Tiberini

Classe 1992. Dopo un'infanzia nella provincia di Perugia, dove trovo notti stellate e sagre del cinghiale, mi trasferisco a Bologna, dove trovo esami, vino e bonghi. Amo il mio ukulele (ma solo esteticamente: non so suonarlo), Dylan dog, gli arrosticini e non disdegno il cinema.
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